Inserito il 30 Giugno 2016 alle ore 09:15 da Redazione Carpinetum
Da questa domenica, 3 luglio, le S.Messe saranno celebrate con l’orario estivo e cioè: al sabato sera prefestiva alle ore 18.30; domenica 8.30; 10.00; 11.30; 18.30. In monastero e in cimitero alle ore 10.00
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Inserito il 30 Giugno 2016 alle ore 09:07 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 3/7/2016. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 30 Giugno 2016 alle ore 08:16 da Don Gianni Antoniazzi
Il Regno “poco” Unito si isola dalla vita, dalla mentalità e dai problemi dell’Europa. Sono logiche che appartengono anche alla nostra tradizione veneziana?
Lo sappiamo tutti: il Regno Unito ora fa per conto suo. Sulla strada della politica guiderà in modo diverso dall’Europa. Dovrà fare i conti con le divisioni interne di chi vuole ulteriori indipendenze. Dovrà tenere uniti i giovani aperti al pianeta e i pensionati, che, per paura, chiuderanno il cancello del giardino.
Chi ha vissuto per tanti anni in isola, riconosce che questi pensieri sono classici per la gente circondata dall’acqua: gli altri diventano incivili, campagnoli e arretrati, un problema, una minaccia.
Ogni comunità forte, anche cristiana, rischia la stessa chiusura. I gruppi, però, vivono finché nel loro DNA resta uno sguardo aperto a tutti. Quando i gruppi cristiani, i movimenti e le associazioni non accettano lo Spirito di unità, quando rinunciano alla Parola e all’Eucaristia, legame con Dio e coi fratelli, allora diventano tralci secchi, separati dalla vite, smettono di far frutto.
Tutto il mondo capisce l’importanza di camminare insieme. Un proverbio del Kenya recita: “i bastoni in un fascio sono infrangibili”; nel Burkina Faso invece si dice: “se le formiche si mettono d’accordo, possono spostare un elefante”. Un fiocco di neve è fragile, ma che cosa fanno i fiocchi quando si attaccano insieme? (anonimo). L’isolamento è sempre fonte di grande povertà.
don Gianni
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Inserito il 26 Giugno 2016 alle ore 11:55 da Plinio Borghi
Una contraddizione bella e buona sembra trasparire da Gesù quando redarguisce l’uomo che, invitato alla sua sequela, gli chiede tempo per seppellire il padre. “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti – gli dice il Maestro – tu va’ ad annunciare il regno di Dio”. Ma se proprio una delle sette opere di misericordia corporale che ci hanno sempre insegnato, per esattezza proprio la settima, dice di “seppellire i morti”! Qui il Messia si rivela più intransigente di Elia (I lettura), che concede ad Eliseo, suo predestinato successore, di andare a baciare il padre e la madre. Perché? Le motivazioni sono di fatto due: la prima che l’annuncio del regno ha la priorità assoluta su tutto, anche sulla morte; la seconda è, come dice lo stesso Gesù, che “nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio”. Quest’ultimo aspetto accomuna un po’ tutti i percorsi: chi si volta a considerare il cammino fatto o il lavoro svolto s’interrompe; se poi si compiace di ciò che ha compiuto, rischia di sedersi e di non andare più avanti, mancando in tal modo l’obiettivo. Quelli che praticano la montagna ne sanno qualcosa. Mi vengono in mente, a proposito di questo spaccato, alcuni colleghi che dicevano di voler andare in pensione, ma non prima di aver aggiunto allo stipendio un determinato beneficio, ormai imminente. Dopo anni, erano ancora in servizio che aspettavano sempre l’ennesimo beneficio che stava per arrivare e andava a finire che venivano estromessi d’imperio, per raggiunti limiti d’età, tardi per puntare a tutto ciò che dicevano di aver in mente di fare a suo tempo. Tornando alla prima delle motivazioni citate, va rilevato come essa si ricolleghi all’apertura del brano del vangelo in lettura oggi, che descrive Gesù avviato verso Gerusalemme mentre incarica i discepoli a predisporgli le soste e questi, ricevuto un rifiuto d’ospitalità presso uno dei villaggi, invita il Maestro ad incenerire quegli ingrati. Il vangelo si limita a riferire che li rimproverò, ma non rivela il perché. È una chiara affermazione che egli non è venuto per dare la morte, e la recente guarigione del figlio della vedova di Nain lo stava a dimostrare, semmai per vincerla e lo farà proprio sacrificando sé stesso e risorgendo. Ecco perché non c’è contraddizione nel dare a questo annuncio di vita priorità sulla morte. Coloro che non sono aperti a ciò sono già morti e quindi… provvedano loro a seppellire i loro morti!
