Il blog di Carpenedo

Il blog di Carpenedo
La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Percepire una frase nitida

Inserito il 27 Giugno 2021 alle ore 10:01 da Plinio Borghi

Percepire una frase nitida da un bailamme di chiacchiericcio in atto non è cosa semplice o quanto meno ci vuole un orecchio ben allenato. Infatti, non ho mai capito come facciano gli investigatori a isolare da una registrazione confusa affermazioni compromettenti da far valere sul piano processuale. Eppure se rinvango ricordi sindacali, è successo anche a me di riuscire a seguire dibattiti caotici, nel corso dei quali anche sei o sette si ritrovavano a parlare contemporaneamente e a rispondersi l’un l’altro, magari interloquendo pure con qualche voce anonima che arrivava dall’assemblea. Non rivelo la categoria per non provocare reazioni, ma ve la lascio immaginare. Qual era il trucco? Abituarsi ad afferrare la frase che conta, defilando le altre, o la battuta che emerge da un contesto piatto. È successo anche a Pilato quando, da una folla vociante, gli è arrivato nitido e inequivocabile il “crucifige!”. Orbene e al di là di ogni disquisizione, sarei anch’io colto da meraviglia come i discepoli di Gesù raccontati nel vangelo di oggi nel sentire il Maestro, spintonato da ogni parte, esclamare: “Chi mi ha toccato?”. Evidentemente la donna che l’aveva fatto era talmente motivata, ma anche talmente colma di fede, da trasmettere a Chi sa percepire la diversa qualità del tocco. In sostanza, direbbe un esperto, ella aveva già sottratto al Messia l’energia salvifica, al punto che lui non poteva non accorgersene e non gli è restato che rassicurarla: “Figlia, la tua fede ti ha salvato”. Qui il collegamento con quanto si diceva la settimana scorsa, circa la scarsa convinzione con la quale sovente ci rivolgiamo al Signore, anche nella preghiera più fervente, è d’uopo. E naturalmente diventa una comoda forma di difesa pensare di non essere ascoltati o comunque di non esserlo a sufficienza. L’atteggiamento di desistenza suggerito a Giairo, l’altro personaggio della pericope in lettura, è esattamente l’opposto. Perché insistere se ormai la figlia, seriamente ammalata, nel frattempo è morta? La situazione era troppo succulenta per Gesù: si trattava di uno dei capi della sinagoga e in più di demolire quel fastidioso senso di diffidenza che farebbe demordere chiunque, tranne il Salvatore. I genitori della bambina, sordi alle voci irridenti, hanno atteso oltre l’evidenza e, solo alla loro presenza, senza dare la stura ad effetti speciali, il miracolo è avvenuto lo stesso. Morale? Se pretendiamo di essere ascoltati, diamoci una schiarita su com’è la fede con cui ci rapportiamo.

Lettera aperta del 27 giugno 2021

Inserito il 23 Giugno 2021 alle ore 13:36 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 27/6/2021. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

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Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.

Che avventura! Avremo forze?

Inserito il 23 Giugno 2021 alle ore 13:32 da Don Gianni Antoniazzi

Da questa domenica riprendono i campi in montagna. Ce ne saranno quattro a Gosaldo e, di seguito, quelli scout. Concludono i chierichetti. La ripresa è una gioia. Confidiamo di esserne all’altezza

Con la pandemia alcune attività si sono ridotte. Lo scorso anno, per esempio, abbiamo fatto soltanto tre campi a Gosaldo e, durante l’inverno, tutto è stato sospeso. Ora riprendiamo con i ritmi del passato, anzi, con più impegno: i partecipanti a Gosaldo sono più numerosi di prima. Speriamo di avere ancora la forza per queste attività.

Servirebbe la presenza di un prete più giovane con una mentalità vicina ai ragazzi. Fino agli anni 2000 il cappellano era dedito alla crescita dei giovanissimi. Oggi quella specie è estinta e, chi ha ormai varcato la soglia dei 50 anni, ha qualche timore nel riprendere le attività dei campi. C’è la paura di arrivare a fine estate sfiniti, c’è la fatica di affrontare esperienze nuove con mentalità e culture che, dopo il Covid, sono radicalmente cambiate.

