Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Lettera aperta della domenica di Pasqua 2021

Inserito il 31 Marzo 2021 alle ore 21:22 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 4/4/2021. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

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Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.

Buona Pasqua

Inserito il 31 Marzo 2021 alle ore 21:09 da Don Gianni Antoniazzi

In questi mesi di fatica la Pasqua brilla come un faro nella notte, luce di speranza per tutti. Si tratta di volgere lo sguardo alla novità di Dio, verso oriente, senza continuare a contemplare con nostalgia i tramonti del passato

Al momento della risurrezione gli evangelisti parlano anche di un terremoto. In effetti quel fatto ha sconvolto i riferimenti della storia: la vita sembrava un cammino verso il nulla; la risurrezione ha stabilito che la morte è vinta. Si cercava la memoria del defunto in cimitero. Ora il Cristo è fra i viventi. Israele aveva un monoteismo assoluto. La risurrezione attesta un Figlio accanto al Padre. Per questo le guide religiose si sono opposte alla nuova fede cristiana: l’evento pasquale rovesciava la tradizione e mescolava le carte in gioco.

Anche gli apostoli hanno faticato ad accogliere la Pasqua di Gesù. Sognavano il potere a Gerusalemme e un facile successo politico-militare. Dopo la croce si erano subito ritirati ad una tranquilla vita privata. La presenza del Risorto li obbliga a rimettere tutto in discussione, ad affrontare i processi, a lasciare le case per annunciare una salvezza, a camminare verso il martirio (nel senso di testimonianza completa).

La Risurrezione è stato un terremoto anche nel linguaggio: nel Mediterraneo, in un tempo brevissimo, si sono diffuse parole nuove: “Cristo è il Signore”, “Gesù è il Kyrios”. Un cambiamento così repentino da esigere alla sua origine un evento inatteso e stupefacente, sconcertante.

Ora a noi. L’augurio di Pasqua è vero: ci porta l’incontro col Risorto. A patto però che non teniamo a cuore le sole abitudini del passato ma ci apriamo alla novità di Dio. La Pasqua è per chi accetta i cambiamenti. Chi pensa di vivere tirando avanti le abitudini passate, neppure intravede la presenza di Gesù, non capisce che Dio apre strade nel deserto.

don Gianni

Crocifiggilo! Crocifiggilo!

Inserito il 28 Marzo 2021 alle ore 10:00 da Plinio Borghi

Crocifiggilo! Crocifiggilo! L’eco di quelle grida sollecitate mi risuona martellante in testa e sovrasta gli osanna dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, che oggi festeggiamo. Anche lui, che pur non disdegna di essere salutato come Re d’Israele, non sembra molto entusiasta nel procedere cavalcioni di quell’asina e non per la modesta cavalcatura: sa già l’epilogo della sua storia; d’altronde è per quello che è venuto, ma non perciò la prospettiva delle indicibili sofferenze dovrebbe sembrare meno amara. È vero che abbiamo vissuto la Quaresima per prepararci il più degnamente possibile alla morte e resurrezione del Redentore e che oggi siamo al dunque, con la prima lettura del vangelo della passione, ma la festa delle Palme non mi ha mai portato l’entusiasmo alle stelle, perché ci mette di fronte a due delle nostre più congenite debolezze: da una parte l’instabilità nei confronti di un bene come la pace e dall’altra i comportamenti contraddittori. La distribuzione dell’ulivo dovrebbe essere foriera di uno stato d’animo radicato e consolidato nella pace. Macché! Al primo callo che ci viene pestato siamo pronti a reagire come belve. E il Signore lo sa bene, non finisce mai di darcela e raccomandarcela, anche se i risultati continuano a essere molto scarsi. Quanto alle contraddizioni, l’aspetto è ancora più subdolo e investe in pieno la fede stessa. Siamo come le anguille, inafferrabili, sguscianti da tutte le parti, inaffidabili. Pronti a salire sul carro del vincitore, venderemmo padre e madre ai beduini pur di non essere presi in contropiede. Critici all’inverosimile, diffidenti su tutto (l’attuale aspetto dei vaccini è emblematico), non mostriamo alcuna renitenza a mettere in gioco anche una fede, che a parole proclamiamo granitica, se ci convinciamo che le risposte migliori stanno altrove. È tutto questo che pesa sulla sofferenza che Gesù si appresta a subire e lo fa per consentirci di ottenere il massimo della misericordia divina. Nei tre giorni di esposizione del Santissimo che ci separano dal Triduo, dove mediteremo sui più grandi misteri del progetto di redenzione, non sarebbe male se andassimo a trovarlo e ci limitassimo ad ascoltarlo, come faceva il santo Curato d’Ars, senza tediarlo con le nostre pene e le giustificazioni che già conosce. Chissà che sentendoci interpellati da Lui e comunque amati, non scatti quel momento di resipiscenza che ci apre ben bene gli occhi.

