Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

“Una caro”, un’unica carne

Inserito il 18 Giugno 2017 alle ore 09:44 da Plinio Borghi

“Una caro”, un’unica carne. Quante volte, dalla Genesi in poi, ne abbiamo sentito parlare con riferimento al rapporto di coppia! Ed è l’unica condizione, peraltro, per generare e salvaguardare la specie: andate e moltiplicatevi è l’ordine stesso del Creatore. Tuttavia, ci sono altri momenti in cui siamo un’unica carne, ad esempio nel ventre della mamma in attesa di venire al mondo; e anche dopo, saremo sempre per i genitori carne della loro carne e così continuerà ad essere in seguito, quando anche noi saremo chiamati a nostra volta a dare la vita. Ancora: il cibo che assumiamo per crescere è destinato a diventare nostra carne. In questo contesto si è inserito il processo di redenzione dell’altra parte di noi: lo spirito, l’anima, quella parte che la nostra intelligenza e la libertà di discernimento hanno rovinato tradendo la fiducia di Dio. Ebbene, Gesù non solo si è fatto “carne” come noi, ma ha anche voluto che la sua carne e il suo sangue diventassero cibo e bevanda che non periscono, affinché anche noi, assumendone, acquistassimo già oggi una vita destinata a non finire. Ha dovuto “sancire” tutto ciò attraverso l’estremo sacrificio e la successiva resurrezione, cosicché non avessimo alcun dubbio sulla veridicità del “prodotto”. Non era e non sarà la prima volta che il Padre soccorre il suo popolo per garantirne la sopravvivenza. La prima lettura di oggi, dal libro del Deuteronomio, ce ne ricorda alcune, tutte cose però destinate a risolvere problemi contingenti, nulla a che vedere con la vita eterna. Figurarsi quindi se l’Eucaristia non è stato il dono più bello che il nostro Messia ci possa aver lasciato, assieme alla lieta novella che ci ha rivelato, tutte cose delle quali non manchiamo di far memoria ogni qual volta celebriamo la Santa Messa! Ben venga pertanto una festa come quella odierna, nella quale le nostre orecchie sono allietate dal brano del Vangelo con le parole più belle, più sublimi e più dense di speranza che possano mai udire. Merita che sia una delle poche feste che ancora godono della Sequenza prima dell’Alleluia (Ecce panis), canto che vale la pena di recitare di quando in quando. Un ultimo richiamo va alle parole di Paolo, seconda lettura, che trasmette il valore della Comunione: “Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane”. Penso sia una sensazione di solidarietà unica, anche perché coinvolge vivi e morti.

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