Inserito il 31 Agosto 2022 alle ore 19:11 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 4/9/2022. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 31 Agosto 2022 alle ore 18:49 da Don Gianni Antoniazzi
Insieme alla scuola inizia il nuovo anno pastorale. Lo affrontiamo con la speranza che il Covid non sia più un ostacolo. Il calendario comune è uno strumento per incontrarsi e crescere da famiglia di Cristo.
Quest’immagine è l’antico monogramma di fede. Le lettere X (Chi) e P (Rho) stanno per il nome di Cristo in greco. I segni Alfa e Omega, prima e ultima lettera dell’alfabeto, indicano inizio e fine del tempo. Nell’Apocalisse Gesù dice: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, l’inizio e la fine” (22,13). Già nel secondo secolo le comunità cristiane usavano questo segno come strumento di riconoscimento e stemma del cero pasquale. Indica che la vita è salvata dal Redentore e ricorda ai cristiani il valore decisivo del tempo presente.
Passiamo a noi. A breve ricomincia la scuola. Questa data scandisce per molte famiglie la ripresa di una vita ordinaria. La parrocchia guarda ai mesi futuri e cerca di comporre le esigenze dei molteplici gruppi.
Per essere una famiglia secondo il Vangelo è necessario darci degli appuntamenti per vivere insieme la fede. La prima tappa è di certo l’Eucaristia della domenica, senza la quale diventiamo poco per volta un’associazione di assistenza sociale o poco più. È l’incontro con Cristo a salvarci e quello coi fratelli a rendere possibile la gioia della vita.
Ma l’Eucaristia da sola non basta. Serve dare valore al tempo quotidiano. Il calendario offre le occasioni per crescere come fratelli di Cristo. In seconda pagina (su lettera aperta del 4/9/2022, NdR) c’è la bozza delle date essenziali. Su questo scheletro chiedo a tutti i gruppi di comporre la propria agenda e di comunicarla al più presto perché sia possibile un cammino da fratelli.
don Gianni
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Inserito il 28 Agosto 2022 alle ore 09:57 da Plinio Borghi
Siamo tutti esaltati? Beh, la domanda in realtà è abbastanza retorica. Non dico che il livello sia quello dei numerosi tuttologi che imperversano con la loro prosopopea, ma non possiamo nemmeno affermare che la maggior parte di noi sia emblema di modestia o quanto meno espressione consapevole dei propri limiti. Non c’è bisogno di effettuare complesse ricerche comparate per dimostrarlo: basta guardarsi attorno, dalla discussione in osteria al talk show più prestigioso, dal giudizio che diamo su noi stessi a quello che confezioniamo per gli altri, anche sulle cose più banali, e abbiamo raccolto prove a sufficienza. Qui non si tratta di soffocare quel minimo di autostima che serve a esprimere al meglio la nostra potenzialità, ma di non cedere alla tentazione della sopravvalutazione. Anche a scanso di brutte sorprese, ci avverte il vangelo di oggi. In realtà, a forza di abituarci a tenere l’assicella più alta del necessario, corriamo il rischio di farci l’abitudine fino a convincerci che le cose stiano sul serio così e a rapportarci col Padre, che ci conosce fin troppo bene, nello stesso modo. Abbiamo visto in parecchie circostanze come, in controtendenza col nostro modo di vedere, Dio non gradisca l’immodestia e la millanteria, sono cose che lo infastidiscono. Anche l’incipit della prima lettura di oggi, dal Siracide, è su questa lunghezza d’onda: “Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso”. Notare che il riconoscimento arriva in via generale, sia da Dio che dagli uomini, sì, perché in definitiva anche sul piano umano a lungo andare si arriva ad apprezzare di più il modo con cui si dà, rispetto al quanto: è il rifiuto della carità pelosa. E a tal proposito la pericope in lettura non si limita alla lezione comportamentale, per non incappare nel consueto refrain che i primi saranno gli ultimi e viceversa, ma va oltre e invita a non fare qualcosa per i più intimi, dove ci scappa la riserva mentale di attendersi in qualche modo il contraccambio, bensì a rivolgere la propria attenzione a chi ne ha più bisogno, agli emarginati e ai diseredati, dai quali non ti passerà mai per la mente di aspettarti una reciprocità. Allora il tuo dare sarà più genuino e sicuramente più meritevole. Non è facile tradurre in pratica un simile invito, ma almeno acquisiamone lo spirito, cominciando ad agire sull’onda del sentimento a prescindere. Un buon allenamento: continuare a telefonare all’amico anche se quello non ti chiama mai.
