Il blog di Carpenedo

Il blog di Carpenedo
La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Chi si vanta, si vanti nel Signore

Inserito il 30 Gennaio 2011 alle ore 08:00 da webmaster

Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio (1 Cor 1,26-31).

“Considerate la vostra chiamata, fratelli”. I Corinzi possono avere una conferma dello stile dell’agire di Dio nella loro esperienza cristiana. Essi sono stati chiamati da Dio in una condizione socioculturale priva di ogni prestigio e privilegio dal punto di vista umano. Paolo elenca tre livelli o ambiti che normalmente vanno di pari passo. Il termine «sapienti» si riferisce all’ambito culturale; «potenti», al livello economico; «nobili», al rango sociale connesso con la stirpe o l’appartenenza familiare.

Si può dedurre perciò che la giovane comunità cristiana di Corinto nella sua stragrande maggioranza è fatta di gente incolta, nullatenente e di umili origini.
Paolo sviluppa la riflessione circa la «chiamata», la scelta di Dio. Nella serie delle tre antitesi sono contrapposte due prospettive, quella dell’agire di «Dio», scandita dal triplice «ha scelto», e quella del «mondo». La prospettiva mondana ricorda che il «mondo» nella sua sapienza non ha conosciuto Dio. L’iniziativa libera e gratuita di Dio smaschera la pretesa di far valere la sapienza, la forza e il prestigio dal punto di vista mondano.

Nella terza frase il verbo rimarca l’inconsistenza di ogni prestigio sociale. “quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono”.

In breve, l’agire sovrano di Dio rovescia tutti i criteri di valutazione umana sotto il profilo culturale e socioeconomico. Lo scopo perseguito oppure il risultato è l’esclusione di ogni vanto dell’essere umano davanti a Dio.
San Paolo invita poi i Corinzi a considerare la loro nuova condizione e identità nella prospettiva dell’agire gratuito e libero di Dio. L’iniziativa di Dio si manifesta e attua in Gesù Cristo.

La nuova identità dei Corinzi e di tutti i cristiani si fonda nella loro immersione battesimale in Gesù Cristo. Egli infatti, dice Paolo riferendo un frammento di professione di fede battesimale, “è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione”.

La «Sapienza», quella vera, rappresenta il punto di arrivo del dibattito precedente. La «giustizia», come espressione della fedeltà e dell’amore salvifico di Dio, si rivela ed è comunicata ai credenti per mezzo di Gesù Cristo. La «santificazione» è nello stesso tempo dono di Dio e impegno per quelli che hanno ricevuto lo Spirito santo. «Redenzione» designa la liberazione storica del popolo di Dio come segno di quella definitiva. Gesù Cristo con la sua morte in croce è la garanzia della liberazione dalla schiavitù del maligno.

«Chi si vanta, si vanti nel Signore»: Paolo fa propria questa terminologia biblica per esprimere l’identità del credente nella relazione con Dio in una prospettiva di radicale gratuità e affidamento.

Don Danilo

Vi sono discordie tra voi…

Inserito il 23 Gennaio 2011 alle ore 13:00 da Don Danilo Barlese

Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire (1 Cor 1,10-13. 17).

In questa esortazione con cui apre la lettera, Paolo sollecita alla concordia, al superamento delle discordie, a una perfetta unità che vada oltre l’unanimismo di facciata, per raggiungere la profondità di un comune e identico orientamento di pensiero e di convergenti prospettive spirituali. La triplice formula esprime l’insistenza dell’apostolo e, insieme, la gravità della situazione della chiesa di Corinto. Paolo ne  è perfettamente al corrente. È stato informato “da quelli di Cloe”. Per mezzo loro Paolo ha potuto farsi un quadro esatto dell’allarmante fenomeno di disgregazione della chiesa di Corinto. È pertanto in grado non solo di conoscere i gruppuscoli in cui i corinzi sono divisi, ma anche di riportare i loro slogans, proclamati ad alta voce: «Io sono di Paolo», «Io invece di Apollo», «E io di Cefa», «Ma io di Cristo». Queste “fazioni”, esistenti all’interno della comunità, in comune avevano l’affermata “appartenenza” a questo o a quel “leader”: «Io Sono di…» esprime un legame non puramente convenzionale. In particolare, dovevano riconoscere al capo o, meglio, all’ideologia da lui rappresentata, un ruolo determinante nell’acquisizione di quella coscienza lucida di “cristiani illuminati” che orgogliosamente ostentavano. In concreto, essi ritenevano di trovarvi la loro identità e definizione. Si può parlare di conclamata dipendenza del loro essere cristiano dal maestro scelto e dal suo pensiero.

