Inserito il 29 Aprile 2021 alle ore 17:34 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 2/5/2021. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.
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Inserito il 29 Aprile 2021 alle ore 17:28 da Don Gianni Antoniazzi
Il primo maggio mette al centro il tema del lavoro. Noi cristiani guardiamo con passione a tale necessità. Ne va del futuro anche di Mestre. Il Vangelo ci chiede di aver cura di tutta la persona.
Mestre sta attraversando un momento quantomeno delicato. C’è anzitutto da guardare all’estate. Non è detto che il turismo possa riprendersi già nei prossimi mesi. La presenza della variante indiana ci obbligherà alla massima prudenza. Potrebbero passare anni prima di rivedere in questa zona i turisti da ogni parte del mondo.
Il problema però è più vasto. Non possiamo immaginare che la città si regga semplicemente sul turismo. A livello lavorativo i nostri giovani hanno bisogno di consistenti diversificazioni.
Nell’incontro organizzato da “Dialoghi per la città” lunedì 26 aprile si è ribadito con forza quando sia importante per un ambiente biologico la multiforme diversità delle specie. La natura supera meglio i problemi, vince le difficoltà, si rigenera man mano che cresce la bio-diversità. La stessa cosa va detta per la nostra economia e per il lavoro dei nostri giovani. È decisivo riuscire a diversificare. Il turismo da solo non basta. Occorre anche l’industria, il commercio, l’agricoltura, il terziario…
Il cambiamento necessario non verrà da una progettazione statale, regionale o locale. Anzi, di solito esso nasce quando crollano le realtà più ampie e si muove l’iniziativa popolare. Talvolta le migliori opportunità lavorative sono nate in tempo di crisi sulla spinta quasi improvvisata di alcune figure geniali. Il Signore ci doni giovani di questo tipo.
don Gianni
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Inserito il 25 Aprile 2021 alle ore 10:01 da Plinio Borghi
Conoscere e sentirsi conosciuto è una sensazione di reciprocità così particolare e preziosa che non credo trovi facilmente una completa applicazione nei nostri rapporti umani, anzi. Proviamo un po’ a riflettere su tutti gli affetti, le amicizie, le conoscenze che ci appartengono. Tralasciando pure i luoghi comuni: che non riusciremo mai a capire fino in fondo quelli dell’altro sesso, che ognuno mostra sempre la faccia che gli fa più comodo, che siamo adusi all’uso di maschere diverse per ogni situazione, ecc. e senza contare il senso di fastidio che a volte ci dà l’essere troppo leggibili, rimane pur sempre un’impresa saper costruire un’intesa profonda e appagante. Quella tra due innamorati potrebbe sembrare la condizione ideale, ma quante attenzioni richiede il saper conservare l’equilibrio necessario affinché ognuno si possa sentire “completo” nel rapportarsi all’altro e sappiamo quanto sia arduo. Quella tra genitori e figli regge finché i pargoli dipendono in toto dai primi, in sostanza nei primi tre-quattro anni di vita: a mano a mano che si sviluppa il senso critico autonomo sono cavoli amari e subentrerà un senso di disagio l’esser troppo sgamati dai propri intimi. D’accordo, nel momento in cui si sarà lavorato bene, rimarrà sempre l’amore reciproco e sviscerato, ma non l’abbandono totale. Eppure, di fatto, ne avremmo veramente bisogno, saremmo anche disposti, potendoci fidare al cento per cento, di essere gregge, di essere la pecora che conosce bene il proprio pastore ed è a sua volta veramente conosciuta, chiamata per nome e amata da lui. Subentrerebbe quella tranquillità che ti consente di lasciarti andare perché sai che non sarai mai fregato e anzi cercato se ti perdi, persino se tradisci. E invece siamo tanto diffidenti perché circondati da troppi mercenari, pronti a lasciarti in balìa del primo lupo. Il quadro idilliaco che ci presenta oggi il vangelo è una realtà diversa, ti concretizza una figura di Buon Pastore reale, affidabile, che ti conosce in tutti i sensi come nessun altro, che ti chiama per nome, col quale puoi instaurare un rapporto individuale ed esclusivo, in cui lasciarti andare ad occhi chiusi, perché di un amore inesauribile. Il suo. E il tuo? Siamo alle solite, si tratta di fede e di sentimento corrisposto. Teniamo conto che, se vissuto bene e fino in fondo, questo diventa anche un valido supporto per vivere al meglio ogni tipo di amore umano, semplicemente seguendo le direttive che ci ha impartito in merito e riassunte nel Vangelo.
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Inserito il 22 Aprile 2021 alle ore 15:09 da Redazione Carpinetum
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Inserito il 22 Aprile 2021 alle ore 14:56 da Don Gianni Antoniazzi
Molti sognano di conoscere il futuro. Al momento sarebbe importante sapere cosa accadrà nei prossimi mesi. Stiamo gradatamente uscendo dall’incubo Covid o avremo come lo scorso anno una parentesi fino a ottobre?