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Inserito il 24 Agosto 2022 alle ore 18:15 da Redazione Carpinetum
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Inserito il 24 Agosto 2022 alle ore 18:02 da Don Gianni Antoniazzi
La crisi del gas spinge a cercare fonti alternative. Per scaldarsi qualcuno, anche da noi, usa la legna. Sembra oramai che quella da ardere sia introvabile. Eppure, basterebbe avere un po’ di cura in più.
Obiettivamente il titolo sembra singolare per un articolo di fondo su lettera aperta. Con poco sforzo però si chiarisce tutto.
Nei giorni scorsi Il Gazzettino ha segnalato a più riprese la mancanza di legna da ardere. Risulta che per l’inverno prossimo il pellet è diventato introvabile e chi ha un caminetto debba spendere quasi il doppio per buttarci dentro qualcosa. In Austria costerebbe meno ma è l’esportazione che è stata bloccata.
In realtà, chi cammina per i monti vede bene che la lega non è affatto finita anzi: per terra ci sono un sacco di alberi secchi e abbandonati. Sono ancora frutto della sciagura di Vaia.
Il problema è che nessuno ha voglia di andare a raccogliere quel materiale. Serve fatica per il trasporto, materiali adatti e tanta esperienza per tagliare e spaccare e accatastare la legna. I nostri montanari lo ripetono ormai come un mantra: con due sabati di lavoro straordinario a Luxottica si fa legna per un inverno.
La questione allora è che manca la cura dei boschi, manca la voglia di andarsi a cercare il materiale pur presente in natura. Manca la cura delle cose minime e si ritiene una perdita di tempo anche soltanto coltivare un orto visto che per pochi euro la frutta e la verdura sono garantite.
Su lettera aperta questo tema interessa poco se non fosse perché le stesse logiche si usano per la fede della gente. Rischiamo di avere poca cura per le persone e chi non ha una fede sviluppata secondo i criteri ufficiali rischia di essere abbandonato in mezzo “al bosco”. Si deve invece tornare con urgenza ad aver passione di tutti, così come il Signore ha fatto per tutto il suo gregge.
don Gianni
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Inserito il 21 Agosto 2022 alle ore 10:00 da Plinio Borghi
Di buone intenzioni è lastricato l’Inferno, dice sempre il proverbio e noi non ci preoccupiamo affatto di smentirlo, anzi, approfittiamo di ogni campagna elettorale (e di quelle non difettiamo) per fare un po’ di allenamento. È sorprendente la disinvoltura con la quale in questi frangenti si sciorinano soluzioni a nastro per qualsivoglia problematica, come se fino ad ora non ci fossero state mille occasioni per dimostrare se si fosse in grado di rispondervi seriamente. È altresì sorprendente con quale sussiego ognuno di noi pensa di avere capacità sufficienti per saper capire e discriminare, magari imbonito dagli stessi candidati che vanno avanti a ripetere che “la gente non è stupida”, per poi finire o a rinforzare i vari zoccoli duri di sempre o a rifugiarsi su fuochi fatui, solo perché danno l’impressione di scaldare di più. Oggi dalla liturgia arrivano parecchi input, a cominciare da San Paolo, che dopo averci richiamato all’umiltà nell’accettare le correzioni che ci derivano da fonte autorevole, ci avverte: “Perciò rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche camminate dritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire”. Non c’è bisogno di commento: occorre cambiare registro se vogliamo riprenderci. Il Vangelo poi, come sempre, è esaustivo e immediato: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta” diventa la parola d’ordine e qui è tutto un programma. Il bello è che questo è l’incipit di una risposta più articolata ad un tale che chiedeva a Gesù se saranno pochi quelli che si salvano. Ora, è chiaro che il Padre vuole la salvezza di tutti, altrimenti non avrebbe investito così tanto nel suo progetto, e infatti il Salmo Responsoriale canta tout court: “Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore”. Tuttavia, è altrettanto chiaro che l’offerta non è gratuita: come tutte le conquiste si richiede uno sforzo non indifferente, giustificato proprio dalla consapevolezza che la ricompensa lo vale. Non è d’altronde una novità per alcuno che anche nella vita nulla ti piove dall’alto. In sostanza il nostro Maestro non risponde alla domanda, ma tiene a sottolineare che Dio non si accontenta di buone intenzioni o di atteggiamenti formali (abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza..): chi ne è convinto si troverà la porta stretta sbattuta sul naso e vi garantisco che fa male. E a proposito del voto: rivolgiamo la nostra attenzione più a chi ci convince sul metodo che non a chi ci ubriaca di promesse allettanti.
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Inserito il 17 Agosto 2022 alle ore 17:27 da Redazione Carpinetum
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Inserito il 17 Agosto 2022 alle ore 17:03 da Don Gianni Antoniazzi
In questi giorni la Rai celebra la memoria di Piero Angela, divulgatore scientifico. Ha sostenuto la Tv di Stato quando Mediaset faceva programmi “pigliatutto”. Fra pregi e qualche difetto gode di ampia stima.