Paolo denuncia l’esistenza stessa delle “chiesuole”. Non si tratta di scegliere tra questo o quell’orientamento particolare, ma di escludere, in linea di principio, la logica che anima tutti i gruppi. È significativo infatti che egli si opponga anche alla conventicola che si richiama alla sua persona. In realtà, si faceva torto alla centralità di Cristo, unico fattore aggregante dei credenti.

Il carattere deviante del fenomeno delle divisioni appare in tutta la sua abnormità: così si nega “di fatto” la funzione salvifica e unificante di Gesù. È la persona di Cristo che definisce la comunità dei credenti, qualificandola come “corpo” in sé unito che compone in unità superiore e armonica la pluralità e diversità dei cristiani.

E’ la crocifissione di Cristo l’evento salvifico decisivo per i credenti. In breve, l’insostenibilità dei gruppuscoli di Corinto deriva dalla natura stessa della Chiesa: essa è la comunità di credenti che si definisce in rapporto a Gesù e che trova in lui il suo centro esclusivo di unità. I credenti, mediante il battesimo, partecipano all’avvenimento salvifico della croce di Gesù e così formano il suo corpo. Per questo appartengono a lui, e soltanto a lui. Ogni appartenenza alternativa significherebbe sostituzione dell’unico salvatore con altri salvatori.

Don Danilo

NUOVO ORARIO Sante Messe della Domenica

Inserito il 21 Gennaio 2011 alle ore 19:06 da Redazione Carpinetum

Da domenica 23 gennaio 2011 le Sante Messe festive saranno così riorganizzate:

  • ore 8, 9.30 (Messa del fanciullo)
  • ore 10 (celebrata nel monastero accanto alla chiesa)
  • ore 11
  • ore 12
  • ore 18.30

Santi per chiamata

Inserito il 16 Gennaio 2011 alle ore 08:00 da Don Danilo Barlese

“Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!” (1 Corinzi 1,1-3)

San Paolo, all’inizio della prima lettera ai Corinzi, si autopresenta con il nome proprio greco-romano, “Paulos”, «piccolo», accompagnato dalla qualifica di «apostolo».

Questo titolo, che accompagna il suo nome nell’intestazione di quasi tutte le sue lettere, esprime la sua autorità come inviato di Dio sul modello del profeta. Ma a differenza dei profeti biblici Paolo è «inviato di Gesù Cristo». L’autorevolezza dì apostolo è posta in risalto dal termine «chiamato», che rimanda all’azione gratuita ed efficace di Dio.

I destinatari della lettera sono i cristiani di Corinto che Paolo presenta nel loro statuto a tre livelli. Prima di tutto li designa come «chiesa di Dio», poi come «santificati in Cristo Gesù» e infine come «chiamati ad essere» , letteralmente: «Santi per la chiamata» di Dio. L’espressione «chiesa di Dio» rimanda alla tradizione biblica, dove “l’assemblea del Signore” è il popolo convocato da Dio per vivere nell’alleanza. I singoli gruppi cristiani, che a Corinto si riuniscono per fare la «cena del Signore», sono la «Chiesa di Dio». È l’assemblea dei credenti che rispondono alla chiamata di Dio nell’accoglienza del vangelo. Perciò la chiesa di Dio abbraccia tutti i convocati, a partire dalle prime comunità nate dall’Israele storico, quelle che Paolo ha perseguitato. Ma con l’annuncio del vangelo la Chiesa, come convocazione dei credenti per l’iniziativa di Dio, è presente ora anche a Corinto.

Lo statuto di «santità» dei membri della chiesa di Corinto è confermata dalla formula paolina «santi per la chiamata» (di Dio). La dimensione universale della Chiesa come santa convocazione di Dio è sottolineata dall’ultima frase, importantissima: “insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo”.

Da questa “definizione” paolina di Chiesa risulta chiaro che la Comunità cristiana nasce dall’iniziativa salvifica di Dio che chiede l’accoglienza da parte dei credenti attraverso una fede vissuta e liturgicamente celebrata.
La Chiesa nasce da una storia impegnativa che vede coinvolti Dio e l’uomo secondo una rigorosa logica di alleanza, di chiamata e di risposta.

Don Danilo

Cristina

Inserito il 14 Gennaio 2011 alle ore 20:13 da Redazione Carpinetum

Nella serata di lunedì 10 gennaio è tornata alla casa del Padre dopo brevissima e improvvisa malattia Cristina Mantovanelli in Solbiati, 46 anni: sposa di Sandro e mamma dei nostri amici Marco e Luca. La sua gioia e il suo entusiasmo nel donarsi alla sua famiglia e agli altri (animava il patronato, curava i fiori della chiesa, aveva piccole attenzioni per ognuno…) risuonano nei cuori di tutti. Dalla festa del cielo ora ci accompagna nel nostro cammino.

