Il blog di Carpenedo

Il blog di Carpenedo
La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Il pellegrinaggio in terra ligure…

Inserito il 31 Agosto 2014 alle ore 11:59 da Plinio Borghi

Il pellegrinaggio in terra ligure, che la nostra comunità inizierà domani, mi richiama come ogni anno la peculiare condizione del nostro passaggio in questo mondo: siamo tutti pellegrini e fede vuole che per raggiungere la meta dobbiamo sostenere il cammino nutrendoci di tutto quello che abbiamo a disposizione, dal divertimento alla cultura, dalla condivisione alla carità e così via. Sono i principi che presiedono da sempre all’organizzazione di questa bella esperienza ed è per ciò che essa non riguarda solo i partecipanti, ma coinvolge tutta la parrocchia. Così è o dovrebbe essere anche per le altre attività che di volta in volta mettiamo in cantiere, il cui risultato deve costituire un patrimonio per tutti. Infatti, ogni volta lo scambio di preghiere tra chi partecipa e chi resta è prassi e viene sollecitato, perché non venga mai meno la sintonia, elemento indispensabile perché ogni comunità, dalla più piccola (la famiglia) alla più ampia, possa definirsi tale. Chi non condivide questa logica, chi tende a chiudersi in se stesso o t’incentiva a godere delle cose effimere della vita, improntandola all’usa e getta, va tenuto alla larga alla pari del diavolo tentatore, perché non investe secondo il disegno del Creatore. Lo afferma proprio oggi il nostro compagno di strada più autorevole, Gesù stesso, che ha scelto di camminare con noi e di vivere la nostra esperienza appieno e fino in fondo per mostrarci come ci si attrezza, qual è la meta cui tendere e le difficoltà che dobbiamo superare per farcela, morte inclusa. E a chi parla il Maestro? Sempre al buon Pietro, che spontaneamente vorrebbe evitargli la sorte prevista dal Padre, e lo apostrofa addirittura come “Satana”, invitandolo a togliersi dal suo cammino perché gli è d’inciampo. Naturalmente una delle “attrezzature” di cui dobbiamo dotarci per compiere un cammino di fede e perseguire la salvezza è proprio la croce, intesa come fatica del vivere quotidiano, ma anche gioia per quello che ci viene riservato, già in questa fase, ma soprattutto in quella successiva. Non è una croce pesante. Ce l’ha detto Gesù pure qualche domenica fa: il suo giogo è dolce e leggero. Egli stesso la sua Croce l’ha persino abbracciata quando è giunta l’ora. Ma come tutte le cose bisogna saperla portare nel modo giusto, altrimenti peserà, eccome!, e lo sforzo sarà vano. Con questo spirito, ci auguriamo un buon pellegrinaggio.

Non c’è nulla di educativo

Inserito il 29 Agosto 2014 alle ore 08:00 da Don Gianni Antoniazzi

Tornato dai campi, ho trovato alcuni uomini stabilmente presenti qui in centro a Carpenedo che domandano offerte e trattano con fare altezzoso i passanti…

fotoDomenica scorsa, fuori della chiesa, due uomini chiedevano con insistenza un’offerta a chi usciva da Messa

Sono parte di un gruppetto di quattro persone che oramai da qualche mese si fa vedere per il centro di Carpenedo, anche nei giorni feriali. Infastidiscono i passanti, entrano nei negozi, cercano di tutto.

Hanno sui 30 anni. Sono in Italia da un lungo periodo. Non hanno mai lavorato.

Anche la parrocchia ha dato loro da mangiare. Mai denaro. Domenica scorsa sono andato a parlarci insieme per l’ennesima volta dicendo che non sono d’accordo col loro stile: sono sani e robusti, hanno un’età più che adeguata ad assumersi responsabilità. Che ricerchino un qualsiasi lavoretto e provino ad affrontare la vita con uno stile diverso. Uno di loro, quello in primo piano per intendersi, mi ha risposto con un tono del tutto sfrontato che lui di lavorare non ha alcuna voglia e che in Italia si sta meglio senza far niente.

