Lettera aperta del 2 ottobre 2016
Inserito il 28 Settembre 2016 alle ore 17:51 da Redazione CarpinetumAbbiamo inserito nel sito lettera aperta del 2/10/2016. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Un saluto vale molto: indica un legame, offre serenità, mostra amicizia, dà conforto e fraternità. Nei sentieri di montagna ci si saluta con passione, ma in città ci contentiamo di un timido cenno di capo. “Ciao” è parola conosciuta in tutto il mondo (viene dal nostro s’ciavo) e proprio noi fatichiamo a salutarci. Il Vangelo di salvezza inizia col saluto dell’Angelo a Maria: ave (xαῖρε) “salute”, e si conclude con shalom “pace”, il saluto del Risorto nel cenacolo. Gesù raccomanda ai suoi di salutare le famiglie: “Pace a questa casa” (Lc 10,5) e Maria si mette a servizio di Elisabetta con un saluto che la fa danzare di gioia. Oramai ci siamo abituati a vivere da estranei: in bus, in sala d’attesa, al mercato, quando camminiamo in centro stiamo gli uni accanto agli altri da forestieri. Io per primo faccio fatica a ricordare i nomi e talora sono così sopra pensiero da dimenticare un buongiorno a chi incontro. Chiedo scusa.
Invito me stesso e chi legge a fare un passo di coraggio e a porgere per primo il saluto. Ne guadagneremo in vitalità.
don Gianni
Spensierati e buontemponi, che passate la vita accumulando e gozzovigliando, non tira aria per voi dalle parti dell’evangelista Luca. È da un po’ che pare ce l’abbia con voi e si schieri con i poveri. Fosse ancora tra noi, l’avreste certamente annoverato fra certi movimenti e tacciato di populismo. Oggi, per stare in tema, interviene con la parabola del disastrato Lazzaro che mendicava almeno le briciole che cadevano dal tavolo del gaudente, avendo in cambio solo l’attenzione dei cani, certamente più ben trattati di lui. Si sa com’è andata a finire. Comunque Luca è in buona compagnia del profeta Amos, che lancia strali contro coloro che, presi dal gozzovigliare, non si curano “della rovina di Giuseppe”, dice Amos; in sostanza di chi sta peggio, è il senso. “Perciò andranno in esilio in testa ai deportati”, prosegue il profeta. Sembra proprio che le sacre scritture siano concordi nel condannare il benessere e nell’esaltare la miseria. Niente di tutto questo. Piuttosto, se da una parte è normale che laddove nulla e nessuno ti dà sollievo ci si affidi di più alla fede, dall’altra è altrettanto scontato che non se ne curi chi ha la mente impegnata in ben altri obiettivi, come l’accumulare ricchezze e godersele. Ovvio che la famosa frase di Gesù “è più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per il ricco andare in paradiso” sia conseguente. Con ciò non significa demonizzare tout court la ricchezza, bensì il modo con il quale viene usata. Se diventa solo un fine, il cervello ne risulterà obnubilato; se invece è il mezzo per condividerla con chi ha meno, ci si accorgerà più agevolmente che può diventare anche un buon veicolo per il Regno dei cieli, come si diceva la volta scorsa. Nemmeno è scontato che il diseredato abbia a priori la strada spianata: nessuno auspica un mondo o una vita di stenti, anzi, tutti si devono dar da fare per valorizzarla al meglio, anche se non sempre ci si riesce e non sempre per colpa nostra. Un bel monito ci viene da San Paolo in dialogo con Timoteo. Dopo aver denunciato l’atteggiamento dei dissoluti, aggiunge oggi: “Tu, uomo di Dio, fuggi da queste cose; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla mitezza. Combatti la buona battaglia per la fede…”. Se sprechiamo la nostra vita, siamo tutti dei dissoluti, ricchi e poveri, e avremo perso l’occasione per combattere la buona battaglia per la fede, per raggiungere la vita eterna alla quale tutti siamo stati chiamati.
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 25/9/2016. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
La presenza religiosa sta calando. I sacerdoti ordinati a giugno sono andati a Quarto d’Altino, a Caorle e a Favaro. Uno continuerà gli studi. Nessuno a Mestre e il prossimo anno non ci saranno ordinazioni. Il monastero delle Carmelitane chiude e i Conventuali lasciano il Sacro Cuore. Non basta: domenica scorsa un sacerdote ha rinunciato al ministero. Nessuna condanna, ma a 50 anni avrebbe potuto sostenere una parrocchia importante. Notizie pesanti, insomma.