Questi timori non sono frutto di pigrizia. Constatano la realtà: a me manca di sicuro l’elasticità, la prontezza e lo scatto della giovinezza. Adesso, a darci coraggio e vigore, è l’incontro col Signore Gesù e la voglia di fare un servizio al bene comune.

don Gianni

Aiutati che il ciel t’aiuta

Inserito il 20 Giugno 2021 alle ore 10:02 da Plinio Borghi

Aiutati che il ciel t’aiuta: è uno degli adagi più noti, ma anche il meno innervato nella nostra mentalità, vuoi per la scarsa fede che ci ritroviamo, vuoi per eccesso di abbandono ad essa fino a rasentare l’inerzia. Sulla prima ipotesi mi viene in mente la vignetta ironica pubblicata al tempo del primo picco della pandemia, nella quale è raffigurato il Papa che invoca l’intervento del Signore sul flagello e una sala di terapia intensiva con i medici indaffarati che vengono fermati dal primario con la frase: “Basta, smettiamola perché ora s’arrangia Lui!”. Sulla seconda ho avuto riscontro in questo periodo in cui sono incappato in seri problemi di salute e più di qualche amico di “fede profonda” mi ha suggerito che non occorre curarsi: basta aver fede e pregare con convinzione. In realtà l’intervento divino non può prescindere dallo “strumento” umano, per cui l’obbligo di curarsi al meglio è ineludibile e quello di mettersi nelle mani del Signore altrettanto necessario per colui che vive con coerenza la sua fede. Ed è quello che sto facendo, anche se in certi momenti di debilitazione non è facile: spesso ti verrebbe da desistere e ti chiedi, come hanno fatto gli apostoli descritti dal vangelo di oggi, se effettivamente lassù qualcuno ti sta ascoltando. In realtà Gesù è sempre con noi sulla stessa barca e sta vivendo le nostre angosce, ma questo non ci autorizza a lasciare che il natante vada alla deriva. Essi lottarono con tutte le loro forze contro i flutti (chiara rappresentazione del Male), solo che sembrava che al Maestro non importasse assolutamente nulla, perché dormiva tranquillamente. Prima di svegliarlo, chissà cosa si saranno detti o che riguardi si saranno fatti, ma alla fine hanno ceduto, redarguendolo oltretutto con la frase: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?” Umanamente comprensibile, ma doppio errore! Il primo di non rendersi conto di Chi c’era a bordo con loro e il secondo di dare per scontato di essere ormai perduti. L’epilogo lo conosciamo e pure quante volte c’è stato detto che se avessimo una fede grande come il granello di senapa saremmo noi stessi a comandare al vento impetuoso e al mare in tempesta. Ma tant’è. Quasi sempre il nostro fervore è determinato dall’impellenza degli avvenimenti contingenti, non dalla carica di amore e di consapevolezza di un Dio attento e misericordioso, per cui anche il nostro stesso sforzo viene contenuto, perché ci manca il “punto d’appoggio”. Allora è triste sentirsi ribattere: “Non avete ancora fede?”.

Lettera aperta del 20 giugno 2021

Inserito il 16 Giugno 2021 alle ore 21:22 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 20/6/2021. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

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Asilo: falso allarme, struttura sana

Inserito il 16 Giugno 2021 alle ore 21:17 da Don Gianni Antoniazzi

Il Virus mette a dura prova le relazioni, la prudenza, la maturità e la stabilità delle nostre strutture Il Centro Infanzia non è esente da queste dinamiche e ha dimostrato fin qui robustezza completa

Giovedì scorso, mentre stavo falciando erba a Gosaldo, è arrivata la telefonata per avvisarmi che c’era un bambino positivo al Covid al nostro Centro Infanzia.

L’ULSS era già stata allertata e tutta la classe era stata messa in quarantena. In pochi istanti la situazione era diventata pesante. A causa della quarantena una coppia avrebbe saltato le ferie. Un’altra coppia avrebbe dovuto rinviare addirittura il matrimonio con tanto di invitati dalla Sicilia. Il lettore immagina la tensione fra famiglie e all’interno della struttura.