Quando gli ho detto che “l’Italia è fondata sul lavoro”, ha cominciato a borbottare che “no comprende italiano”.

Se ne sono andati quando ho preso il telefono per chiamare la polizia. Vedo che sono già tornati.

Scrivo per tre ragioni. La prima. Hanno ragione loro: abbiamo organizzato uno Stato dove, a dispetto della Costituzione, se non si fa nulla si vive lo stesso e anche meglio. Ci meritiamo il male di cui siamo causa. La seconda: la carità sta nella crescita della persona amata. Dare un euro a questi tali è assecondare il loro capriccio e la loro pigrizia: non c’è nulla di evangelico e questo è il pensiero del parroco. Terzo: se queste persone vengono è perché qui trovano. Per piacere smettiamo di sostenerli in questo modo.

don Gianni

Orario delle Sante Messe

Inserito il 28 Agosto 2014 alle ore 08:12 da Redazione Carpinetum

Attenzione: fino a domenica 31 agosto compresa resta l’orario delle Sante messe estivo.
Dal 7 settembre riprenderemo il consueto orario invernale con le
celebrazioni delle ore 8.00; 9.00; 10.30; 12.00; 18.30.
Aiutateci a diffondere la notizia a chi torna dalle ferie.

Lettera aperta del 31 agosto 2014

Inserito il 27 Agosto 2014 alle ore 18:49 da Redazione Carpinetum

Pubblicata anche online lettera aperta del 31/8/2014. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Ricordiamo che il fondo del parroco e le meditazioni vengono pubblicate la domenica, coerentemente con il giorno al quale sono dedicate e cui spesso fanno riferimento.

Mostrare i muscoli…

Inserito il 24 Agosto 2014 alle ore 12:56 da Plinio Borghi

Mostrare i muscoli è una tendenza innata nel mondo animale e chi si informa anche episodicamente sul comportamento di taluni esemplari non può che darne atto, soprattutto con riferimento alla stagione degli amori o alla scalata per la guida del branco. In tutti è un fatto istintivo, presieduto dall’interesse primario della tutela e della continuità della specie. Noi umani non facciamo eccezione a questa pulsione, che dovremmo tuttavia temperare con l’uso della ragione della quale siamo dotati, anche perché avremmo ben altri mezzi di salvaguardia e lo scontro non aiuta la continuità della specie, ma contribuisce semmai a distruggerla. Tuttavia, a guardarci attorno e senza rinvangare la storia, non sembra proprio che facciamo tanto buon uso di questa grande differenza di cui ci vantiamo, né fra di noi né in definitiva verso la natura stessa, la quale continua invece (e invano) ad insegnarci tante cose utili. Non passa giorno, infatti, che non giunga notizia di sfide (la questione Russia e Ucraina, Israele e Palestinesi, ecc.), minacce reciproche (es. embarghi e conseguenti ritorsioni) e aggressioni a sfondo politico-religioso come quella in atto in Iraq e in Nigeria, senza contare i moti di guerra civile interni ai singoli paesi. Sanno tutti, vuoi per ragioni storiche, vuoi per evoluzione culturale e non da ultimo per i livelli raggiunti dalla tecnologia, che ci aggiornano in contemporanea su tutto quanto sta accadendo nel mondo, che gli scontri di qualsiasi natura sono perfettamente inutili, però poi si cede alla provocazione non appena qualcuno mostra per primo i muscoli. Se fossimo altrettanto solerti nel manifestare la nostra fede nei suoi reali aspetti, neutralizzeremmo molte più provocazioni e demoliremmo molti più avversari e sopraffazioni. Ma tant’è, anche il non far un uso corretto dei doni che abbiamo ricevuto è un po’ innato nel genere umano. Da tutte e tre le letture della liturgia di oggi ci arrivano segnali in tal senso e in particolare nel vangelo all’irruente e buon Pietro, che ci consegna una lezione di fede, Gesù cosa risponde? “Beato sei tu, perché né la carne né il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”. Ecco il riscontro del dono da anteporre ai nostri istinti! Lo conferma ancora Gesù un attimo dopo: “Su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Ogni altra base e ogni diverso fondamento provocheranno il crollo di tutto quello che noi pensiamo di costruirci sopra.

