Il blog di Carpenedo

Il blog di Carpenedo
La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Lettera aperta del 2 ottobre 2022

Inserito il 29 Settembre 2022 alle ore 12:33 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 2/10/2022. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Lettera aperta e altre informazioni sulla parrocchia possono essere consultate anche tramite il nostro bot Telegram ufficiale:
https://t.me/ParrocchiaDiCarpenedoBot

Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.

Scelte troppo miopi

Inserito il 29 Settembre 2022 alle ore 12:04 da Don Gianni Antoniazzi

Ora che le elezioni si sono svolte e non c’è pericolo d’influenzare il voto di alcuno si può dare un parere Il parroco, chiamato al servizio, ha il dovere di porgere qualche idea per il discernimento di ciascuno.

Le elezioni si sono concluse e posso esporre qualche modesta opinione senza influenzare il voto di alcuno.

Intanto ringrazio chi ha interpretato la politica come vocazione al bene comune. Confesso poi qualche mia perplessità. C’è per esempio la disgregazione dei partiti: a livello nazionale abbiamo avuto 23 liste, compreso il “partito della follia creativa”. Di queste, 16 non hanno superato il quorum, tra le quali 11 sono rimaste sotto l’1%. La gente premia chi si rinnova e crea alleanze solide. Distinguere a tutti i costi la propria identità non premia. Serve unire le forze.

Come in passato, così anche oggi non capisco chi “canta vittoria”. Le crisi in atto sono così dure che non ha senso brindare. Bisognerà invece mostrare di saper portare i pesi altrimenti la folla che ha gridato “osanna” urlerà “crocifiggilo”.

A proposito di miopia bisogna capire che gli italiani sono più nobili e intelligenti del previsto. Per esempio: la volgarità di Sgarbi che ha offeso i concorrenti non è stata premiata. Mentre invece c’è stato un riconoscimento per Conte che ha sollevato un partito in caduta libera (Di Maio ha raccolto uno “zero virgola”).

L’aspetto più delicato è l’astensione. Qui a Carpenedo è stata meno grave, ma a livello nazionale ha raggiunto il 36%. Male. Secondo il mio modesto parere è miope delegare altri sulle decisioni del futuro. Alcuni dicono che erano lontani da casa per lavoro. Allora serve andare verso il voto elettronico. Già le banche permettono un bonifico da ogni parte del pianeta e lo fanno in sicurezza. Lo Stato italiano sembra fermo al censimento di Cesare Augusto, dove ciascuno andava a farsi registrare nella propria città. Cose dell’altro mondo.

don Gianni

Le cicale andranno in Paradiso?

