Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

C’è qualcosa di indigesto sullo stomaco…

Inserito il 11 Settembre 2016 alle ore 12:07 da Plinio Borghi

C’è qualcosa di indigesto sullo stomaco e non va né su né giù, quando riscontri che nella vita l’attenzione, che presumi ti sia dovuta, va invece a favore di chi, non la merita. Si ha un bel dire che ci si comporta bene a prescindere, che non si deve giudicare, che non lo si fa per ottenere un riconoscimento o la riconoscenza, ecc. ecc.; ma quando vedi che i figli degeneri godono di attenzioni maggiori, che i genitori inetti, alla prima cosa buona che fanno, vengono portati dai figli in palmo di mano, che nelle compagini associative, civili e religiose i “fedeli” sono dati per scontati, mentre ai “lontani” si fa una corte assidua per avvicinarli, allora ti viene istintivo sbottare. Non parliamo poi di tutte le agevolazioni che vengono messe in atto per gli ex qualcosa (carcerati, tossicodipendenti, perseguitati e così via): da rimpiangere tutto lo sforzo e la buona volontà che tu, “normale”, hai dovuto spendere per conquistarti un minimo di posizione. Se poi aggiungiamo che a più di qualcuno, lungi dal sentirsi un gratificato, avanza anche di prenderti in giro se non ce l’hai fatta c’è da schiattare. Oggi c’è in gioco il tipo di accoglienza da una parte (alloggio e supporti profumatamente pagati in alberghi o comunque in strutture coperte e con servizi) e la carente risposta sociale riservata ai cittadini residenti dall’altra (gente sfrattata che dorme in macchina, famiglie smembrate, disoccupazione), con i conseguenti battibecchi e rivendicazioni che esplodono da tutti i dibattiti televisivi. E poi ti capita fra le mani la liturgia di oggi che è in sintesi la saga degli ex, dal fedifrago popolo eletto al convertito San Paolo e fino al figliol prodigo del vangelo: un’esplosione di Misericordia divina da lasciare esterrefatti!  A rincarare la dose Gesù rigira il dito sulla piaga: “Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”. È qui che ti prende la depressione, perché ti accorgi di non aver capito niente, di aver letto, da cristiano, i fatti con un’ottica sbagliata. Tu fai parte di quelli che gioiscono, di quelli che hanno sempre goduto dell’eredità, perché sei in simbiosi col Padre. Tu sei lo strumento del quale il Padre si serve per la conversione, sei il pastore che recupera la pecorella smarrita e impara ad essere il tramite per elargire la Misericordia divina. Piuttosto che cadere in pensieri negativi, viviamola bene e preghiamo con le parole del salmo responsoriale: “Donaci, Padre, la gioia del perdono”.

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