Qualcuno confida nella responsabilità dei laici. Giusto, ma nei fatti pochi sono disposti a portare le pesanti responsabilità quotidiane. Altri immaginano di dare il sacerdozio a gente sposata. Anglicani, Evangelici e Maroniti da tempo lo fanno, eppure sono alla frutta peggio di noi. Nel mondo ortodosso non va meglio e tanti sacerdoti sono addirittura divorziati. Qualcuno parla del presbiterato alle donne. Nessun dogma lo vieta.
Laddove si è fatto, non si sono però risolti problemi, anzi sono nate divisioni.
Avremo i sacerdoti dalle missioni? Uno è venuto, ma niente da fare: ciascuno va meglio nel suo ambiente. Qui abbiamo le nostre necessità e la mentalità di un africano, per esempio, fatica a incontrarsi con le attese di un giovane mestrino.
Bisogna ammettere che i neocatecumenali invece continuano ad avere vocazioni e molte: al sacerdozio, alla vita religiosa e al matrimonio con tanti figli.
I fatti parlano e zittiscono le idee. Quando la fede è proposta con passione e vissuta in una comunità di fratelli, quando la si propone in modo sereno ai giovani, c’è spazio perché la vita fiorisca con abbondanza. Di questa vita avrebbe bisogno anche il nostro territorio.
don Gianni
“El mondo xe dei furbi!”, ammiccò il conducente della piccola utilitaria al proprietario di un grosso SUV, al quale aveva appena sottratto l’unico posto disponibile, a ridosso del muro delle suore, nel parcheggio nell’area del mercato di Mestre mentre questi era impegnato a far manovra per potervisi inserire. Il buggerato non fece una grinza. Fece il giro del piazzale, si ripresentò di muso, accelerò e schiacciò la modesta autovettura addosso al muro, facendone polpetta davanti agli occhi esterrefatti del provocatore. Poi, con nonchalance, scese e, consegnandogli un biglietto da visita, rispose: “El mondo xe de chi che ga schei!”. Squallido, ma variamente significativo del modo con il quale investiamo il nostro potenziale umano nelle cose più meschine di questo mondo. Evidentemente indefettibili da sempre, se anche il vangelo di oggi (ma direi tutta la liturgia) è impostato su questo dualismo: il potere e la ricchezza da una parte, con il modo per usarla correttamente, e la furbizia dall’altra, diretta a essere impiegata in modo disonesto verso chi riteniamo avversario solo perché ha più di noi. Due estremi che possono arrivare anche al reciproco apprezzamento, quando Gesù riferisce che il padrone lodò l’amministratore infedele perché aveva agito con scaltrezza, al fine di garantirsi un minimo di futuro dopo il licenziamento. Tuttavia entrambi sono destinati ad elidersi, se non modificano il tiro: l’uno usando le proprie risorse con più attenzione verso il povero (v/ anche I lettura), calpestato per ansia di arricchimento personale; l’altro affinando la propria scaltrezza per fini onesti e per rendersi più affidabile davanti agli uomini e di conseguenza davanti a Dio. “Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto”, continua il vangelo, ma avverte: “Nessun servo può servire a due padroni … Non potete servire a Dio e a mammona”. Vale per tutti e San Paolo, nella seconda lettura, raccomanda proprio di pregare per tutti gli uomini, per i re e per quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla, con pietà e dignità. Di una finezza unica, che tende ad evitare ire e contese inutili, come dirà subito dopo, sostenendo che Dio vuole che tutti si salvino. Basta allora perdere il tempo a piantare paletti solo per rivalsa e agiamo invece di concerto, ciascuno nel proprio ruolo, per perseguire una tranquilla e proficua convivenza, utile a camminare assieme verso l’obiettivo comune: la Verità.
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 18/9/2016. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
La Scrittura Divina (Qoèlet) comanda di godere la vita. Al tempo di Gesù un celebre rabbino, Hillel, affermava che Dio ci chiederà conto delle gioie che non abbiamo saputo assaporare. Su questo tema anche il Vangelo è chiaro: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Gesù non mortifica l’uomo, ma indica la strada per una felicità completa: il dono della vita. Egli stesso non è venuto per farsi servire, ma per servire.