Inserito il 25 Settembre 2022 alle ore 10:09 da Plinio Borghi

Le cicale andranno in Paradiso? Bella domanda. Teoricamente sì, anche se con molta difficoltà, verrebbe da pensare di primo acchito. Nell’immaginario collettivo e date tutte le similitudini contenute negli aneddoti e nelle varie fiabe, viene digerita molto meglio la formica, così lavoratrice, previdente e parsimoniosa, ma anche sul tirchietto, stanti ad Esopo. In effetti, nemmeno l’atteggiamento di quest’ultima è molto in sintonia con il Vangelo, non fosse altro che per tre motivi. Primo: ha fatto dell’accumulo di risorse la propria finalità di vita, ignorandone altri e parimenti utili risvolti; secondo: si erge a giudice dell’operato altrui e condanna di conseguenza; terzo: rifiuta quel minimo di solidarietà che la potrebbe affrancare dalla sua grettezza. C’è un particolare che sfugge a una troppo veloce lettura della favola: ognuna delle due protagoniste risponde alla propensione naturale che le è propria, per cui nessuna poteva agire diversamente. Anche la cicala, allora, ha fatto la sua parte, cantando senza alcun tornaconto, ma solo per la soddisfazione di chi ascoltava, ruolo che le è attribuito. In ciò sono più d’accordo con l’interpretazione che ne dà Gianni Rodari. La liturgia di oggi presta un po’ il destro alle figure in argomento, sebbene, trattandosi di persone, è più difficile appellarsi alle propensioni naturali. Infatti, gli “spensierati di Sion” descritti dalla prima lettura finiranno in testa ai deportati. E il ricco epulone del vangelo, chiaramente cicala, non ha certo giustificazione per la sua condotta dissoluta e si guadagnerà una bella nicchia all’Inferno, senza fermate intermedie. Del povero Lazzaro non si può dire che sia stato una formica, né avrebbe potuto esserlo, ma la sua pena gli è servita ad accumulare ben più di una riserva per una sopravvivenza stagionale: addirittura per l’eternità. Ora, poteva egli muoversi a pietà per la sorte del ricco e alleviargli un po’ di sofferenza? Non spetta a lui decidere, ma è Abramo stesso che interloquisce. Chissà, forse lui l’avrebbe anche fatto. Comunque emerge un dato dal dialogo che s’instaura: pure il ricco poteva fare una fine diversa, se avesse ascoltato Mosè e i profeti e cioè se avesse usato la sua ricchezza con un occhio di riguardo per chi non era come lui. In buona sostanza, anche noi siamo “dotati” di tutte le risorse e le prerogative per godere di ogni aspetto della vita, basta saperle investire bene, come si considerava domenica scorsa. Sì, allora sotto questo profilo, per le cicale le porte del Paradiso sono aperte

Elezioni

Inserito il 23 Settembre 2022 alle ore 08:31 da Don Gianni Antoniazzi

Ricordo che in questa domenica, 25 settembre, siamo chiamati a votare. Si sappia che noi cristiani abbiamo la responsabilità di essere costruttivi. Non deleghiamo il voto. Andiamo ai seggi ed esprimiamo il nostro punto di vista. Chi si astiene fa una scelta equivoca.

don Gianni

Lettera aperta del 25 settembre 2022

Inserito il 21 Settembre 2022 alle ore 20:30 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 25/9/2022. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Lettera aperta e altre informazioni sulla parrocchia possono essere consultate anche tramite il nostro bot Telegram ufficiale:
https://t.me/ParrocchiaDiCarpenedoBot

Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.

La preghiera ha bisogno di passione

Inserito il 21 Settembre 2022 alle ore 19:57 da Don Gianni Antoniazzi

Abbiamo cominciato l’anno pastorale invitando alla Messa le famiglie e i più giovani. Siamo felici per la presenza di tanti. Chi ha talenti per animare la Messa venga e la renda più degna del Vangelo.

Il Vangelo mette in bocca a Gesù queste parole: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!” (Mt 11,16-19). Gesù prende atto che la sua generazione non si è lasciata coinvolgere. È venuto Giovanni il Battista con una vita austera e la gente non si è convertita. È venuto Gesù con la proposta pasquale e molti sono rimasti a guardare.

La fede non è un fatto da spettatori che prima vogliono osservare e poi decidono. La fede chiede affetto e passione fin dall’inizio. Sono principi che valgono anche per la preghiera della Messa e in modo del tutto particolare per le celebrazioni frequentate dai più giovani. È importante che vedano adulti appassionati e appassionanti che sanno chi sono e perché ci sono.

Qui penso ai nostri amici di seconda media che da domenica scorsa hanno cominciato a partecipare alla S. Messa delle 12:00. Erano abituati alle 9:30 dove si canta con gioia. Per carità: hanno trovato una Messa piena di gente per la presenza di sei battesimi. Ma i giovani erano ancora latitanti. Il risultato è stato di una celebrazione piatta sul versante del canto, con la bandiera dell’organo sostenuta da Giovanni e poco altro ancora.