Non è facile interpretare il momento presente. Ci sono aperture graduali; secondo alcuni stiamo uscendo dalla pandemia e, gradatamente, stiamo imboccando la strada della normalità, altri la pensano al contrario.
La comunità cristiana di Carpenedo avrebbe molteplici appuntamenti. Non è facile scegliere. Servirebbe un oracolo con la sfera di cristallo. Di solito, a maggio, c’è la preghiera del Fioretto: sarà proposta, pur con le attenzioni di sempre. Aumenta invece di molto il numero di ragazzi e giovani che giocano in patronato. Su questo useremo austerità anche se non mancheranno le reazioni. Se volessimo fare la sagra di giugno dovremmo partire adesso, ma tutti ritengono saggio soprassedere per non dare cattivo esempio e correre il rischio di assembramenti. Vorremmo invece mantenere ferma la proposta del Grest, alle condizioni del passato, visto l’esito dell’anno scorso.
È definitiva la proposta dei campi a Gosaldo con tamponi rapidi alla partenza e restano fermi anche i soggiorni ad Asolo per adulti e anziani: la villa è grande, studiata con regole Covid e potrebbe fare il pienone.
Conserviamo la speranza di celebrare bene la Pentecoste (23 maggio) con la sua veglia solenne (22 maggio); manteniamo anche le cresime del 2 giugno pur con almeno due turni visto che parliamo di 72 ragazzi.
Queste e altre decisioni dovranno tuttavia fare i conti col “fenomeno Sardegna”: siamo infatti appena al 20 aprile. Quell’isola è passata da bianca a rossa in 3 settimane. A giugno, in Veneto, saremo liberi o arriverà la “doppia variante” indiana che pare molto più dura del Covid stesso? Navighiamo a vista come si è sempre fatto. Ci prepariamo al meglio e prenderemo quel che viene.
don Gianni
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Inserito il 18 Aprile 2021 alle ore 10:00 da Plinio Borghi
L’altra faccia della medaglia della Resurrezione è la testimonianza. Domenica scorsa, complice San Tommaso, era all’ordine del giorno la credibilità e abbiamo considerato quanto arduo ne sia il percorso, sebbene lo Spirito Santo abbia fatto la sua parte. Tutte le medaglie, comunque, si possono definire tali se hanno due facce, a prescindere da quale sia il fronte e quale il retro. Nel nostro caso la cosa è del tutto indifferente: non può sussistere l’uno senza l’altro. In buona sostanza, quand’anche raggiungessimo una piena e consapevole credibilità e non la testimoniassimo, ogni risultato si limiterebbe a una questione personale e sarebbe inutile, peggio, Gesù sarebbe morto invano: Egli ci ha investito con la lieta novella perché la diffondessimo e il suo progetto di salvezza si compirà quando tutti i popoli saranno condotti a Lui. Infatti, si è congedato proprio con quest’ordine perentorio: andate e diffondete il Vangelo in tutto il mondo. Gli Atti degli Apostoli che in questo periodo stiamo leggendo riportano proprio le prime mosse di questa Chiesa missionaria. E Pietro oggi, nel rinfacciare ai conterranei il mancato riconoscimento della figura di Gesù e la sua morte, non se la sente poi di rimproverarli più di tanto, perché così facendo anch’essi, nella loro ignoranza, hanno involontariamente contribuito al raggiungimento dell’obiettivo, coronato dalla Resurrezione: “Noi ne siamo testimoni”, afferma e apre anche per loro una porta, quella della conversione, epilogo concreto e riscontro del livello di efficacia dei due percorsi di cui stiamo parlando. A tal proposito un mio vecchio insegnante, Mons. Vecchi, soleva ripeterci che sarebbe stato soddisfatto di tutta la sua vita da prete se fosse stato sicuro di aver provocato anche una sola conversione, tanto la riteneva obiettivo della sua fede e della sua missione. Per riuscirci, anche noi dovremmo essere in grado di far ardere il cuore dei nostri interlocutori quando professiamo le sacre scritture, come fu per Gesù con i discepoli di Emmaus. Sarebbe il segno di un’espressione di forte credibilità e di una stimolante capacità di testimonianza, che il più delle volte non ha tanto bisogno di parole quanto di un bell’esempio coerente e trainante. Chi ci vede dovrebbe sempre esclamare: “Da come si amano e vivono la pace, si vede che sono cristiani!”. Preghiamo allora con la colletta alternativa di oggi: “Fa’ di noi i testimoni dell’umanità nuova, pacificata nel tuo amore”.
