Il blog di Carpenedo

Il blog di Carpenedo
La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Lettera aperta del primo ottobre 2017

Inserito il 27 Settembre 2017 alle ore 17:54 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 1°/10/2017. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Il Papa e i militari

Inserito il 27 Settembre 2017 alle ore 17:25 da Don Gianni Antoniazzi

La scelta di Giovanni XXIII come patrono dell’esercito suscita scandalo. Ma le forze armate non sono del demonio e il protettore è uno stimolo per la crescita, non per avallare le criticità.

Giovanni XXIII, il Papa buono, autore dell’enciclica Pacem in Terris, è stato proposto come patrono del nostro esercito. C’è stata una levata di scudi, quasi ad accusare le forze armate di essere in sé anti-evangeliche.

Riflettiamo bene. Ogni genitore difende i figli da un ingiusto aggressore e anche chi aderisce a Pax Cristi chiude con cura la porta di casa. Così lo Stato ha il dovere di organizzare una difesa adeguata a proteggere i cittadini inermi. In questo contesto l’esercito non è una demenza contraria al Vangelo. Anzi: se proteggesse i deboli avrebbe un suo valore.

C’è poi la questione per la spesa delle armi. L’allora presidente USA, Eisenhower, scriveva che “ogni colpo esploso, ogni nave da guerra inviata, ogni razzo sparato è un furto a coloro che soffrono la fame e non sono nutriti”. Giusto. Ma faccio la benedizione delle famiglie e vedo quanti soldi, anche i pacifisti, spendono in porte blindate e sistemi d’allarme. In proporzione anche lo Stato si sente autorizzato alla spesa militare.

Poi bisogna ammettere che nell’esercito purtroppo c’è anche gente con la testa calda, disposta ad andare in giro per il mondo come un Cow-boy nel far-west. Proprio per costoro starebbe bene papa Giovanni: li richiama al solo valore di custodire i deboli. Un antico proverbio indiano osserva che un esercito di pecore condotte da un leone sconfigge un esercito di leoni condotto da una pecora. Ecco l’importanza di un riferimento. Come un leone Papa Giovanni ricorda che altro è difendere il debole altro è far guerra; nessun combattimento riporta giustizia; e talora “intelligenza militare” è una contraddizione in termini.

don Gianni

Lettera aperta del 24 settembre 2017

Inserito il 20 Settembre 2017 alle ore 18:02 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 24/9/2017. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Smartphone in parrocchia

Inserito il 20 Settembre 2017 alle ore 17:40 da Don Gianni Antoniazzi

Mentre riprendono le attività pastorali è opportuno precisare quale sia l’atteggiamento della nostra comunità sui dispositivi offerti a grandi e piccoli dal progresso tecnologico.

Abbiamo sempre il cellulare in mano e lo usiamo anche quando siamo in compagnia. Per le attività in parrocchia dobbiamo indicare delle regole. Per esempio: durante la Santa Messa la suoneria disturba. Chi ha bisogno di tenerlo si assicuri di lasciarlo in vibrazione. Chi non ha dimestichezza e riceve un telefono nuovo, prima di scaricare le immagini dei gattini da internet, impari a togliere la suoneria. Diversamente lo tenga spento o passi in sacrestia e glielo sistemiamo noi.

Per quanto riguarda la catechesi il telefono non dovrebbe neppure entrare in stanza. Il Ministro della Pubblica Istruzione, Valeria Fedeli, vorrebbe permettere l’uso (e l’abuso) dei cellulari in classe, col pretesto di insegnarlo ai ragazzi. Affar suo: scelga l’albero cui impiccarsi. Se noi permettessimo i cellulari durante gli incontri, i ragazzi non avrebbero limiti al passatempo sui social. Se ci sono urgenze si usi il numero della canonica. La notizia arriverà tempestiva al diretto interessato.

Per i campi in montagna: fin quando non passerà la moda attuale, non potremo dare ai ragazzi il cellulare se non per qualche momento durante il giorno. Altrimenti al posto di vivere insieme starebbero a scriversi improperi sullo smartphone.

Quanto alla prima comunione e alla cresima, eviterei di regalare un telefono. Non darei mai il cellulare come premio, ma lo introdurrei nella vita dei ragazzi come un’opportunità di crescita, un’occasione per gestire la propria autonomia e dimostrare alla famiglia di essere più capaci.