Lettera aperta del 28 marzo 2021

Inserito il 24 Marzo 2021 alle ore 16:32 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 28/3/2021. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

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Ora legale

Inserito il 24 Marzo 2021 alle ore 16:31 da Redazione Carpinetum

Da domenica 28 marzo si passa all’ora legale. L’orologio va portato avanti di 60 minuti. Si perde un’ora di sonno. È come se, con l’orario attuale, le Messe cominciassero un’ora prima. Teniamone conto.

Settimana “Santa” perché di festa

Inserito il 24 Marzo 2021 alle ore 16:20 da Don Gianni Antoniazzi

Domenica 28 marzo inizia la Settimana Santa. Si contempla l’ingresso a Gerusalemme, la condanna, passione, morte e risurrezione del Signore. Teniamo lo sguardo sul fine: la gioia della vita compiuta.

Nietzsche (inizio del ‘900) accusa noi cristiani di avere un volto triste e senza speranza. In questo tempo i motivi non mancano: il timore del contagio, l’esperienza della malattia, le distanze fisiche, le fatiche sociali ed economiche. L’intero genere umano è messo alla prova.

La Settimana Santa, però, mostra che il Vangelo è “buona notizia”, superiore ad ogni difficoltà. L’incontro con Gesù risorto dà senso a tutto. È un tesoro incalcolabile, una liberazione piena, una vita nuova che avvolge chi accoglie l’amore del Padre.

Lo ripetiamo da tempo che la gioia è un comando di Paolo alla Chiesa: «Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi!» (Fil 4, 4). La gioia non è un semplice sentimento e neppure il compimento degli istinti: è frutto di un esercizio spirituale contro l’acedia, è una decisione da rinnovare, una palestra contro gli istinti pre-umani. È l’entusiasmo di chi canta l’azione di Dio dopo averla sperimentata, è dono del Risorto che nessuno può rubare (cfr. Giovanni 15, 11; 16, 20-22).

Talvolta ci troviamo col volto rovinato da troppi sbagli. Pazienza: si può sorridere ancora, come fa il celebre angelo dell’annunciazione, posto sulla facciata nella cattedrale di Reims. Madre Teresa di Calcutta, donna concreta, ripeteva spesso: “Fate in modo che chiunque viene a voi se ne vada sentendosi meglio e più felice”. La sapeva lunga: per entrare nella gioia di Dio bisogna cominciare a rendere felici gli altri.

don Gianni

Concludere un’alleanza

Inserito il 21 Marzo 2021 alle ore 08:00 da Plinio Borghi

Concludere un’alleanza non si può mai definire un atto di ordinaria amministrazione, tipo un contratto, dove, di norma, vige il “do ut des” a reciproco ed equilibrato vantaggio. Al contrario, è un impegno che ti coinvolge totalmente, a solidarietà e a difesa con l’alleato, specie se questi versa in uno stato di svantaggio a causa di debolezza o di attacchi esterni. La sua sorte ti vincola e sarà la tua sorte. Ebbene, se pensiamo che Dio si è peritato di stringere tale patto col suo popolo, come ci riferisce la prima lettura di questa quinta domenica di Quaresima, un tempo chiamata prima domenica di Passione, quel popolo può definirsi proprio fortunato, specie sapendo quanto il suo sia un Dio fedele e premuroso, attento e paziente fino al punto di perdonare qualsiasi iniquità e di dimenticare il peccato. Un Dio che, per di più, scriverà la sua legge nel cuore di ognuno, affinché tutti debbano conoscerlo, senza bisogno di essere istruiti in merito. Un Dio che, pur di riscattare l’uomo, ha sacrificato fino in fondo suo Figlio, facendogli prima assumere la nostra stessa umanità e poi chiedendogli l’estremo sacrificio di una morte ignominiosa. Un bene così è imparagonabile. Tuttavia, San Paolo ci avverte che l’azione salvifica non è come la pioggia che ci cade sulla testa a caso e comunque, ma ha bisogno di due presupposti: riconoscere il Cristo e obbedirgli. A queste condizioni lo avremo sempre al nostro fianco, perché saremo noi a seguirlo. Su questa lunghezza d’onda è anche il vangelo, una risposta per interposta persona a chi voleva conoscere il Maestro, a chi lo stava cercando. Incoraggiare gli anelanti parlando della sua morte, di come sarebbe stato elevato e avrebbe così, e solo così, attirato tutti a sé, analogamente a quel che successe col serpente di Mosè nel deserto. Gesù è il chicco di grano che deve marcire sotto terra se vuole produrre tanto frutto e la prima garanzia di questa “produttività” sarà proprio la resurrezione, alla quale ci stiamo preparando. Se la nostra risposta sarà arida, il sangue versato “per la nuova ed eterna alleanza” sarà vano, il “Chicco” sarà morto solo. Per essere all’altezza di un progetto così ambizioso non ci resta che prepararci adeguatamente, pregando Dio col salmo responsoriale: “Crea in me, o Dio, un cuore puro; rinnova in me uno spirito saldo”.