Ero ragazzo quando aspettavo le puntate di Quark. Le seguivo nei mesi estivi perché in seminario non erano in programma. Piero Angela comunicava in modo attraente e pratico. Tanto era stato annoiato dai suoi insegnanti, altrettanto cercava di proporsi con entusiasmo: era convinto, come sant’Agostino, che “la mente si nutre di ciò che la diverte”. Ancora adesso cerco su YouTube chi riesce a fare altrettanto: per esempio ho trovato Geopop. Confesso che mi piacerebbe imparare uno stile chiaro e semplice anche nel parlare di fede.
Certo, con Piero Angela su un argomento non saremmo andati d’accordo. Io ero preso dal Vangelo, lui era agnostico: quello che non si poteva dimostrare per lui non esisteva. In questo lo consideravo contraddittorio: chi ha dimostrato che non esiste ciò che non è ripetibile in laboratorio? Per altre doti, però, l’ho sicuramente stimato.
È stato capace di un amore soltanto… a differenza di molti farfalloni pur coetanei. Non si è lasciato andare ad una vita banale sull’onda del successo: s’è mantenuto semplice. Non credo abbia mai perso il controllo: c’è chi fa audience perché urla “capra” e chi invece si fa apprezzare per l’intelligenza.
Tutto frutto di un’educazione, a detta dello stesso Angela «molto rigida, con principi severi, tra cui quello di tenersi un passo indietro sempre, senza mai esibire» (dall’intervista in Gigi Marzullo, Bellidinotte).
Una cosa ho molto stimato di lui: non ha avuto bisogno di ritocchi estetici. Ha mostrato il suo volto invecchiato e l’ha fatto con serenità. Un signore che, senza nulla dire, spiega quanto possano essere fuori luogo altri indirizzi.
don Gianni
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Inserito il 14 Agosto 2022 alle ore 10:01 da Plinio Borghi
È un mistero che ci esalta: l’assunzione di Maria in cielo, uno degli ultimi dogmi introdotti (Pio XII 1950) ma uno dei primi a essere entrato nella devozione e nella convinzione popolare. Il motivo, almeno per me, è semplice: prima di tutto come si poteva immaginare che la “Primizia di coloro che sono morti”, come lo definisce oggi San Paolo, in quanto unico ad aver sconfitto la morte, non coinvolgesse la sua amata madre nell’identica sorte? E poi, che senso avrebbe avuto che l’unica a essere stata concepita senza peccato (altro dogma atavico ma proclamato solo un centinaio di anni prima di questo) dovesse aspettare la resurrezione finale col resto dell’umanità? Ma ci sono anche un paio di aspetti di garanzia: la condizione di Maria è preludio della nostra e ci rassicura sapere di averla già lì; dove, come Madre di Dio, assume un ruolo di interceditrice ineguagliabile. A corollario e a conferma di un ruolo eccezionale c’è la nomina a Regina, anche degli Angeli e dei Santi, che si festeggia il 22 di questo mese (già oggi al salmo responsoriale canteremo “Risplende la Regina, Signore, alla tua destra). Ce n’è e avanza per esaltarci. Tuttavia, non tutto è così scontato: se da un lato l’emotività vorrebbe dare tutto per acquisito, la razionalità che la Chiesa è costretta ad applicare nelle sue scelte, include le ragioni di opportunità che si differenziano nelle tendenze e negli orientamenti diversi fra le varie componenti; ciò che ha determinato molte cautele nelle decisioni da assumere. D’altronde l’ha detto anche Gesù proprio nel vangelo di questa domenica: non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione; d’ora innanzi in una famiglia da cinque persone si divideranno tre contro due ecc. È chiaro che l’adesione a Cristo determina sempre motivo di contraddizione: è una Parola troppo contro corrente rispetto alle nostre impostazioni. La Chiesa non poteva essere speciale rispetto a questo e la storia fin qui l’ha confermato. Peccato che certe divisioni non abbiano trovato modo di essere superate e uno dei tanti motivi ruota ancora attorno a Maria. A me, nel mio piccolo, senza scomodare l’Apocalisse, basta il vangelo che leggiamo il giorno dell’Assunta, che narra della visita alla cugina Elisabetta, e nel quale Luca mette in bocca a entrambe quelle stupende parole che recitiamo nell’Ave Maria (anche quelle di Gabriele all’annunciazione sono opera sua) e nel “Magnificat”. Rileggiamocele e vedremo che già duemila anni fa era tutto previsto e definito.
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Inserito il 10 Agosto 2022 alle ore 18:21 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 14/8/2022. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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