La notizia in un balzo è arrivata a tutta la parrocchia. Subito sono state disposte le verifiche per i compagni di classe della persona interessata e con sorpresa è risultato che nessuno aveva contratto il Virus. Dopo un giorno l’allarme è rientrato, perché si è trattato di un falso positivo.

Ora che siamo sereni, possiamo constatare che all’inizio c’è stata qualche fragilità nel verificare e diffondere la notizia. Non solo. Da principio era stata attribuita la responsabilità al Centro Infanzia mentre alla fine ne è risultato del tutto estraneo, anzi, Il Germoglio ha mostrato una struttura granitica capace di far fronte a molte tensioni. L’ambiente mostra di essere all’altezza dei requisiti sanitari. In modo particolare la direttrice ha conquistato sul campo il proprio ruolo mostrando coi fatti di esserne pienamente all’altezza.

La nave procede sicura, Il capitano tiene fermo il timone. Dispiace che non tutti abbiano la stessa maturità.

don Gianni

Settimana scoppiettante

Inserito il 13 Giugno 2021 alle ore 10:01 da Plinio Borghi

Settimana scoppiettante quella che si va a concludere con questa domenica: abbiamo contemplato il Sacro Cuore di Gesù, un cuore che si è speso letteralmente fino all’ultima goccia, e subito dopo quello della Vergine Maria, aperto, generoso, disponibile a partecipare al progetto di redenzione fino al punto di essere trafitto dal dolore, come le ha previsto la vecchia profetessa in servizio al tempio con l’altrettanto vecchio Simeone al momento della presentazione di Gesù; mentre oggi cade anche la festa di Sant’Antonio da Padova, uno dei Santi più amati e taumaturgici, venerato in tutto il mondo. Questi spaccati, come tutti gli altri di cui si fa memoria, sono altrettanti stimoli per la nostra fede, piccoli semi gettati affinché, trovando il terreno fertile, facciano frutto. E quanti frutti ottenuti! È un po’ il tema del vangelo di oggi, che vuol mettere in evidenza come la stessa natura sia così sorprendente da far nascere da elementi all’apparenza modesti degli effetti belli e possenti. Il richiamo è alla nostra innata tendenza a dissacrare, a minimizzare, a svalorizzare, a relegare i simboli della fede o la vita di chi l’ha vissuta in modo eroico a mere panacee per donnicciole, a comodi ripari per anime inquiete. In effetti, è anche vero che certi nostri atteggiamenti molto svenevoli e poco maschi offrono l’esca a tali prese di distanza, ma è altrettanto vero che la supponenza che presiede a chi le assume è solo frutto del vuoto e della debolezza, per non dire di ignoranza. Il contadino semina e che vegli o dorma la terra fa produrre al seme. Egli non sa come e perché avvenga questo, ci dice Gesù oggi, ma ciò non impedisce che il tutto comunque avvenga. Nella sua umiltà il contadino si rende strumento delle più grandi meraviglie della natura, sapendo esattamente come fare e che cosa aspettarsi, pur se ignorando, in tutto o in parte, il come. È un bell’esempio per tutti noi, ai quali non è richiesto di essere tutti Tommaso d’Aquino, ma semplicemente dei bravi contadini che sanno scegliere i semi giusti, che li fanno germogliare nel terreno adatto, che conoscono come ottenere i frutti migliori e come goderne in modo adeguato. Certo, è richiesta ampia disponibilità e apertura mentale. La grettezza, la diffidenza, la superbia, l’egoismo, la dissacrazione (sempre gratuita) sono solo gramigna, che sapremo abilmente eliminare. In definitiva ci è richiesto “soltanto” di imparare a essere dei bravi contadini della fede.

Lettera aperta del 13 giugno 2021

Inserito il 9 Giugno 2021 alle ore 16:51 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 13/6/2021. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

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Ciascuno per conto proprio

Inserito il 9 Giugno 2021 alle ore 16:14 da Don Gianni Antoniazzi

Nei mesi della pandemia si sono diffusi i più vari strumenti di informazione. Per una parrocchia è diventato quasi impossibile trovare un modo uniforme per comunicare con tutti. Serve fantasia.

