Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

SIAMO STATI CHIAMATI A LIBERTà

Inserito il 27 Giugno 2010 alle ore 08:00 da Don Danilo Barlese

“Siamo stati chiamati a Libertà”. La vita cristiana è vocazione alla libertà. La nostra libertà è per Dio la meta della sua azione per noi. Per noi è il principio di ogni nostro agire, fondamento nuovo dell’etica, in sostituzione alla legge. Ma di che libertà si tratta? Libertà da che cosa? Libertà per che cosa?
Per gli antichi, e non solo per loro, libero è colui che sa, vuole e può. È l’uomo ideale, ideale di ogni uomo, che ha a sua disposizione un effettivo sapere e potere. Secondo le propensioni di ciascuno, la libertà in concreto può consistere nelle cose più opposte: nel “fare ciò che piace” oppure nel “fare ciò che si deve” o nella mistura più o meno saggia di ambedue, in un arbitrio a discrezione personale.
Per il cristiano la libertà è liberazione dal peccato e dall’egoismo per poter amare l’altro. Non viene da un mutamento esterno o interno, strutturale o personale, per cui uno dispone di più capacità.
Viene dalla contemplazione del Crocifisso, dove conosco la verità che mi fa libero (Gv 8, 32). In lui vedo la mia verità di uomo, il mio male e il bene che Dio mi vuole, e insieme contemplo la verità di Dio, amore senza condizioni per me, suo figlio. Dalla croce so chi sono io e chi è lui per me, e finalmente sono libero dalla menzogna antica che mi tiene schiavo della paura e dell’egoismo. Se non arrivo a sperimentare questo amore incondizionato, sono schiavo del bisogno insoddisfatto di esso. Dopo sono libero di accettarmi e amarmi, accettando e amando come e perché sono accettato e amato. La libertà ci rende simili a Dio, suoi figli. La verità di Dio, rivelata in Cristo, è l’amore che si fa servo. Per questo la nostra libertà è quella di amare e servire, instaurando “relazioni” liberanti.
Al centro della libertà cristiana non c’è una riflessione teorica, ma una persona concreta: “Gesù il Signore” che si è fatto servo (Fil 2, 5-11). Piena espressione della sua coscienza divina è lavare i piedi (Gv 13, 1-17). La definizione che dà di sé è: «colui che serve» (Lc 22, 27; Mc 10, 45).
Per noi la libertà non è quella del prepotente che domina l’altro, né quella del moralista che domina se stesso, ambedue centrati sul proprio io inteso come piacere o come dovere. È invece la libertà di chi serve l’altro fino al dono di sé, libertà dal “farsi servire” per servire, libertà dall’io per l’altro, libertà dall’egoismo per amare.
Questa e non un’altra diventa legge suprema. Ma non è esterna ed oppressiva, incapace di dare la vita, come la legge. È una spinta interiore di amore, che produce spontaneamente un nuovo modo di vivere.
La chiamata alla libertà va vissuta quindi non come pretesto all’egoismo, ma come amore nel servizio reciproco. Questa è tutta la volontà di Dio su di noi (v. 14). Attenti quindi a non cadere nel cattivo uso della libertà.

Don Danilo

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