Inserito il 31 Agosto 2016 alle ore 19:37 da Redazione Carpinetum
Da domenica 4 settembre 2016 riprende l’orario ordinario delle Messe Festive:
- ore 8
- ore 9 (messa del fanciullo)
- ore 10.30
- ore 12
- ore 18.30
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Inserito il 31 Agosto 2016 alle ore 19:14 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 4/9/2016. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 31 Agosto 2016 alle ore 18:54 da Don Gianni Antoniazzi
Il 24 agosto scorso un terremoto ha colpito alcuni paesi dell’Italia centrale. La parrocchia aderisce alla proposta della Cei per far luogo a una raccolta fondi domenica 18 settembre
Così ci scrive il Vicario Generale, Angelo Pagan.
La Chiesa di Venezia, nel partecipare al dolore delle vittime del terremoto che ha colpito il centro Italia, intende esprimere la propria vicinanza cristiana con la preghiera e la carità. In tutte le chiese del Patriarcato, domenica 18 settembre 2016, si preghi affidando i defunti alla Misericordia del Signore e i vivi al suo conforto, e si effettui una colletta con cui contribuiremo alla colletta nazionale della CEI. Grato per la vostra sensibilità, saluto tutti cordialmente nel Signore.
Nel Vangelo di domenica scorsa Gesù ha fatto una raccomandazione: che i discepoli invitino a pranzo anche chi non può restituire il favore. L’amore genuino non fa calcoli e non esige il ricambio.
Davanti a noi stanno i fratelli del centro Italia colpiti dal terremoto: facciamoli sedere al banchetto della nostra vita e sosteniamoli con un’offerta. Dopo le necessità della prima ora, essi devono affrontare la durezza dell’inverno e la ricostruzione del loro territorio. Carpenedo è sempre stata generosa: nonostante le difficoltà del tempo presente, continua ad essere una fra le zone più serene e dinamiche di Mestre. Domenica 18, durante le Messe, raccoglieremo dunque questo aiuto e di certo la gente non mancherà di mostrare il proprio cuore.
don Gianni
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Inserito il 28 Agosto 2016 alle ore 11:49 da Plinio Borghi
Un mondo di esaltati come il nostro rende ridicolo anche il solo termine di “umiltà”. L’umile è un perdente. Il più diseredato è convinto di dover insegnare e ritiene un diritto l’arrembaggio in tutte le circostanze in cui gli sia possibile. Non ha importanza se così mette in difficoltà gli altri o la società stessa: si arrangino anche loro! Questo atteggiamento genera una vera e propria cultura ed è contagioso, al punto che viene percepito anche oltre confine da chi poi viene accolto come ospite, il quale, oltre a rifiutare di farsi identificare o di chiedere asilo, se le sue mire sono dirette altrove, nel giro di ventiquattr’ore sa già come muoversi e come pretendere ciò che secondo lui gli è dovuto. Le guerre, inutili e stupide in ogni caso come tali, che si accendono un po’ ovunque hanno come base questa alterazione mentale e la storia anche recente ne è la dimostrazione più lampante: esaltati che trascinano popoli interi, il mondo intero, in conflitti epocali, che si sarebbero potuti tranquillamente evitare se solo fosse stato fatto un passo indietro. Passo che in ogni caso hanno dovuto poi compiere, volenti o nolenti, perché di solito finiscono per essere perdenti. Mi piacerebbe entrare nel cervello degli ultimi esemplari, quelli dell’ISIS, per capire quali sinapsi sono scattate per porsi quegli obiettivi assurdi e diventare ciò che sono. Non sono né i primi né gli ultimi che pensano di conquistare il mondo: ne abbiamo ovunque di menti malate che sotto sotto covano mire variopinte, anche se non lo danno soverchiamente a vedere. La liturgia di oggi ci offre una bella lezione di vita (e in parte anche di semplice galateo), ma soprattutto ci dimostra che velleitarismo, esaltazione e arrivismo sono esattamente agli antipodi della saggezza. Chissà per quale analogia, mentre ne meditavo i contenuti, mi è venuto in mente il famoso aneddoto delle due fette di torta messe in tavola, una grande e una piccola. Un maleducato si fionda subito su quella più grande e l’altro lo redarguisce: “Non sta bene, educazione vuole che avresti dovuto prendere la più piccola!”. E l’altro di rimando: “E tu cosa avresti preso?” “La più piccola!”, risponde il primo e il secondo a rincalzo: “Ecco appunto, te l’ho lasciata”. Sembra che non ci sia rimedio all’ignoranza arrogante. L’unico, per tutti, è una buona dose di umiltà. Nella modestia saremo amati dall’uomo e graditi a Dio. Lo dice la prima lettura, un testo piuttosto datato, ma mai passato di moda.