don Gianni

Esterrefatti e molto arrabbiati…

Inserito il 17 Settembre 2017 alle ore 08:29 da Plinio Borghi

Esterrefatti e molto arrabbiati è solo la minima parte della ridda di reazioni che si affastellano quando ti arrivano notizie come quella del branco che si avventa sulla coppia polacca e sul transessuale con una violenza inaudita o dell’ennesimo femminicidio perpetrato con brutalità inusuale, magari coinvolgendo innocui bambini, ovvero della strage del solito ubriacone alla guida, senza contare gli atti terroristici a sfondo pseudo religioso attuati col metodo del “chi ciapo ciapo”. Sono convinto che se nell’immediatezza avessimo fra le mani i beceri fautori di simili misfatti nessuno di noi sarebbe esente dalla tentazione di infliggere loro la più sofisticata e sadica delle torture cinesi finché non abbiano scontato al massimo tutte le sofferenze che hanno fatto patire alle loro vittime innocenti. Eh sì, sembra che la vecchia legge del taglione avesse il suo motivo d’essere. Eppure quand’era in vigore qualcuno predicava: “Il rancore e l’ira sono un abominio, il peccatore li possiede. … Perdona l’offesa del tuo prossimo … Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione al Signore?” È il tono della prima lettura di oggi dal libro del Siràcide, che conclude così: “Ricordati dell’alleanza con l’Altissimo e non far conto dell’offesa subita”. Siamo a livello di anteprima, perché Gesù nel Vangelo va oltre e non solo incita a perdonare, sempre, ma addirittura ad amare chi ti fa del male. La nostra tendenza relativistica ci porterebbe ad insinuare che è la logica dei Maestri della fede pretendere il massimo per ottenere almeno il minimo e battere insistentemente su questo tasto, data la nostra natura umana refrattaria e reattiva, pena il caos morale, e anche sociale. Tuttavia, è chiaro a tutti che, se potessimo agire d’istinto, quale merito ce ne deriverebbe? L’eroismo che ci è chiesto per essere santi consiste nel vivere con serietà il nostro credo nella quotidianità delle cose. Non è facile e in ogni caso ci vuole il suo tempo ed è proprio il tempo che prima o poi ci fa vedere anche i misfatti più repellenti sotto una luce diversa, nell’approfondire le situazioni a monte. Di primo acchito il povero nonno della strage di Erba continuerà a sembrare un marziano, ma poi ci accorgiamo che forse la sua fede salda ha accorciato i tempi per arrivare alla comprensione. Mentre scrivo, sto sentendo il Papa a Bogotà e la mia poca fede induce la ragione a pensare all’utopia. E invece… chissà!

Lettera aperta del 17 settembre 2017

Inserito il 13 Settembre 2017 alle ore 19:44 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 17/9/2017. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Catechismo: cosa sì e cosa no

Inserito il 13 Settembre 2017 alle ore 18:55 da Don Gianni Antoniazzi

A Malcontenta il parroco ha sospeso la Cresima a causa di ragazzi troppo agitati, che hanno indotto pure le catechiste a dimettersi. Lì, come altrove, qualcuno discute anche la quota d’iscrizione d’inizio anno.

Don Giuseppe Beorchia, parroco uscente di Malcontenta, ha sospeso la catechesi di seconda media per “mancanza di rispetto, disinteresse totale e costante disturbo” da parte dei ragazzi. Anche le catechiste hanno ritirato la disponibilità al servizio e non c’è più un percorso di preparazione alla Cresima. Alcuni genitori hanno protestato, per la cattiva pubblicità che alcuni figli avrebbero ricevuto. Altri hanno fatto sapere di non condividere la quota di iscrizione di 25 euro per le “spese di catechesi”.

Mentre iniziamo le attività, chiariamoci su questi argomenti. Bisogna considerare che i ragazzi hanno 8 ore di scuola al giorno e non è facile aggiungerne un’altra per il catechismo: serve dunque pazienza. La nostra parrocchia, però, propone la catechesi alternativa al sabato mattina, quando si è più riposati. Teniamone conto. Va anche aggiunto che i gruppi piccoli aiuterebbero a smorzare le difficoltà di relazione. Ci servirebbero dunque più educatori. Pensiamoci.

Bisogna poi riconoscere che, nel momento della crescita, qualcuno può anche diventare incontenibile e non è previsto che i catechisti abbiano sempre la competenza educativa per far fronte a tutto. Senza mai negare ad alcuno i Sacramenti, dovremo forse chiedere a qualche famiglia un po’ di pazienza per organizzare un percorso adatto anche ai più vivaci.

