Inserito il 29 Settembre 2013 alle ore 08:00 da Don Gianni Antoniazzi
In un periodo storico nel quale tutti disprezzano le istituzioni, anche la Chiesa ne soffre. Essa non è un ufficio, è madre. Papa Francesco continua a stupire.
Siamo sinceri: la lettera scritta a Scalfari e la sua intervista rilasciata a “la Civiltà Cattolica” (tutto materiale che si trova facilmente in internet) sono solo alcuni fra i tanti interventi e gesti che di continuo invitano il cristianesimo ad un rinnovamento profondo. Anche l’altro giorno una persona mi ha fermato per strada dicendomi la sua ammirazione per questo Pontefice che apre le finestre della Chiesa all’azione dello Spirito: annuncia la misericordia di Dio a 360 gradi e spinge i cristiani ad una rinnovata giovinezza. Ha una semplicità e una capacità di incontro sconvolgenti. Io per primo non avrei mai immaginato una persona simile. E non si sta parlando solo di un Papa: attraverso di lui si esprime tutto il collegio cardinalizio. Perché, è bene ricordarlo, il Cardinal Bergoglio non è stato eletto all’italiana, cioè con un accordo strappato in extremis sulla soglia del 50%+1. La sua presenza al soglio di Pietro non viene da un drappello di Cardinali contestatori, ma dai due terzi del collegio cardinalizio. Indica dunque lo spirito autentico della chiesa contemporanea.
Poco più di un anno fa ho ricevuto un testo (intelligente), ma tutto da discutere sul fatto che la chiesa sia ormai vecchia, grassa e maschia. Tre caratteristiche da intendersi in senso pastorale oltre che fisico. Non ho avuto occasione di discutere quelle righe con alcuno. Mi pare però che qui si debba rimanere prudenti. Papa Francesco non è certamente giovane (nato il 17 dicembre 1936), anche a vista non è una farfalla e certamente si esprime con gesti maschili. Molto più: è espressione della stragrande maggioranza dei cardinali (anch’essi solo vecchi, grassi e maschi?) che attraverso Bergoglio volevano presentarsi al mondo. Che dire: l’esito finale è un tantino più forte del previsto, o no?
don Gianni
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Inserito il 27 Settembre 2013 alle ore 17:15 da Redazione Carpinetum
Pubblicata anche online Lettera Aperta del 29/9/2013. Come sempre aspettiamo i vostri commenti via email!
Pubblicato inoltre un nuovo numero della Gazzetta dei Carpini con le immagini della domenica di festa per i bambini che hanno iniziato il catechismo.
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Inserito il 22 Settembre 2013 alle ore 08:00 da Don Gianni Antoniazzi
Cade a pezzi una prestigiosa vetrata di San Giovanni e Paolo. Il responsabile diocesano chiede soldi allo Stato altrimenti Venezia sarà come Pompei. Però…
Che la Sovrintendenza non abbia un quattrino lo sapevamo. La parrocchia ha speso più di mezzo milione di euro per salvare la volta della chiesa e sistemare il tetto dal lato di via San Donà. Abbiamo dovuto far lavorare ditte “autorizzate” e il prezzo è lievitato. Ma neppure un euro di contributo da parte della Sovrintendenza. Anzi, proprio lei che deve curare i beni storici insiste perché si mantenga il moderno pavé sulla strada, causa prima di vibrazioni e di dissesto sulle strutture storiche.
Ma ci sono altre considerazioni da fare. In tempo di vacche magre molti enti necessitano di una seria “cura dimagrante” (anche la Chiesa, si capisce). Non serve licenziare i dipendenti, basta metterli nelle condizioni di lavorare. Spesso infatti sono ridotti a burocrati passacarte che tolgono energia al territorio al posto di conferire valore e forza all’ambiente. Forse anche la Sovrintendenza dovrebbe tornare su binari confacenti.
Secondo: col debito stellare (unico in Europa) lo stato italiano non può permettersi un respiro in più, semmai è doveroso stringere la cinghia. Ma c’è da chiedersi perché il turismo non possa almeno mantenere la bellezza del territorio. Forse i profitti sono gestiti più che dal comune, da alcuni privati che guardano al proprio interesse (non voglio certo offendere gondolieri, tassisti o albergatori).
Terzo. Venezia come Pompei? È già così. Da anni il centro storico trasformato in museo, è stanco, vecchio, in decadenza. “Contra factum non valet argumentum”: è finita la vitalità degli anni 60-70. Lo stato dei monumenti corrisponde ad una città che si sgretola. Una situazione che non è frutto del caso ma di scelte sbagliate. Troppi i treni persi per rimettersi adesso in carreggiata. Questo lo scrivo per noi di Carpenedo. Teniamo occhi aperti e mente sveglia: non ci capiti di ridurci allo stesso modo nell’arco di pochi decenni.
don Gianni
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Inserito il 19 Settembre 2013 alle ore 18:11 da Redazione Carpinetum
Pubblicata anche online Lettera Aperta del 22/9/2013. Come sempre aspettiamo i vostri commenti via email!
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Inserito il 15 Settembre 2013 alle ore 08:00 da Don Gianni Antoniazzi
Il Vangelo risplende per la fedeltà di Dio. Il suo amore non si contraddice. Questo dà una certezza: nel giorno della morte verrà a sollevarci.
Se volessimo parlare delle contraddizioni contemporanee ci sarebbe da perdersi. Ne è pieno il nostro occidente e, ahimè, anche nella Chiesa talora l’incoerenza della vita toglie credibilità all’annuncio di salvezza.