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Inserito il 24 Agosto 2016 alle ore 19:43 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 28/8/2016. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 24 Agosto 2016 alle ore 19:32 da Don Gianni Antoniazzi
Molti giornali hanno titolato che durante l’estate gli anziani sono rimasti soli in città. Per loro la parrocchia di Carpenedo ha organizzato i soggiorni ad Asolo con risultati straordinari
In questa settimana si concludono i soggiorni ad Asolo per gli adulti e gli anziani organizzati dalla parrocchia presso Villa Flangini. Giornali radio e televisione hanno più volte parlato del problema degli anziani rimasti soli in città durante l’estate. Su lettera aperta di questa settimana pubblichiamo la sintesi di una lettera che ci è stata segnalata su questo argomento. L’Auser ha cercato di porre rimedio al problema della solitudine con un numero di telefono al quale rivolgersi: 800-995988, attivo tutti i giorni dalle 8.00 alle 20.00.
La parrocchia ha proposto di riprendere i soggiorni ad Asolo e il bilancio è più che positivo. Hanno partecipato circa 90 persone. L’esperienza è stata sostenuta da cuochi impeccabili e da animatori straordinari. Per tutto il mese di agosto c’è stato il fresco e il ventilato tipico del celebre microclima di Asolo: notti fresche e giornate ariose e miti. Diciamo grazie alle cuoche Rita ed Emanuela B. con Emanuela R., che hanno deliziato gli ospiti con abilità meritevoli da 5 stelle. Grazie alle coppie di adulti Flavia e Sandro Stella, Marta e Roberto Pagotto, che sono stati punti di riferimento costanti per ogni bisogno ed hanno animato le tre settimane. Grazie ai giovani Emma e Matteo che hanno portato una folata di freschezza e hanno lavorato sia nel servizio mensa sia nella cura delle pulizie. Grazie a don Claudio che per 3 settimane si è fermato ad Asolo e ha offerto amicizia e sapienza spirituale agli ospiti. Grazie a Vallì che, gettando il cuore oltre l’ostacolo, da mesi ha preparato con cura ogni cosa. E grazie di cuore ai molti ospiti che hanno creato un clima famigliare, festoso, sereno, pieno di vitalità. I cuochi, i giovani e gli staff di animatori hanno riferito che mai si sarebbero aspettati una tale soddisfazione.
È stato prezioso far rivivere Villa Flangini come luogo di attività famigliare per la crescita e lo sviluppo della vita parrocchiale! Molti già ci hanno chiesto di tornare il prossimo anno e ci hanno rimproverato di non aver fatto un’adeguata pubblicità per quest’estate. È vero: abbiamo usato un profilo sempre molto prudente. D’altra parte era il primo anno e dovevamo capire se gli obiettivi erano stati tarati in modo corretto. Ora che abbiamo sperimentato con successo la formula speriamo di poterla sviluppare, ampliare e riproporre moltiplicata per l’anno venturo. Confidiamo che quelli che sono venuti ci aiutino a diffondere la notizia e incoraggino amici e conoscenti a provare l’esperienza durante l’estate del 2017.
don Gianni
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Inserito il 21 Agosto 2016 alle ore 11:44 da Plinio Borghi
La vita è uno sforzo continuo, da quando veniamo alla luce fino al momento in cui siamo chiamati a lasciarla. Della serie: chi si ferma è perduto. Non ci sono ambito o condizione che ci esimano dal farci largo tra mille sfide, mille difficoltà, mille peripezie. Poi, per taluno ce ne potranno essere un po’ meno e per tal altro qualcuna in più a seconda delle agevolazioni o dei “talenti” di cui è in possesso, ma la tensione e l’impegno non possono flettere se vogliamo darci degli obiettivi e migliorare. Non credo ci sia chi tende a peggiorare o a fallire. Anche uno che ha molto deve faticare, forse più degli altri, per mantenere una certa quota: non farlo significa essere già in perdita, qualsiasi possa essere il livello (economico o altro) su cui poggia. Chi non è su questa lunghezza d’onda, ha già rinunciato a priori a vivere e difficilmente potrà trovare porte aperte o strade in discesa. E stiamo parlando solo di questa vita, quella terrena, così breve, così effimera, così volatile, un battito di ciglia rispetto al tempo finito in cui la nostra esistenza è inserita. Figurarsi per conquistare quella eterna se vale il contrario! Anche una logica semplice arriverebbe alla conclusione che non può essere così. Infatti, Gesù oggi, disattendendo una domanda mirata a quantificare coloro che si salveranno, risponde decisamente: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno”. In sostanza il Maestro ne fa una questione di qualità: quanto più ci saremo concentrati nella giusta direzione e quanto più ci saremo impegnati nella sequela della sua parola, tanto più beccheremo la porta aperta per accedere al banchetto che ci attende. Attenzione, il termine sforzo non è sinonimo di fatica fisica, né si tratta di adempiere a pure formalità: è tensione mentale e risposta concreta. Il cap. 25 di Matteo a tal proposito è molto chiaro: quando mai ti abbiamo visto nudo o affamato ecc. ecc.?; ogni volta che l’avrete fatto al più diseredato di voi l’avrete fatto a me. Anche stavolta siamo in sintonia. Se busseremo alla porta che il Padrone ci avrà chiuso in faccia, richiamandogli come gli siamo sempre stati “formalmente” fedeli, Egli ci risponderà: “Non vi conosco!”. Proviamo a ripercorrere quella semplice canzone che spesso cantiamo ai funerali “Quando busserò alla tua porta”: non ha niente di clamoroso o trascendentale, ma è una buona sintesi per un esamino di coscienza.