Ricordiamo Cristina pubblicando alcune immagini del suo impegno fra noi, le testimonianze di chi l’ha conosciuta e la registrazione dell’omelia funebre pronunciata da don Danilo.

Dobbiamo rinascere dall’alto

Inserito il 9 Gennaio 2011 alle ore 08:00 da Don Stefano Cannizzaro

Dopo le festività del Natale, in cui abbiamo celebrato la nascita e i primi giorni di vita del bambino Gesù, la liturgia ci fa fare un salto di circa trent’anni. Ritroviamo Gesù al momento del suo battesimo al fiume Giordano. Dopo gli anni passati nella sua casa di Nazareth, con Maria e Giuseppe, periodo di cui non sappiamo praticamente nulla, Gesù inizia una nuova fase. Dal battesimo in poi, per tre anni, Gesù percorrerà in lungo e in largo la Galilea, la Giudea, la Samaria e i paesi vicini predicando e compiendo miracoli, fino a giungere a Gerusalemme, dove sarà condannato e crocifisso e dove risorgerà il terzo giorno. è bella la coincidenza che pone l’inizio di questa nuova fase della vita di Gesù con l’inizio di un nostro nuovo anno. Gesù, poco tempo dopo del suo battesimo, parlando con Nicodemo sottolinea l’importanza di “rinascere dall’alto” per poter veramente iniziare un cammino di conversione. Bisogna “rinascere dall’acqua e dallo Spirito”, per accogliere la salvezza che Gesù è venuto a portare a tutti noi.

L’augurio per questo nuovo anno è quindi di saper anche noi continuamente nel nostro cammino rinascere dall’alto a vita nuova, sapendo accogliere nella nostra vita il messaggio di salvezza di Gesù, il “figlio amato dal Padre”.

Don Stefano

BUON ANNO A TUTTI!

Inserito il 1 Gennaio 2011 alle ore 00:00 da Don Danilo Barlese

La sintesi più bella dell’augurio di Buon Anno la offre l’immagine di copertina che riporta un antico calendario delle feste cristiane realizzato su un blocco di pietra (Ravenna, VI secolo).

Al centro delle vicende del tempo è scolpita la CROCE di Cristo.
Ecco il “Buon Anno” più bello: auguriamoci che il 2011 ci veda più capaci di porre Cristo al centro della nostra vita, della gestione del nostro tempo, del senso delle nostre decisioni.

Il tempo della nostra vita sgorga dal cuore di Dio. Dio Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo con il nostro nome e cognome. Desidera accoglierci al suo cospetto per una festa senza fine nella pienezza dell’amore. Il nostro cammino nella storia racconta questa chiamata e rende testimonianza al Figlio di Dio, il Crocifisso Risorto. Gesù ci salva dall’opera del male che fin dagli inizi della creazione vuole impedire la vera gioia con la menzogna e l’odio, portatori di morte.

Cristo torna al centro del nostro calendario e della nostra agenda quanto più apriamo il cuore alla sua Grazia attraverso i Sacramenti dell’Eucarestia e della Riconciliazione, attraverso l’ascolto della Parola di Dio e la preghiera quotidiana, attraverso il Perdono e la Carità di ogni giorno.

Per ricevere i doni necessari a vivere la vita in Cristo in famiglia, a scuola e al lavoro ogni Domenica si raduna la Comunità. Il Giorno del Signore ritma i passi lungo il tempo e dona ad essi significato, dona gratitudine nella gioia, forza e consolazione nella fatica e nella sofferenza.

Abbiamo bisogno di raccontarci le nostre gioie. Abbiamo bisogno di sostenerci a vicenda nella fatica, nella povertà, nella malattia.

Il cammino lungo le strade del mondo va compiuto insieme. Tutti vanno coinvolti in questa avventura di amore e di comunione che non risparmia a nessuno la lotta per custodire la Speranza.

“Gesù Cristo è il principio e la fine; l’alfa e l’omega. Egli è il segreto della storia. Egli è la chiave dei nostri destini. Egli è il mediatore, il ponte fra la terra e il cielo; egli è per antono­masia il Figlio dell’uomo, perché egli è il Figlio di Dio, eterno, infinito; è il Figlio di Maria, la bene­detta fra tutte le donne, sua madre nella carne, e madre nostra. Gesù Cristo! Ricordate: questo è il nostro pe­renne annunzio, è la voce che noi facciamo risuo­nare per tutta la terra, e per tutti i secoli dei secoli.”

Probabilmente le previsioni dei maghi e degli astrologi danno più soddisfazione di queste riflessioni ma altrettanto probabilmente pongono altro al centro del calendario. A ciascuno la scelta.  Buon Anno a tutti!

Don Danilo