È necessario che molte persone, a vario titolo, diano una mano a creare un clima coinvolgente. Certo: bisogna ringraziare chi tiene sempre alta la partecipazione e in ogni momento dell’anno assicura la presenza. Siamo però al 6 meno meno, distanti da una vita di fede che mostra una comunità credibile.

don Gianni

Chapeau alla scaltrezza!

Inserito il 18 Settembre 2022 alle ore 10:04 da Plinio Borghi

Chapeau alla scaltrezza! Ovviamente a quella vera, quella che ti agevola a muoverti con destrezza nelle difficoltà della vita. Non è però da tutti e non a tutti è data in pari misura. E qui già sorge il primo inghippo, insito nel tendenziale rapporto di antagonismo presente in ciascuno di noi. La tentazione di usarla in forma distorta, solo per cavarsela meglio dell’altro (o detta più volgarmente per fregarlo) è in agguato. Il secondo risvolto diventa facilmente la disonestà, come quella dell’amministratore descritto nel vangelo di oggi, o, atteggiamento ancor più sopraffino, l’approfittarne per trarre indebiti vantaggi. È quello cui assistiamo anche attualmente con il problema energetico: molti sono presi per il collo a causa dell’eccessiva lievitazione delle bollette e sono costretti ad aumentare i prezzi e altri, pur non subendo danno alcuno, innescano sistemi speculativi, magari soft, per rastrellare guadagni maggiorati. Non è ovviamente questo l’uso consentito della scaltrezza, che in tal modo è ridotta a mera furbizia di bassa lega. Va da sé che in una società equilibrata tutte le nostre doti dovrebbero essere coltivate e rivolte al bene comune, per aiutare chi ne è meno provvisto, non per danneggiarlo; azione che poi alla fine si ritorce a nostro discapito. Gesù, nella pericope in esame, sembra citare a esempio il disonesto, ma in effetti sollecita i figli della luce a usarne il metodo per guadagnare punti per la vita eterna e perciò a non comportarsi con il Padre con la stessa ambiguità che propendiamo a usare fra noi. Infatti, finisce con il noto monito: non possiamo impunemente servire a due padroni e nella fattispecie Dio e la ricchezza. Lasciamo perdere chi addirittura usa il Primo in funzione della seconda, perché saremmo al massimo dell’autolesionismo, ma curiamo invece l’inverso, e cioè mettiamo in moto tutte le risorse in funzione del bene più duraturo, senza falsi intendimenti. Qui lasciatemi lanciare uno strale non tanto nei confronti dello scaltro o del furbo, quanto verso chi crede di esserlo, categoria molto diffusa e fastidiosa e, per me, la peggior genìa in circolazione: sei già povero di tuo, potresti stare tranquillo o metterti sulla scia di chi ti potrebbe aiutare e invece vai a inventarti quello che non sei, con la conseguenza di essere sempre sgamato. Purtroppo quella di credersi furbi è una presenza a tutti i livelli sociali. Se poi uno ci si mette anche con Dio… meglio una preventiva macina al collo.

Lettera aperta del 18 settembre 2022

Inserito il 14 Settembre 2022 alle ore 18:26 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 18/9/2022. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Lettera aperta e altre informazioni sulla parrocchia possono essere consultate anche tramite il nostro bot Telegram ufficiale:
https://t.me/ParrocchiaDiCarpenedoBot

Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.

Perché (r)esiste ancora una regina?

Inserito il 14 Settembre 2022 alle ore 18:16 da Don Gianni Antoniazzi

La morte di Elisabetta ha provocato reazioni in Inghilterra e nel mondo intero. La notizia ha monopolizzato l’attenzione su tutti i media e sui social ovunque. Alcuni, però, si interrogano sul senso della monarchia.

Mentre i media e i social invadono i nostri spazi con le notizie sulla morte della regina Elisabetta II, i più giovani si interrogano sul senso della monarchia. In particolare, due ragazzi delle medie mi hanno chiesto la ragione di un governo condotto da un monarca. Si tratta di un argomento complesso.