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Inserito il 17 Agosto 2016 alle ore 17:52 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 21/8/2016. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 17 Agosto 2016 alle ore 17:29 da Don Gianni Antoniazzi
Negli Stati Uniti qualcuno ha stilato la classifica dei dieci desideri più importanti per l’uomo d’oggi
Al primo posto c’è il desiderio di restare giovani, al secondo di essere felici, poi diventare immortali, tornare indietro nel tempo, e non perdere la persona amata. Al sesto posto c’è il desiderio di essere sani, poi innamorarsi, essere famosi, e viaggiare per il mondo. Solo al decimo posto c’è il desiderio di diventare ricchi. Tra i primi dieci non c’è quello di fare del bene.
Tre dei primi desideri per l’uomo moderno riguardano il tempo: restare giovani, diventare immortali, e poter tornare indietro nel tempo. Il tempo è la ricchezza più desiderata: ci è dato gratis, ma è impagabile. La sua qualità dipende dall’uomo. Einstein scriveva così: “Quando un maschio siede vicino ad una ragazza carina per un’ora sembra sia passato un minuto, ma fatelo sedere su una stufa accesa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora”.
Il saggio coglie il senso del tempo e lo riempie di vita. Al rovescio, Luigi XIV, re di Francia, la sera del 14 luglio 1789 (Rivoluzione Francese) scriveva nel suo diario: “Oggi niente di nuovo”.
Un cristiano capisce che questo è un tempo di passaggio e mentre invecchia tiene lo sguardo sul “giorno senza tramonto”. Lì c’è la nostra speranza per stare nella giovinezza di Dio.
don Gianni
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Inserito il 14 Agosto 2016 alle ore 12:01 da Plinio Borghi
Gesù come Nerone? Non mi si dia del blasfemo per l’accostamento, ma di primo acchito oggi il Maestro dà l’impressione di anelare ad un fuoco distruttore: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso!”. Sappiamo che è in cammino verso Gerusalemme, per l’epilogo della sua missione, e l’abbiamo sentito strada facendo catechizzare i suoi con vari riferimenti. Ma, oggi sembra interrompere il flusso normale del suo dire e quasi mordere il freno affinché si compia al più presto il progetto che il Padre ha disegnato su di lui e di converso per noi. “C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!”, aggiunge subito. Fatto uno più uno, mi sono balzate alla mente le parole di Giovanni Battista: “… Costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Ecco l’aggancio ed ecco la necessità di arrivare presto alla croce, il vero battesimo di fuoco cui Gesù è chiamato. Rimane comunque un fuoco distruttivo, perché, lo direbbe meglio San Paolo, la salvezza passa attraverso la morte dell’uomo vecchio (e il Vangelo ci sta insegnando come) e l’uomo nuovo verrà generato dalla Resurrezione. A questo punto chi c’è c’è e chi nicchia si autoesclude; per ciò lo “sfogo” del Salvatore, continua in modo deciso: “Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione” e a scanso di equivoci esemplifica pure. D’altronde, non c’è legame di sangue che tenga: l’essere di Cristo lo supera e semmai lo rafforza.
Alla vigilia della festa di Maria assunta in cielo, il mio pensiero non può che rivolgersi quindi a Colei che del battesimo di fuoco non ha avuto bisogno, perché lo Spirito Santo l’ha generata priva del peccato originale per essere degna di diventare anche con tutto il suo corpo tempio del Creatore. Lei, che si è consegnata a Dio in piena fiducia e la cui Assunzione è stato pertanto un fatto puramente conseguente, ci sia di aiuto, come mamma, a capire tutto e ci tenga chiara la prospettiva di quella che sarà anche la nostra strada. (Ah, dimenticavo Nerone. La rivisitazione storica di quello stravagante imperatore ce lo consegna come vittima del Senato rispetto ad una sua idea innovatrice dell’Urbe decadente, per cui l’aver appiccato il fuoco, accusando poi del fatto i cristiani, gli ha consentito una bella ripulita e la messa in opera di ciò che la sua fantasia creativa aveva partorito. Forse, tenute le debite differenze e distanze, non è così peregrina l’affinità fra i due tipi di fuoco).
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