Alcuni dati che spaventano

Inserito il 24 Agosto 2014 alle ore 08:00 da Don Gianni Antoniazzi

Qualche settimana fa è arrivato l’ennesimo bilancio di un’Italia in via di estinzione: nel 2013 sono nati 514mila bambini, record negativo degli ultimi 150 anni.

L’Italia non ha mai avuto così poche nascite dal tempo dell’unità nazionale: l’Istat conferma che nel 2013 abbiamo toccato il fondo.

Il dato tiene conto anche delle famiglie immigrate e nemmeno la loro presenza risolleva la situazione. La prospettiva futura spaventa ancor di più: potremmo assistere ad un crollo, visto il ridotto numero di persone in età fertile, con conseguenze, per esempio, nell’equilibrio previdenziale e sanitario.

Molti danno colpa alla crisi. Eppure negli anni 60, in un clima ben più austero, abbiamo avuto il boom demografico. Qualche altro punta il dito contro gli scarsi servizi per neonati, ma in passato non c’erano sicuramente più asili, parchi giochi o altre forme di assistenza ai piccoli.

A mio parere le considerazioni sociali ed economiche, che pure hanno importanza, non sono decisive. Il libro dell’Esodo ci ricorda che Israele si moltiplicò proprio quando il Faraone lo colpì più duramente. Nella striscia di Gaza, per dirne una, pur sotto le bombe, nascono 5 volte più bambini che da noi: in quel luogo l’età media è di 18 anni, mentre da noi di 40!

A mio parere siamo diventati nazione stanca, senza speranza per l’avvenire e senza voglia di sacrifico. Siamo egoisti e dare la vita per i figli non ci interessa più. Crediamo sia meglio badare a se stessi, goderci il tempo, liberi da vincoli e imprevisti.

Anche in questo caso, il Vangelo sarebbe una forza nuova, del tutto efficace e convincente.

don Gianni

Lettera aperta del 24 agosto 2014

Inserito il 22 Agosto 2014 alle ore 16:43 da Redazione Carpinetum

Pubblicata anche online lettera aperta del 24/8/2014. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Ricordiamo che il fondo del parroco e le meditazioni vengono pubblicate la domenica, coerentemente con il giorno al quale sono dedicate e cui spesso fanno riferimento.

