Inserito il 26 Febbraio 2020 alle ore 16:10 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta dell’1/3/2020. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.
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Inserito il 26 Febbraio 2020 alle ore 16:03 da Don Gianni Antoniazzi
Nel 1815 una riforma asburgica demandava ai parroci la cura dell’anagrafe, anche civile. Interessante leggere sui registri in che modo i nostri nonni abbiano superato innumerevoli difficoltà a testa alta
All’inizio del 1800 la parrocchia di Carpenedo contava 1761 abitanti: 891 maschi e 870 femmine (Censimento 1835). Il territorio andava dal confine con Zelarino a quello con Favaro, fino alla Favorita e via Bissuola. La popolazione era composta di molti agricoltori, alcuni artigiani e pochi funzionari. I primi lavoravano sul terreno di ricchi possidenti o della Società 300 Campi. Gli artigiani erano falegnami, fabbri ferrai, calzolai o tessitori che nulla ottenevano se non il sostentamento della famiglia. Gli ultimi erano amministratori nelle aziende agricole, più benestanti perché pagati dai padroni.
Dai registri della parrocchia risulta che dal 1° gennaio 1816 al 31 marzo dell’anno seguente morirono 35 bambini con pochi mesi di vita. La causa del decesso era chiamata ‘spasmo’ (bronchite?). Fatta la proporzione con gli abitanti odierni, è come se in 15 mesi oggi morissero 973 infanti. C’è dell’altro: dal 1° marzo 1817, in 60 giorni, morirono 28 persone adulte, 20 delle quali per tifo, infezione che tornerà anche in seguito. Oggi avremmo parlato di 780 morti a Carpenedo in due mesi. C’era poi la scabbia, la pellagra, i vermi (tanti), tisi, patologie polmonari varie, pleuriti. Se si girano le pagine a caso si trovano 38 casi di colera dal 9 giugno al 19 agosto 1855 su un totale di 53 decessi… e così via. I dati sono negli archivi.
Quale grande determinazione alla vita ebbero i nostri progenitori! e vinsero sempre.
don Gianni
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Inserito il 26 Febbraio 2020 alle ore 12:04 da Redazione Carpinetum
Pur nell’impossibilità di celebrare la Messa delle Ceneri aperta a tutti, a seguito della misure prese dalla regione contro il Corona Virus, desideriamo essere accanto ai parrocchiani in questo inizio di Quaresima. Pertanto il parroco don Gianni assieme a don Mario, hanno celebrato e registrato la Messa, successivamente caricata su YouTube.
Guarda la Santa Messa del Mercoledì delle Ceneri.
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Inserito il 23 Febbraio 2020 alle ore 10:00 da Plinio Borghi
Eh no, qui si sta barando. Passi il discorso della montagna con la sfilza di Beatitudini che ne scaturiscono, tutte in controtendenza, ma si sa che il Messia non è venuto per fare l’allineato. Passi anche il concetto che dobbiamo essere (sale) senza apparire (mai visto nessuno andare contromano senza che nessuno se ne accorga!). Passi pure il fatto che questo tanto atteso Salvatore non si prefigga di abolire la legge, ma “solo” di perfezionarla, come abbiamo visto domenica scorsa (e già qui ci sarebbe da ridire, intanto per gli esempi tirati al massimo e poi perché alla prova dei fatti, con la scusa di osservarla per amore, siamo più “vincolati” di prima). Che si arrivi ora a pretendere di agire “contro natura” è eccessivo e che a farlo sia proprio il nostro Maestro, che ben conosce i nostri limiti congeniti, lascia perplessi. Non vorrei essere blasfemo nel sospettare che a barare sia proprio Lui. Non opporsi al malvagio, porgere l’altra guancia, non solo lasciare che ti derubino ma dare anche di più di quello che chiedono, fare più strada di quella che ti costringono a percorrere, non voltare le spalle a chi ti chiede un prestito, amare anche il nemico sembra proprio il colmo, specie se detto da Chi, per esserti veramente vicino, si è fatto uomo in tutta la sua accezione. Ma come, non lo sa Gesù della nostra indole aggressiva? Non gli bastano tutte le guerre che continuiamo a scatenare anche per futili motivi, senza contare il senso di fratellanza dimostrato da Caino? Non ha preso atto di tutto il nostro egocentrismo, che prescinde dal mero istinto di sopravvivenza? Certo che è a conoscenza di tutto e allora come può pretendere che se mi pestano un piede non reagisca come minimo con un calcio? Non ha forse reagito anche lui in malo modo con i mercanti del Tempio perché profanavano la casa del Padre? Allora bara, perché spinge al massimo l’acceleratore di una macchina che non è in grado di rispondere. E lo sa, tanto è vero che ci disarma spiegando che se seguiamo i nostri istinti siamo come tutti gli altri e che merito ne avremmo? Egli ci vuole santi, eroi nella fede. Nella prima lettura Dio parla negli stessi termini a Mosè: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo”. Certo, la santità del Vecchio Testamento non ha gli stessi contorni, ma la sostanza è quella. Allora Gesù bara, ma è una provocazione per stimolarci, perché non ci vuole uguali, bensì migliori in assoluto. Non ci resta che raccogliere la sfida e superare noi stessi.
