Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

“Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo!”

Inserito il 15 Gennaio 2017 alle ore 10:31 da Plinio Borghi

Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo!”. Quante volte sentiamo questa frase! Come minimo quattro per ogni Messa cui partecipiamo, senza contare le citazioni nelle sacre letture, com’è nel vangelo di oggi, proferita da Giovanni il Battista. E i sacerdoti, novelli Giovanni Battista, continuano da millenni a ripeterla. Con quale efficacia? E con quale convinzione noi di seguito continuiamo a recitare, parafrasando la risposta pronunciata dal centurione che chiedeva al Maestro di guarirgli la figlia: “Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato?”. Ogni tanto, quando mi soffermo a considerare queste cose mi rimbalza alla mente la scena di Abramo, sollecitato dal ricco epulone, condannato al fuoco eterno, a mandare Lazzaro almeno ad avvertire i suoi fratelli affinché si ravvedessero per non fare la sua stessa fine. Al quale Abramo risponde: “Se non hanno creduto a Mosè e ai profeti, che hanno con loro, men che meno crederanno ad un morto che risuscita!”. In effetti è quello che successe anche a Gesù, malgrado i miracoli, le guarigioni e i morti risuscitati. È quello che sta succedendo ancora oggi, nonostante noi siamo stati battezzati col fuoco dello Spirito. E non basta. Nella migliore delle ipotesi stiamo riducendo la nostra pratica di fede ad una sorta di assicurazione previdenziale: non si sa mai che non se ne abbia bisogno e che tutto quello in cui ci dicono di credere non sia poi vero. Trascuriamo, in tal guisa, proprio il compito principale, che non è quello di “servire” il Signore, bensì di andarlo a raccontare e di portare la sua “salvezza fino all’estremità della terra”, come dice la prima lettura, dal libro di Isaia. Non solo, ma disattendiamo così anche il compito profetico della Chiesa, compito che non appartiene solo al clero (quante volte ce lo sentiamo ripetere!). Siamo tutti come san Paolo: chiamati ad essere apostoli di Gesù. E ciò senza partire lancia in resta per chissà dove, ma testimoniando qui, nei nostri luoghi, nelle azioni quotidiane e nel nostro tempo, come fecero i Magi, quello che abbiamo conosciuto (se il Natale ha contato ancora qualcosa) e in cui crediamo: che quel pane che il celebrante solleva è veramente il Salvatore incarnato, l’agnello di Dio, colui che toglie i peccati del mondo, e non un mero gesto rituale.

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