Quanto all’offerta di iscrizione, qui da noi non domandiamo nulla perché riteniamo che l’educazione nella fede sia più opportuna se ogni cosa è gratuita. Se tuttavia una parrocchia chiedesse un’offerta annuale di 25 euro per le spese di cancelleria, riscaldamento, pulizia e quant’altro, senza lucro alcuno, non griderei allo scandalo. In fondo ci sono famiglie che spendono più di 500 euro l’anno per uno sport senza battere ciglio.

don Gianni

Correggere per amore…

Inserito il 10 Settembre 2017 alle ore 11:03 da Plinio Borghi

Correggere per amore è diverso dal correggere con amore: nel primo caso è una questione di sostanza e nel secondo di metodo. Nella figura del medico, o meglio del chirurgo, si nota meglio la differenza: se interviene con amore il paziente è rovinato; deve essere deciso, risoluto e, se serve, anche brutale. Ciò non toglie che lo debba fare per amore, non solo del prossimo, ma anche della sua professione, della sua missione, della sua deontologia. Tanto vale per l’educatore, che agirà sempre per amore e doserà i modi in base alle circostanze e ai soggetti. Sui genitori, non ci piove che operino “naturalmente” per amore, ma in loro è pure essenziale, soprattutto nei primi anni di vita dei pargoli, agire tanto “con” amore, perché è quello che i neonati e gli infanti percepiscono di più. Per la “correzione fraterna”, molto ben esemplificata nelle letture che la liturgia odierna ci propone, il discorso non cambia, con l’aggiunta di un’attribuzione di responsabilità della quale spesso non ci rendiamo conto, anzi, tenderemmo ad eluderla, fedeli al principio che a pensare ai fatti propri si campa cent’anni. Errore! Ezechiele è chiaro: il Signore dice che se tu avrai ammonito l’empio ed egli non si rimedierà, questi morirà comunque, ma tu sarai salvo; se invece non lo avrai distolto dal suo comportamento, tu sarai ritenuto responsabile della sua rovina. Gesù nel vangelo indica addirittura un percorso per le ammonizioni, solo ultimato il quale potrai sentirti “esente” nei confronti del riottoso. Da notare che in tutte e tre le fasi (dialogo personale, poi con i testimoni e infine con l’assemblea) s’impone la massima discrezione e il rispetto. Noi invece tendiamo esattamente all’opposto: pettegolezzo a nastro (l’ultimo a saperlo è sempre l’interessato), tam tam sui social, diffamazione generale (il termine che si usa di solito è più incisivo, ma poco consono in questo contesto) e rovina dell’immagine. Questo non è proprio “agire per amore”, men che meno correzione fraterna. D’accordo, non è facile seguire la strada indicata dal Maestro: le reazioni sono quasi sempre scomposte e nessuno ama sentirsi chiamato in causa. Tuttavia, farlo è un obbligo e se il fratello percepisce che si fa per amore, uno spiraglio per far breccia si apre. San Paolo, nel ricordare che tutta la legge si riassume nell’“amerai il prossimo tuo come te stesso”, conclude con una frase efficace: “L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore”.

Lettera aperta del 10 settembre 2017 e altre notizie

Inserito il 6 Settembre 2017 alle ore 21:27 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 10/9/2017. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Ricordiamo inoltre che da questa settimana le Sante Messe festive hanno ripreso l’orario regolare. Lo stesso per la Santa Messa feriale delle 7 del mattino. Potete consultare tutti gli orari nella pagina apposita del nostro sito.

La droga uccide ancora

Inserito il 6 Settembre 2017 alle ore 20:21 da Don Gianni Antoniazzi

È già allarme per le sette morti da overdose accadute negli ultimi tre mesi nella nostra città
Tragedie che chiedono risposte immediate chiamando in causa anzitutto le famiglie e le scuole.

Una ragazza di 21 anni è stramazzata al suolo all’incrocio tra viale Vespucci e via Bissuola. Un uomo di 44 è stato trovato esanime nel letto di un hotel in via Trento, annientato dall’ultima dose fatale. Sono gli ultimi due casi di una strage provocata dagli stupefacenti, tornati a scorrere con sostanze tanto più potenti quanto pericolose: solo quest’estate sette persone hanno perso la vita perché tossicodipendenti.

C’è chi parla di droga-killer, come se non fosse responsabilità di chi sceglie se farne uso. Tante volte si ricorre a un linguaggio che fa confusione: chi muore è una persona solare, nell’energia dell’età giovane, alla ricerca della sua strada come tutti, stroncata improvvisamente. In realtà si dovrebbe avere il coraggio di chiamare ogni cosa con il suo nome e dire che questi ragazzi e questi adulti che muoiono con l’ultimo buco, si sono spenti poco per volta e non a caso.

Cosa fare? Forse una strada c’è. Di sicuro non è quella della legalizzazione. Guardiamo, piuttosto, a esperienze virtuose: ad esempio in Islanda hanno constatato che lavorando sulle famiglie e le scuole la dipendenza è scesa
in pochi anni dal 35 al 7%. I rapporti tra genitori e figli sono decisivi, come ha ricordato anche il Patriarca Francesco nei giorni scorsi. Noi adulti siamo chiamati a educare e responsabilizzare, accompagnando i ragazzi a credere in se stessi e nelle loro capacità.

Sempre con amore: perché solo questo cambia nel profondo.

don Gianni

« Articoli precedenti