Ci sono però stonature che si notano in modo particolare. Il presidente degli Stati Uniti ha ricevuto il Nobel per la pace ed ora prepara le truppe con armi sofisticate.
Non discuto la bontà della scelta, ma capisco la sapienza cristiana che attende la morte prima di dichiarare la santità.
Che dire poi dell’Italia: chiede soluzioni diplomatiche e al G20 firma un documento che, di fatto, concede l’intervento armato. E penso ancora all’incoerenza continua di chi domanda pace ma lo fa con linguaggi di rabbia e vomitando durezza.
Alla fine, se mi è permesso, dopo i rapidi accenni all’oriente, lasciatemi dire una parola anche sul mondo arabo. Sorprende infatti il silenzio di quella cultura davanti alle migliaia di vittime in Siria e, per contro, il clamore furioso che esplode quando un cretino patentato espone in Internet una vignetta oltraggiosa. Sempre più capisco la parola di Gesù. È l’unica a superare la prova del nove e, nella mia pur breve esperienza, mai si è contraddetta.
don Gianni
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Inserito il 11 Settembre 2013 alle ore 19:40 da Redazione Carpinetum
Pubblicata anche online Lettera Aperta del 15/9/2013. Come sempre aspettiamo i vostri commenti via email!
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Inserito il 8 Settembre 2013 alle ore 08:00 da Don Gianni Antoniazzi
Parlo da ignorante che non ha avuto certo la possibilità di compiere studi specifici di economia e poco ne sa di economia politica. Forse per questo sono libero di dire che il re è nudo.
La sapienza popolare ci ha insegnato che non basta una rondine a far primavera. Pare invece che al minimo segnale tutti urlino ad una ripresa ormai sicura. Noi siamo profani in materia: primo chi scrive. Tuttavia basta un semplice ragionamento. Il governo ha esultato perché ha saputo ricuperare 2 miliardi di euro necessari a coprire una rata dell’IMU. Dal tono dell’annuncio si capisce che è stata compiuta un’impresa: evviva! Ebbene. Tanta festa per 2 miliardi restituiti agli italiani, ma all’orizzonte resta sempre il debito pubblico (cioè nostro) che si aggira sui 2.070 miliardi di euro (dicesi duemila settanta miliardi di euro). Come possiamo dirci fuori dalla crisi se abbiamo grattato il fondo del barile per trovare 2 miliardi e ne abbiamo 2.070 da pagare ancora? D’accordo: sarà un debito accumulato nei 50 anni passati, ma che continua a crescere oltre le nostre possibilità. Qualcuno dovrà pur pagarli questi soldi? Forse non noi: ma allora i nostri figli o i nostri nipoti. Escludo però che i creditori (cioè le banche) se ne dimentichino. Perché dunque annunciare tempi sereni? Sia per l’osservanza al Vangelo ma anche per il buon senso, noi cristiani conserviamo sempre una vita moderata, decisi ad educare anche i figli perché possano fronteggiare sfide gravose.
don Gianni
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Inserito il 5 Settembre 2013 alle ore 15:27 da Redazione Carpinetum
Ricordiamo che, a partire da domenica 15 settembre, riprenderà l’orario consueto delle Sante Messe festive e cioè: 8.00, 9.00, 10,30, 12.00.
Quella della sera resta sempre alle 18.30. In monastero sarà alle 10.00.
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Inserito il 5 Settembre 2013 alle ore 15:18 da Redazione Carpinetum
Pubblicata anche online Lettera Aperta dell’8/9/2013. Come sempre aspettiamo i vostri commenti!
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Inserito il 1 Settembre 2013 alle ore 08:00 da Don Gianni Antoniazzi
Mentre scrivo “lettera aperta” il governo mostra fragilità. Una crisi politica sarebbe un nuovo peso soprattutto sui più deboli. Da cristiani cosa possiamo fare?
Come cristiani constatiamo che la Chiesa è stabile. Che lo si condivida o meno, in pochi mesi è stato eletto un papa inatteso. Cardinali e vescovi compatti camminano spediti su un cammino uniforme. Come italiani invece non riusciamo a trovare pace. La politica si rimescola di continuo, le leggi sembrano arbitrarie e par di stare in una situazione paludosa. Come credenti cosa possiamo fare per la nazione?
Certo, potremmo contrapporci alla mentalità del mondo, contraddire questo andazzo politico e immaginare la nostra relazione con la polis come un continuo scontro fra luce e tenebre. Ma questa lotta fra bene e male è un fatto spirituale ed intimo, prima ancora che una battaglia sociale. Oppure potremmo vivere da pellegrini, che attraversano una storia senza interesse per i fatti di questo mondo, protési solo alla risurrezione. Ma anche in questo caso rischiamo di tradire il Vangelo, che domanda di sostenere i pesi altrui.
Possiamo vivere invece come sale della terra e lievito nella pasta, immersi in una realtà che talora ci contesta o addirittura ci perseguita, ma che riconosciamo come nostra famiglia. Cerchiamo di spendere per questa Italia le energie migliori. Capisco che molti, infastiditi dalla situazione presente, preferirebbero la fuga e l’evasione, ma questi sono gli anni della semina, non del raccolto. È necessario spargere passione, speranza, valori e capacità di collaborare gli uni con gli altri. Basterebbe l’esempio di una vita corretta oppure il vigore nella sofferenza o l’esercizio del discernimento, ma è doveroso sostenere le sorti di questa casa, tanto fragile, ma unica abitazione possibile per i nostri figli.
don Gianni
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