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Inserito il 22 Giugno 2016 alle ore 18:15 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 26/6/2016. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 22 Giugno 2016 alle ore 18:00 da Don Gianni Antoniazzi
Sabato scorso, in Basilica a San Marco, c’è stata l’ordinazione sacerdotale di don Davide Rioda che per molto tempo, gratuitamente e con passione, ha prestato servizio in questa comunità
Sabato scorso, alle ore 10.00 in San Marco, Davide Rioda è diventato prete insieme ad altri 3 compagni di classe. Per molti mesi, con passione, ha prestato servizio in questa parrocchia mentre adesso, da un anno circa e per tutta l’estate ancora, offrirà il suo servizio a Santo Stefano di Caorle. La liturgia di ordinazione è stata solenne… e alquanto lunga. Lo ammetto. Tuttavia chi ha conosciuto don Davide avrà compreso l’importanza di quel momento nel quale egli ha consacrato l’esistenza a Dio.
Da tempo su “lettera aperta” avevamo annunciato questo appuntamento prezioso. E tuttavia, devo essere sincero, i posti a sedere in Basilica erano tutti occupati, ma ho visto poca gente di Carpenedo. Così pure alla prima Messa che don Davide ha celebrato in via Rielta, dove non c’era il pienone dei nostri. La gente è pronta a chiedere, ma dimentica rapidamente quel che ha ricevuto. La gratitudine, per un credente, è nel cuore stesso della fede: un cristiano che non sa ringraziare è uno che ha dimenticato la lingua di Dio (papa Francesco).
don Gianni
ATTENZIONE – Domenica 11 settembre, alle ore 12.00, don Davide Rioda verrà a celebrare la sua prima S. Messa in questa parrocchia, qui a Carpenedo. Chiedo a tutti di tenersi liberi e di partecipare.
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Inserito il 19 Giugno 2016 alle ore 11:53 da Plinio Borghi
Fermarsi ogni tanto per far mente locale e coordinare un po’ le idee non è affatto una perdita di tempo. Lo si fa abitualmente nella gestione delle aziende, per fare il punto sull’andamento e correggere impostazioni e obiettivi al fine di migliorare, laddove è possibile, l’efficienza e la produttività, nell’interesse di tutti. È una cosa necessaria, altrimenti si rischia di perpetuare situazioni anomale se non addirittura di andare alla deriva. Perché non farlo, a maggior ragione e per gli stessi motivi, anche con noi stessi? Molti lo praticano nel campo della salute, attraverso i check up; la stessa procedura deve valere per la mente e lo spirito, per le idee e gli obiettivi di vita, per i comportamenti e i valori, per gli affetti e i rapporti con gli altri in genere, per i principi e la fede stessa. Qualcuno trova utile affidarsi agli esercizi spirituali, altri ad un cadenzato ricorso alla Confessione: i sistemi sono tanti, quel che conta è che siano condotti con serietà e sincerità. Anche Gesù ci viene presentato oggi in uno di questi momenti di “verifica”, mentre era appartato con i suoi discepoli a pregare (anche la preghiera richiede sempre un attimo di meditazione e di riflessione). Era già trascorso un buon periodo della sua predicazione e si apprestava a vivere il momento della trasfigurazione sul Tabor, prima di avviare la fase più cruciale con il suo ingresso in Gerusalemme. Miracoli e discorsi impegnativi s’erano abbondantemente accavallati, per cui, quasi con nonchalance, chiede agli astanti: “Chi sono io secondo la gente?”. Normale, com’è normale che gli estranei possano averlo valutato in vari modi. Erode stesso, poco prima, si rodeva all’idea di chi fosse; temeva un Giovanni redivivo. Sennonché qui parte la botta giusta: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Ecco la provocazione, l’invito a fermarsi, perché ancora oggi questo quesito ci interpella di brutto. Pietro, come al solito, risponde di getto e il Maestro, con pazienza, gli preannuncia allora tutto quello che “il Cristo di Dio”, come l’apostolo l’ha definito, dovrà subire, proprio perché tale. In sostanza, però, fa capire che è una prospettiva anche per chi lo sta seguendo e sarà questo che riscatterà la loro vita effettiva. La conclusione vale anche per noi: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà”. Ce n’è da riflettere, per dare la giusta graduatoria alle nostre priorità.