Negli ultimi 18 mesi molti hanno acquisito dimestichezza con i più moderni mezzi di comunicazione. Se prima della pandemia l’informazione passava da giornali, televisioni e radio, adesso abbiamo trovato i mezzi più sofisticati. Chi ascolta la radio scarica dal web l’ultimo notiziario. Molti sfogliano i giornali su Internet, ma in fretta hanno scoperto siti gratuiti più aggiornati. Altri adoperano i canali di Telegram, oppure usano Instagram o Facebook. I professionisti lavorano con Twitter, ma c’è chi semplicemente sfoglia WhatsApp.

Le strade del dialogo si stanno moltiplicando. C’è da perdersi fra mille rivoli. Negli anni ’90 una parrocchia dialogava con tutti sia dal pulpito che attraverso il foglietto settimanale. Dopo questa pandemia serve una quantità di strumenti molto più ampia e fantasiosa. È finito l’impero della carta stampata e della televisione. Un articolo come questo verrà letto forse dal 5% dei parrocchiani. Non disperiamo. Il mondo cambia e, come è stato in passato, ci adegueremo anche noi.

don Gianni

C’è dono e dono, c’è regalo e regalo

Inserito il 6 Giugno 2021 alle ore 10:00 da Plinio Borghi

C’è dono e dono, c’è regalo e regalo. Dicono che non ci sia dono più grande che spendersi per gli altri fino al punto di mettere in gioco la propria vita. Ed è ciò che ha fatto Gesù Cristo, il cui sacrificio è stato sublimato dal provenire nientemeno che dal Figlio di Dio, per cui di valore universale e ineguagliabile. Non basta, ci ha voluto fare in soprappiù anche il massimo dei regali: l’istituzione dell’Eucaristia nell’ultima Cena, conferendo agli apostoli il “potere” di mantenerlo per sempre in vita a tutti gli effetti in mezzo a noi e mantenendo così la promessa che non ci avrebbe mai lasciati soli. Ne consegue che la sua non è una presenza astratta, spirituale, bensì concreta e reale, che poggia da una parte sulla sua Parola, quel Vangelo intramontabile e sempre fresco e attuale, e quel Pane eucaristico, effettivo nutrimento del corpo e dell’anima. Sono i due momenti sui quali si articola la Messa, entrambi essenziali, entrambi parimenti supporto l’uno dell’altro: la liturgia della Parola e la liturgia eucaristica. Ogni volta che rifletto su questo argomento, non posso non riandare col pensiero al santo Curato d’Ars, località in cui ci siamo soffermati durante uno dei bei pellegrinaggi organizzati dalla nostra parrocchia. Nella chiesa è raffigurato mentre soggiornava a lungo davanti al tabernacolo e a chi gli chiese perché rispose semplicemente: “Io lo guardo e Lui mi parla”. Evidentemente era in buona compagnia e le parole erano balsamo per la sua anima, per cui, malgrado il tanto daffare che aveva, a quelle ore di contemplazione non avrebbe mai rinunciato. Tutti gli aspetti esteriori e talora folkloristici di cui si è arricchita nel tempo questa festa hanno proprio questo scopo: indicare al fedele la fonte del sostentamento, suo e della sua fede. Qua si apre l’altro risvolto della riflessione: ne siamo veramente convinti? Quando alziamo gli occhi a quella Particola, o durante la consacrazione o durante l’esposizione nell’ostensorio ovvero durante la tradizionale processione siamo pienamente consapevoli di incontrare gli occhi di Gesù che ci sta guardando e ci parla con le imperiture parole del Vangelo? Quando facciamo la Comunione, sentiamo di ricevere Cristo in corpo, sangue, anima e divinità e avvertiamo la pregnanza di aprirci agli altri con i quali condividiamo questo cibo prezioso? Sono tutte domande che ci interpellano e la risposta alle quali è termometro dell’intensità della nostra fede.

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