Pensate che in Europa le monarchie sono ancora 12, e cioè: 7 “regni” (Danimarca, Norvegia, Svezia, Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi e Belgio), 3 “principati” (Andorra, Liechtenstein e Monaco), e un “granducato”, il Lussemburgo. Pardon: ci sarebbe anche lo Stato del Vaticano, retto secondo criteri analoghi dal papa.

Perché però tanto legame con la regina d’Inghilterra mentre, per esempio, in Italia la questione monarchica è da tempo archiviata? Le ragioni sono molteplici e basta sfogliare Internet per capire. Qui bisogna sottolineare un fatto che qualcuno giudicherà marginale: durante la seconda guerra mondiale i regnanti d’Inghilterra sono rimasti al loro posto, incoraggiando sempre il popolo. Al rovescio, in Italia i monarchi han cercato la propria sicurezza.

Ecco: chi resta vicino anche nella “cattiva sorte” e aiuta le persone in difficoltà raccoglie affetto e riconoscenza. Gli altri (anche i partiti democratici) solo solitudine.

don Gianni

Godere di quel che si ha

Inserito il 11 Settembre 2022 alle ore 09:57 da Plinio Borghi

Godere di quel che si ha. Aggiungerei anche “godere di quel che si è”. Forse l’ho già raccontata, ma una volta, assistendo la Commissione di Assistenza della municipalità presso cui prestavo servizio, il discorso è scivolato sui vari aspetti di garanzia e di tutela in atto. Ne è uscito un elenco di massima che andava dai profughi dalmati e istriani a quelli libici, dagli ex combattenti e reduci agli ex tossicodipendenti, dagli ex carcerati agli ex deportati, dalle ragazze madri alle ex prostitute e così via. Al che un giovane componente, che si arrabattava con i suoi normali problemi di studio e di lavoro, se ne uscì sullo stizzito dicendo: “Qui per sfangarla bisogna essere un ex di qualcosa di negativo!”. Di primo acchito veniva spontaneo dargli ragione: troppe attenzioni sembrano rivolte a chi viene “recuperato”, addirittura con benefici che non si limitano ai diretti interessati, ma vengono pure ereditati dai posteri, mentre chi ha sempre vissuto nella correttezza e nella normalità incontra spesso porte sbattute in faccia. Ragionando così saremmo anche noi uomini “dalla dura cervice” co-me il popolo di Israele descritto nella prima lettura di oggi o come il fratello maggiore del Figliol prodigo raccontato dal vangelo. Inutile dire che Gesù s’infila decisamente contro corrente, affrontando le critiche dei farisei che borbottavano per le sue frequentazioni poco raccomandabili. Le similitudini della pecorella smarrita e della dramma perduta e infine la parabola del Padre misericordioso gli consentono di affermare chiaro e tondo che si farà più festa in Paradiso per un peccatore convertito che per tutti i giusti che non hanno bisogno di conversione. Il nostro Maestro vuol sottolineare il fatto che il solo aver avuto parte nel bene, mentre altri sono stati nel dolore e nella tribolazione, è già oltremodo gratificante, come lo è essere sempre stati fra gli eletti, a differenza di chi ha subito a lungo la sorte del diseredato e dell’emarginato. Anche la Chiesa mette tanto in risalto le grandi conversioni, come quella di San Paolo o di Sant’Agostino, proprio perché è il rientro all’ovile, il ritorno alla casa del Padre, che da valore a chi non se n’è mai allontanato. Rammaricarsene vuol dire non aver capito quanto invece sia bello aver sempre goduto di quel che si ha e di quel che si è. Tuttavia, mettiamo anche in conto la nostra fragilità umana: chi più e chi meno siamo tutti bisognosi della misericordia divina. Scandalizzarsi per chi ne ha ottenuto di più non serve.

« Articoli precedenti