L’estate che non c’è…

Inserito il 17 Agosto 2014 alle ore 12:15 da Plinio Borghi

L’estate che non c’è può farci mancare tutto, ma non il ferragosto e con esso la festa dell’Assunzione di Maria in cielo, una di quelle che mi sono più care per due aspetti: l’uno per essere il giusto epilogo di un rapporto d’amore che non poteva esaurirsi in un normale processo umano; l’altro perché il fatto è foriero di prospettive analoghe anche per noi. Se poi ci addentriamo nella relativa liturgia, scopriamo tutti gli elementi che hanno reso Maria protagonista di questo fenomeno e che si riassumono nella “disponibilità” a farsi strumento di un piano sconvolgente che non ha pari. L’attualità quest’anno ha fatto precedere la feria d’agosto con il tormentone verso il primo passo di una riforma costituzionale, quasi a voler sottolineare che anche nel nostro piccolo non possiamo aspirare a livelli decenti se non ci rendiamo disponibili ad un totale sconvolgimento dello status quo. Certo, lo spettacolo che ci è stato propinato non ha nulla a che vedere con l’apertura e l’umiltà adottate dalla Madonna, anzi, lo squallore con cui si è imbrattata la democrazia lascia presagire un seguito poco edificante, ma speriamo che un pizzico di illuminazione si faccia strada in chi crede di rappresentarci in quel modo. C’è un concetto che deve conformare la vita di tutti: non ci si dà a piccole dosi, centellinando l’attenzione all’interesse collettivo in funzione di ben più preponderanti interessi personali o di parte. Se la fanciulla di Nazareth avesse agito così, ce la staremmo ancora sognando la Salvezza! E che Gesù pretenda il massimo, fino all’annullamento di noi stessi per la causa, lo dimostra anche la liturgia di questa domenica, dove assistiamo in apparenza ad un Maestro di una scortesia quasi fastidiosa verso una povera cananea che perora la causa della guarigione della figlia. Perfino gli apostoli, con aria da sufficienza, lo implorano di esaudirla, pur di togliersela dai piedi. Ma Gesù continua nella provocazione finché non ottiene dalla donna una totale negazione di sè, tale da configurarsi col ruolo del cagnolino che raccoglie le briciole dal tavolo del padrone. “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”, è stata la logica conclusione del Messia, ansioso di esternare la sua misericordia, che è per tutti, come ci dice oggi anche San Paolo. Ma che non si accende se dall’altra parte c’è riserva mentale, grettezza o, peggio, inganno.

Ecco perché resto cauto

Inserito il 17 Agosto 2014 alle ore 08:00 da Don Gianni Antoniazzi

Mi contesteranno i buonisti aperti all’integrazione con ogni “lontano”, ma del tutto chiusi quando un “vicino” la pensasse in modo lievemente diverso. Pazienza, scrivo lo stesso: la franchezza è la cosa migliore.

Nella moschea di San Donà era giunto un nuovo imam: 27 anni, senza lavoro, si chiama Abdelbar Raoudi. Circa un mese fa, nel suo sermone del venerdì, ha condannato gli ebrei e ha supplicato Allah perché li conti uno per uno e li annienti: citazioni del Corano, mica parole sue, ma suonano ugualmente in modo sinistro.

Alcuni ammiratori hanno pubblicarlo su internet il sermone, per l’edificazione degli assenti. Tutto in lingua araba, s’intende, ma con qualche sottotitolo in inglese. Se non che qualcuno ha guardato il video e ne è piovuta una denuncia (pare per qualche contrasto interno). Sta di fatto che l’imam è stato espulso dall’Italia per incitazione alla violenza. La traduzione del sermone è corretta. I tentativi di sminuire le affermazioni risultano strampalati.

L’imam era un giovane di “belle speranze”, libero dalla “vecchia mentalità”, aperto ai pensieri moderni. E comunque ha auspicato lo sterminio di un popolo. Ci sono ben altri imam, più saggi e prudenti; dispiace però che non abbiano condannato il gesto. Valgono le parole di papa Francesco: nessuna religione ci autorizza a far guerra.

A mio parere, molti amici musulmani stanno partecipando all’azione sociale, economica e morale del nostro povero Paese. Danno il proprio contributo e trovano strade di dialogo in mezzo a tante difficoltà. Perché aumentare le tensioni? Personalmente ritengo che l’ingresso di nuove religioni in Italia farà comprendere meglio il volto del cristianesimo.

Seminare rabbia però fa male a tutti. E, sinceramente, prima di nuove moschee chiederei almeno una regola: se non c’è nulla da nascondere nella predicazione si usi il linguaggio che tutti possono capire; qui a Venezia l’Italiano. La pace parte anche da qui.

don Gianni

Lettera aperta del 17 agosto 2014

Inserito il 14 Agosto 2014 alle ore 20:19 da Redazione Carpinetum

Pubblicata anche online lettera aperta del 17/8/2014. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

« Articoli precedenti