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Inserito il 15 Giugno 2016 alle ore 20:15 da webmaster
Da giovedì 16 a lunedì 20 giugno 2016 la parrocchia è in festa e tutti sono invitati, ogni sera, a partecipare alla sagra.
Si inizia il 16 alle 18 con il brindisi inaugurale della XXIV edizione della
Sagra di Carpenedo, alla presenza del parroco assieme ai volontari e agli ospiti presenti.
Un caro ringraziamento a chi ha organizzato questo evento, a chi ne porta il peso e a chi lo anima con la sua partecipazione.
Per le informazioni sul programma, gli eventi, i regolamenti dei vari momenti, ecc, rimandiamo al libretto in distribuzione in canonica e nei negozi della zona.
Quest’anno per problemi organizzativi non è stato possibile dare copertura dell’evento sul sito web della parrocchia. La redazione se ne scusa.
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Inserito il 15 Giugno 2016 alle ore 20:10 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 19/6/2016. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 15 Giugno 2016 alle ore 20:06 da Don Gianni Antoniazzi
Il Centro Don Vecchi 6 è stato pensato per rispondere alle nuove fragilità sociali. Edificato accanto al 5, in zona degli Arzeroni, sarà inaugurato nel pomeriggio di sabato prossimo, 18 giugno, alle ore 16.30
Non è ancora inaugurato ed è quasi tutto pieno il Centro Don Vecchi 6, alla fine degli Arzeroni.
È stato pensato per genitori separati, che magari intendono porre segni di pace e ricostruire una vita dignitosa dopo le tensioni di una divisione. Vi trovano posto anche persone con lievi disabilità, quelle che lo Stato non certifica e non sostiene, ma la famiglia non può mantenere e senza i genitori sarebbero abbandonati. C’è lo spazio per i precari che vengono a lavorare in questa zona, perché non abbiano a disperdere tutto il loro stipendio in alloggi troppo costosi. E c’è lo spazio anche per i famigliari che giungono da lontano per assistere i loro parenti all’ospedale dell’Angelo durante gli interventi, le cure o le degenze più delicate. C’è qualche appartamento per chi nella società non ha trovato altro alloggio che questo e c’è spazio ancora per giovani famiglie in difficoltà.
Quelli che hanno fatto richiesta hanno sostenuto un colloquio e sono stati accolti. Tutti. Sono mancate le famiglie in difficoltà con bambini piccoli. Una soltanto ha fatto domanda, nessun’altra. Colpa della crisi o della poca voglia di far famiglia?
Dei 60 alloggi disponibili ne sono stati volutamente tenuti liberi alcuni per i casi che dovessero presentarsi nei prossimi mesi.
In questo Centro la permanenza non è per sempre: va da pochi mesi a tre anni. A seconda dei casi, poi, l’alloggio è dato più a lungo se chi lo occupa mostra di sapersi sollevare. Questo criterio fa parte del nostro modo di intendere la carità: non un aiuto dato perché la gente vi si sieda sopra passivamente, ma uno strumento offerto a chi sa anche rialzarsi.
don Gianni
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