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Inserito il 14 Aprile 2021 alle ore 23:30 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 18/4/2021. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 14 Aprile 2021 alle ore 18:02 da Don Gianni Antoniazzi
Un detto cinese sostiene che “essere fraintesi è un attimo; essere capiti… non basta una vita”. Vale anche per la fede e soprattutto per la Chiesa che in questo periodo è più fraintesa. Basterebbe la buona volontà per spiegarsi.
Domenica un gruppo di giovani era giunto in patronato quando i campi erano già occupati. Si erano sistemati in disparte a passare del tempo. Avevano messo un po’ di musica col cellulare e se ne stavano vicini alle biciclette, non si capiva bene se per restare o andarsene altrove. Passati pochi minuti hanno preso la strada per l’uscita.
Prima di allontanarsi del tutto hanno fatto qualche commento a voce alta. Dicevano che in patronato tutto era nuovo, che si vedeva che la parrocchia era ricca, che i sacerdoti stanno bene. E commentavano anche la durezza con cui noi preti trattiamo i laici volontari e dipendenti. Brontolavano che non era permesso che una persona dovesse raccogliere la spazzatura da terra la domenica pomeriggio. In effetti c’era uno che, in tuta da lavoro, guanti e mascherina sistemava alcune cose vicino alla pompeiana.
Scrivo adesso per risolvere l’equivoco. Quel tale ero io. Chiedo scusa se davo il cattivo esempio e non rispettavo il riposo domenicale; se ero vestito da lavoro invece che da prete come al solito. Solo che la parrocchia non è propriamente “ricca”. Certo: tanta, tantissima gente è generosa e aiuta, anche oltre il dovuto. Tuttavia, le necessità sono sempre così urgenti e numerose che non si riesce a far fronte a tutto. In questo periodo, poi, stiamo vivendo con un bilancio ridotto, ma non ci lamentiamo perché molti si trovano anche in situazioni peggiori. Cerchiamo di aver cura del patronato proprio perché chi non sa dove altro trovare accoglienza possa avere qui uno spazio adeguato.
Andreotti diceva che a pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si indovina. In questo periodo però c’è già molta tensione ed è meglio se ci abituiamo a pensare con benevolenza: già questo sarebbe un buon passo. È vero poi quel che dice il Vangelo: qualcuno non cambia idea neppure se un morto risorge.
don Gianni
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Inserito il 11 Aprile 2021 alle ore 10:00 da Plinio Borghi
È una questione di credibilità: aver fede non vuol dire prender le cose a scatola chiusa, senza un minimo di analisi e un graduale processo di introiezione. Non a caso tutti siamo passati per una fase d’iniziazione, durante la quale, a seconda dell’età e del livello di comprensione, i concetti vengono elaborati e trasmessi. Altrimenti, si rischia di non avere poi né la capacità né le risorse per alimentare la pur debole fiammella. Per adire tale percorso occorre che tutto ciò che via via si acquisisce, per quanto apparentemente iperbolico o astratto, sia credibile, risponda cioè a criteri di logica consequenzialità. Il criterio è analogo a quello che si applica quando ti raccontano un fatto o una notizia ovvero ti indicano un procedimento: per corrispondervi deve quanto meno avere un fondamento di veridicità, altrimenti tendi a rifiutarlo in partenza. Sulla base di tale impostazione è stato superato l’illuminismo ottocentesco e i filosofi moderni si confrontano con la Chiesa sulle verità di fede. Tuttavia, affrontare il tema della Resurrezione rimane cosa impervia. Lo fu allora per gli apostoli, increduli anche di fronte all’evidenza dei fatti, lo è stato sempre nel corso dei secoli e lo è tuttora anche per i credenti stessi, figurarsi per i detrattori. Ne aveva ben donde, quindi, il povero Tommaso, risoluto a non credere nemmeno ai suoi amici: per quanto Gesù lo avesse anticipato, non era esistito che qualcuno fosse risorto dai morti (nemmeno la vicenda di Lazzaro aveva contorni molto chiari) e comunque non v’erano motivi di veridicità. Poi ha dovuto ricredersi e s’è beccato anche i rimbrotti del Maestro: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”. Per tutti, però, noi compresi, il passaggio è avvenuto e avviene mediante l’illuminazione dello Spirito Santo: senza è impossibile. Agli stessi protagonisti di allora, infatti, non è bastato assistere agli eventi. Eppure oggi siamo in grado di esserne pienamente convinti e di riuscire a convincere, perché vi sono tutti gli elementi per trasmettere la credibilità necessaria, a cominciare da quello più lapalissiano: solo in un modo Dio poteva porre il sigillo di garanzia al suo progetto di salvezza e cioè con la vittoria sulla morte, cosa di sua esclusiva pertinenza. Ne consegue, come si è sempre detto anche da parte di chi non crede, che senza la Resurrezione nulla del cristianesimo starebbe in piedi. Allora fare i San Tommaso oggi sarebbe solo pretestuoso.
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Inserito il 7 Aprile 2021 alle ore 20:59 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta dell’11/4/2021. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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