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Inserito il 19 Febbraio 2020 alle ore 16:32 da Redazione Carpinetum
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Inserito il 19 Febbraio 2020 alle ore 15:36 da Don Gianni Antoniazzi
Il 26 febbraio inizia il cammino penitenziale di preghiera, digiuno e carità che ci conduce alla Pasqua. Chi vuole può ricevere le sacre ceneri, segno antichissimo di penitenza e sostento nella tentazione
Col mercoledì delle Ceneri (26 febbraio) inizia la Quaresima. In parrocchia proponiamo le S. Messe delle 9:00, delle 17:00 per elementari e prima media, delle 18:30 per la comunità e delle 20:45 per eventuali lavoratori che altrimenti non potrebbero vivere questa tappa.
I 40 giorni di preparazione alla Pasqua sono una ricchezza straordinaria anche a livello umano e non solo di fede. Quando gli anziani parlano della Quaresima dei loro vecchi tempi, affiorano ricordi di paura, di prediche spaventose e di altre pratiche piene di sacrificio. Vale esattamente il rovescio. La Quaresima è nata per togliere i timori all’uomo. È un tempo liturgico affascinante. Per esempio, il Vangelo ci invita alla carità fraterna e il dono è lo strumento più opportuno per trovare il giusto legame con le ricchezze di cui abbiamo pur bisogno.
Papa Francesco, in un celebre discorso, dice tra l’altro così: “La carità… ci porta verso una nuova libertà, quella dall’ossessione di possedere; ci toglie la paura di perdere ciò che abbiamo” (Consigli di papa Francesco per la Quaresima). Pensiamoci sopra.
don Gianni
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Inserito il 16 Febbraio 2020 alle ore 09:55 da Plinio Borghi
L’osservanza della legge dovrebbe essere per tutti una logica conseguenza del senso del dovere civico, se riguarda le leggi dello Stato. Nel comportamento comune sembra invece un peso cui dover sottostare o tutt’al più una convenienza da sopportare per il quieto vivere. Fatto sta che la loro violazione, se non è rilevabile, non ci sconvolge poi tanto, anzi, a volte ci vede anche impegnati. Chi legge riterrà ora che io mi riferisca all’ambito fiscale. Troppo facile e scontato! Penso invece al codice stradale e in particolare ai limiti di velocità, come quello della nostra tangenziale Est, dove da poco tempo si è introdotto in due tratti il famigerato “controllo elettronico della velocità” con tanto di visibilissimo apparecchio contraddistinto dal cappello da vigile. Le contravvenzioni che vengono elevate sono ancora parecchie, ma in generale il comportamento degli automobilisti è curioso: si registra un sensibile rallentamento nei pressi dei due punti interessati, salvo poi riprendere il consueto superamento dei 90, pur previsto su tutto il percorso. Non parliamo poi di dove non ci sono controlli: il malcapitato che si trovasse a rispettarli sarebbe continuamente apostrofato come minimo con insofferenti colpi di clacson. Eh, va be’, si dirà, sulle norme fiscali e stradali si ragiona facile, ma sul resto… Potrei continuare, ma non c’è spazio per tutta l’aneddotica. Se ognuno riflette, se la costruisce da sé. Il guaio è che se usiamo lo stesso criterio nell’ambito religioso, dove oltretutto il rispetto delle leggi dovrebbe essere solo frutto dell’amore, per Dio e il prossimo si diceva domenica scorsa, ci inganniamo da soli. Gli ebrei del tempo di Gesù erano subissati da una caterva di norme, tanto che il Maestro un giorno è sbottato contro i sacerdoti stessi, accusandoli di caricarle sulle spalle altrui, ma di guardarsene bene dall’osservarle. Anche là senz’altro si eludeva, quando si riusciva a non dare nell’occhio. A noi non è concessa questa possibilità: oggi nel Vangelo il Messia chiarisce che non è venuto per abrogare alcunché, ma solo a perfezionare. E come? Molto semplicemente introducendo un “metodo” nuovo: se mi ami, se mi dici che per me saresti disposto a tutto, allora comportati di conseguenza, con me e con il prossimo tuo che mi rappresenta. In buona sostanza non ci obbliga a fare nulla per forza, neanche a rispettare i precetti, ma su tutto misura il bene che diciamo di volergli. Fare le “scarampetole” con Lui, allora, non serve.