Questa parrocchia ha sempre avuto una grande tradizione di servizio. In questi anni però il lavoro è sempre più esigente e la pensione giunge più tardi. Pazienza. Il servizio resta la condizione per la gioia. In parrocchia servirebbe qualche disponibilità, anche maschile, per le pulizie. Sono necessari nuovi catechisti. È necessario un aiuto grande fra gli amici del patronato: accudire i ragazzi nello svago è un annuncio prezioso del Vangelo. Fra poco cercheremo altri insegnanti per il dopo scuola. Il Signore ha dato talenti in abbondanza a tutti. Pensiamoci.
don Gianni
C’è qualcosa di indigesto sullo stomaco e non va né su né giù, quando riscontri che nella vita l’attenzione, che presumi ti sia dovuta, va invece a favore di chi, non la merita. Si ha un bel dire che ci si comporta bene a prescindere, che non si deve giudicare, che non lo si fa per ottenere un riconoscimento o la riconoscenza, ecc. ecc.; ma quando vedi che i figli degeneri godono di attenzioni maggiori, che i genitori inetti, alla prima cosa buona che fanno, vengono portati dai figli in palmo di mano, che nelle compagini associative, civili e religiose i “fedeli” sono dati per scontati, mentre ai “lontani” si fa una corte assidua per avvicinarli, allora ti viene istintivo sbottare. Non parliamo poi di tutte le agevolazioni che vengono messe in atto per gli ex qualcosa (carcerati, tossicodipendenti, perseguitati e così via): da rimpiangere tutto lo sforzo e la buona volontà che tu, “normale”, hai dovuto spendere per conquistarti un minimo di posizione. Se poi aggiungiamo che a più di qualcuno, lungi dal sentirsi un gratificato, avanza anche di prenderti in giro se non ce l’hai fatta c’è da schiattare. Oggi c’è in gioco il tipo di accoglienza da una parte (alloggio e supporti profumatamente pagati in alberghi o comunque in strutture coperte e con servizi) e la carente risposta sociale riservata ai cittadini residenti dall’altra (gente sfrattata che dorme in macchina, famiglie smembrate, disoccupazione), con i conseguenti battibecchi e rivendicazioni che esplodono da tutti i dibattiti televisivi. E poi ti capita fra le mani la liturgia di oggi che è in sintesi la saga degli ex, dal fedifrago popolo eletto al convertito San Paolo e fino al figliol prodigo del vangelo: un’esplosione di Misericordia divina da lasciare esterrefatti! A rincarare la dose Gesù rigira il dito sulla piaga: “Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”. È qui che ti prende la depressione, perché ti accorgi di non aver capito niente, di aver letto, da cristiano, i fatti con un’ottica sbagliata. Tu fai parte di quelli che gioiscono, di quelli che hanno sempre goduto dell’eredità, perché sei in simbiosi col Padre. Tu sei lo strumento del quale il Padre si serve per la conversione, sei il pastore che recupera la pecorella smarrita e impara ad essere il tramite per elargire la Misericordia divina. Piuttosto che cadere in pensieri negativi, viviamola bene e preghiamo con le parole del salmo responsoriale: “Donaci, Padre, la gioia del perdono”.
Fino allo sfinimento mi permetto di riportare ancora gli orari della catechesi per il prossimo anno scolastico 2016-2017, così che le famiglie che vogliono dare ai figli una formazione secondo Cristo e i sacramenti della fede sappiano regolarsi e gestire i propri impegni:
Scrivo queste righe dalla Croazia dove sono in pellegrinaggio con un gruppo di parrocchiani. E qui sono stato raggiunto da una notizia che divulgherò quando sarà più chiara. È sufficiente dire che la catechesi di 2a elementare, inizialmente prevista per il giovedì alle ore 16.45, potrebbe essere anticipata al mercoledì, sempre alla stessa ora.
Segnaliamo che, per le elementari, se ci fosse un gruppo sufficientemente nutrito per ogni classe di catechesi, la parrocchia cercherà di fare anche un secondo turno il sabato mattina alle ore 10.00.
Ricordo anche che sono previste le riunioni coi genitori. Quest’anno abbiamo pensato di non appesantire la prima settimana di scuola con altri incontri. Le riunioni saranno dunque nella settimana successiva con questo calendario:
È brutto dirlo, ma è anche giusto che si sappia che la riunione è obbligatoria anche perché in alcuni casi è una delle poche occasioni in cui ci si vede col parroco e gli si possono rivolgere domande. La catechesi per elementari, medie e superiori inizierà da lunedì 26 settembre.