Lettera aperta del 21 marzo 2021

Inserito il 18 Marzo 2021 alle ore 17:31 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 21/3/2021. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

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Un anno per la famiglia

Inserito il 18 Marzo 2021 alle ore 17:17 da Don Gianni Antoniazzi

Nel 2015 Papa Francesco ha convocato il sinodo sulla famiglia. Ne era scaturita l’Amoris laetitia. A cinque anni di distanza, il Santo Padre propone un anno di riflessione sui temi affrontati in quel documento

Venerdì 19 marzo, solennità di San Giuseppe, Papa Francesco ha indetto l’anno “della famiglia” per mettere questa realtà preziosa e maltrattata al centro della nostra attenzione.

Da migliaia di anni, in tutte le culture le relazioni famigliari sono decisive. Gesù ha elevato la famiglia a parametro per la fede: Dio è Padre (e Madre), Cristo è fratello, la comunità dei credenti si regola secondo il criterio della fraternità e lo Spirito del Risorto è l’Amore che unisce e dà vita.

Negli anni ’80 e ’90, anche per la spinta esplosiva che portava molti giovani a fare “gruppo”, abbiamo immaginato che la Chiesa potesse sostenersi anche su altre relazioni, simili alle dinamiche laiche. Non è sbagliato coltivare quei rapporti e “il gruppo” può sostenere il cammino di fede di un adolescente. Importante però ricordare che il legame con Dio nasce prevalentemente in seno alle relazioni famigliari.

Talvolta il gruppo somiglia ad un “nido caldo” nel quale scappare e trovare conforto. Gesù propone invece relazioni mature di “amicizia” e, più ancora, di “fraternità”. Propone un amore capace di accogliere anche chi non abbiamo scelto. Se serve amiamo gli estranei perché, a nostra volta, abbiamo sperimentato la bellezza dell’amore del Padre.

don Gianni

Consolazione in abbondanza

Inserito il 14 Marzo 2021 alle ore 10:01 da Plinio Borghi

Consolazione in abbondanza è quanto ci viene garantito dopo il percorso tortuoso e periglioso che in ogni caso la vita ci riserva. E questa prospettiva dev’essere motivo di gioia e non di tristezza: il messaggio ci arriva direttamente dall’antifona d’ingresso della Messa di questa domenica, chiamata appunto “Laetare”, ed è tratta da Isaia, che tranquillizzava i suoi nell’imminente ritorno in patria, dopo la decisione di Ciro il Grande di liberarli. Col tempo l’invito a non essere tristi è stato interpretato come una sorta di pausa dalla penitenza quaresimale, ma in effetti non dovrebbe mai essere nelle corde del cristiano “subire” le prove di fatica o i periodi deputati alla “revisione”, perché “rinnovati nello spirito possiamo corrispondere“ allo sconfinato amore di un Padre che ci vuole salvi, al punto da aver sacrificato il suo stesso Figlio per ottenere per tutti questo risultato. Sono concetti e parole tratti dalla Colletta alternativa e dal Canto al Vangelo che recitiamo oggi. San Paolo poi, nel merito, è ancora più incisivo ed esplicito: siamo salvi per grazia e fatti “per le opere buone che Dio ha preparato perché in esse camminassimo”. Certo, quando si stanno vivendo momenti di preoccupazione come la pandemia e le sue conseguenze, verrebbe spontaneo gettare la spugna e mettersi a piangere disperati, come succedeva lungo i fiumi di Babilonia agli ebrei deportati (salmo responsoriale), ma non serve né a riparare i misfatti che ci hanno ridotti a questo punto (prima lettura) né a uscire dalle peste. Un guizzo di fede, che si traduca in speranza “reale”, accompagnato da ogni sforzo teso a rendere operativa la grande Misericordia divina, non guasta, anzi, ci garantisce un cammino più sicuro verso la nostra Gerusalemme. Altrimenti vorrebbe dire che il Figlio è venuto nel mondo per condannarlo, ma il vangelo dice esattamente l’opposto: è chi non crede in Lui che si condanna da solo. Il Padre non interviene in modo diretto e gratuito sulla vita dell’uomo, ma ha bisogno della sua opera per realizzare il progetto di redenzione universale. Come facciamo oggi con i vaccini per battere il virus, tutti per uno e uno per tutti, senza egoismi o riserve se vogliamo sopravvivere, così siamo tenuti ad agire per raggiungere quella luce che abbiamo conosciuto in Gesù Cristo, ma che spesso offuschiamo cadendo nel male, rappresentato in primis dall’egoismo.

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