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Inserito il 13 Febbraio 2020 alle ore 13:30 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 16/2/2020. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 13 Febbraio 2020 alle ore 13:15 da Don Gianni Antoniazzi
Israele ha sempre compreso quanto fossero importanti le feste. Servivano a sostenere l’unità del popolo e a rafforzare il legame di fede con Dio. Anche oggi è prezioso per il territorio festeggiare il Carnevale
Domenica 16 febbraio, nel primissimo pomeriggio, c’è la festa di carnevale per i bambini delle elementari, i ragazzi delle medie, i genitori e chiunque volesse aggiungersi. Da principio sembrava che quest’anno mancassero le forze per l’organizzazione. Poi gli amici del patronato, con l’aiuto di alcuni capi scout, catechisti, animatori e adulti, hanno preparato questo appuntamento che non solo ci sostiene a livello sociale ma ci aiuta anche a trovare un passo comune per diventare una famiglia più unita.
Chiedo per cortesia agli adulti di fare il possibile per essere presenti con la famiglia e i figli. Domando a chi può di portare qualcosa da bere o da mangiare per condividerlo insieme. La festa si svolgerà anche col brutto tempo, approfittando degli spazi al piano terra del patronato, del Lux e della sala giochi dove possono stare più di 200 bambini.
La festa è ambientata nel Far West. L’appuntamento è dalle ore 14:30 alle 17:30.
don Gianni
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Inserito il 9 Febbraio 2020 alle ore 09:44 da Plinio Borghi
La ciliegina sulla torta è l’ultimo tocco che si dà a un’opera prima di dichiararla completamente finita, della serie “anche l’occhio vuole la sua parte”. In effetti, non ci si riferisce a una guarnizione necessaria, poiché la sostanza è ben altra e il più delle volte quella essenziale nemmeno si vede, ma guai se questa venisse meno! Per una costruzione muraria potrebbero essere le fondamenta, il cemento armato, le pietre, tutto poi ricoperto da intonaco; oppure in una struttura di legno il legno stesso, le travi e così via. Non parliamo del campo culinario, dove c’è un elemento che, se manca o è eccessivo, potrebbe rovinare qualsiasi raffinato menù: il sale. Ed è proprio questo che Gesù oggi prende a paragone per definire il ruolo del cristiano. A quale enorme responsabilità siamo chiamati! Essere il sale della terra è dire che senza il nostro apporto ogni situazione si svilisce, diventa inconsistente, perde ogni appetibilità. Non ci è richiesto appunto di apparire, non siamo un fattore di contorno, come la ciliegina sulla torta, bensì essenziale. Come esprimere questa essenzialità? Dando corpo nei fatti al Vangelo, dimostrando cioè la nostra coerenza ai due semplici comandamenti che il Maestro ci ha dato e nei quali sono riassunti tutti gli indirizzi contenuti nella Bibbia. Il minimo comun denominatore fra loro è l’amore, verso Dio e verso il prossimo: non c’è l’uno senza l’altro. Lo dice anche San Paolo, che potremmo essere pure superlativi in tutto, ma se ci manca la carità siamo bronzi che suonano a vuoto o, per restare in tema, un sale che non dà sapore, buono solo ad essere calpestato. Attenti, però, a non eccedere nella platealità del nostro agire: otterremmo l’effetto opposto, come per il sale troppo abbondante e saremmo rifiutati. Dobbiamo allora nascondere la nostra luce sotto il moggio, agire cioè nel nascondimento? Certo che no, altrimenti a che serviamo? Anzi, Gesù ci dice che la lanterna, per far luce, va posta in alto. E allora come conciliamo le due cose? Col metodo, che poi diventa sostanza, dell’umiltà, altro grande insegnamento del nostro Maestro. Le opere buone si vedono bene, senza bisogno di muoversi con ostentazione. Noi non brilliamo di luce propria, ma della luce del Cristo, di cui siamo portatori e interpreti. La parola d’ordine oggi ci viene direttamente dalla colletta: essere ardenti nella fede e instancabili nella carità. Il ruolo di luce e sale della terra diventa allora una logica conseguenza.
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