Inserito il 30 Novembre 2022 alle ore 19:31 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 4/12/2022. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.
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Inserito il 30 Novembre 2022 alle ore 18:50 da Don Gianni Antoniazzi
Giovedì 8 dicembre, la Chiesa celebra l’Immacolata. Per la società civile ci sarà un ponte di quattro giorni. Molti ne profitteranno per realizzare il sogno di un breve riposo. Conserviamo il cammino di fede
Mentre ci prepariamo al Natale la Chiesa propone la festa dell’Immacolata. La solennità è stata proposta di recente, nel 1854, ma raccoglie la tradizione dei secoli precedenti.
Nel libro di Genesi Dio mette in guardia Caino: “il male sta accovacciato alla porta” (Gen 4,7). È un’immagine simbolica per dire che dovremo sempre misurarci con la fragilità. Quando però Dio ci riempie di grazia, il male resta fuori e l’esistenza diventa bella.
Noi chiamiamo Maria “Immacolata” ma sarebbe meglio usare le parole dell’angelo: “piena di grazia”. Così capiamo che oggi non si celebra la bravura di una donna ma il miracolo di Dio, capace di sottrarre una persona alla morsa del peccato: per questo la vita di Maria è stata un incanto.
Vale per ogni battezzato, abbracciato dal Signore. Il malvagio resta sempre “alla porta”, qualche volta può vincere, ma Dio ci rialza. Non bisogna aver la pretesa di essere puri ma purificati, non innocenti ma riconciliati. È importante custodire il sogno di una vita buona, senza abituarsi alle brutture.
Purtroppo, l’8 dicembre di quest’anno ci porterà lontano, per i legittimi giorni di riposo. Pazienza: chi resta a Carpenedo prega per tutti. A chi si sposta ricordiamo se possibile l’appuntamento della fede.
don Gianni
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Inserito il 27 Novembre 2022 alle ore 10:00 da Don Gianni Antoniazzi
Da lettera aperta del 27 novembre 2022
Come annunciato la scorsa settimana, Plinio Borghi ha concluso il servizio di scrivere il suo articolo settimanale. Lo spazio a lui riservato sarà destinato alla rubrica “Famiglie in diretta”.
Desidero ringraziarlo. Il suo lavoro stabile su questo foglio è cominciato con don Armando, 20 e più anni fa. Da allora ha sempre dato ogni settimana un contributo a commento delle letture della domenica. Il suo sforzo era quello di attualizzarlo.
Al pellegrinaggio della Salute, il patriarca Francesco ha detto così: “Parlare non è facile, a meno che non si usi il vocabolario del politicamente corretto. Il silenzio può essere scomodo o comodo. Non parlare, spesso, è una tentazione per non esporci (chi me lo fa fare?) e questo silenzio talora lo giustifichiamo come riservatezza o rispetto dell’altro mentre, invece, è paura o scelta di non mettersi in gioco!”
Bene: Plinio si è messo in gioco. Lo ha fatto ogni santa domenica che Dio ha mandato su questa terra. La sua penna era curata. Anche se le sue idee non erano sempre in sintonia con le mie, ha portato a termine con grande vigore il suo dovere. Le differenze di vedute sono state una ricchezza, non una fatica.
C’è stato un periodo in cui lettera aperta era letta soprattutto per gli articoli di Plinio Borghi. Così mi è stato riferito da molti. È giusto dunque che questo foglio gli renda merito e lo ringrazi per aver accompagnato con grande professionalità e dedizione questo strumento di dialogo.
E poi c’è anche la questione delle correzioni. Plinio non solo ha composto il suo riquadro ma ha anche dato una mano a limare questo settimanale e L’incontro. Dio sa quante volte ha tolto svarioni, ha addolcito gli eccessi, ha proposto verbi e sostantivi più equilibrati. Un servizio che continuerà a fare a lungo, almeno glielo auguriamo.
Da ultimo non possiamo dimenticare che i contributi di Plinio su questo settimanale sono stati anche pubblicati con alcuni libri che l’editrice Carpinetum ha contribuito a stampare. Anch’essi rappresentano un passaggio forte nella vita della nostra comunità. Quei testi rimangono come un segno che ricorda a molti l’importanza di partecipare in prima persona alle vicende della parrocchia per edificarla insieme nella famiglia del Vangelo.
don Gianni
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Inserito il 23 Novembre 2022 alle ore 18:40 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 27/11/2022. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 23 Novembre 2022 alle ore 18:10 da Don Gianni Antoniazzi
Le strutture commerciali stanno rubando ai cristiani la festa del 25 dicembre. Da appuntamento di fede sta diventando un pretesto commerciale. È necessario riappropriarci di quanto ci appartiene.
Già da tempo le TV, le Radio e gli altri media sono entrati nel clima natalizio. Le pubblicità sono marcate. Un esempio per tutti: avevo un appuntamento in video-conferenza con Google Meet, uno fra i tanti strumenti a disposizione. Prima di accedere arriva il suggerimento di impostare uno sfondo automatico e viene suggerito quello natalizio, fatto di renne, gnomi, case sui funghi, e bosco innevato. Ecco: il nostro Santo Natale sta finendo per diventare una calda stringa di melodie mielose e di dolci ambienti creati per folclore. Il festeggiato, cioè Gesù, è del tutto scalzato.
Serve ritornare alla fede. Per esempio: riprenderci Babbo Natale.
Basta spiegare ai bambini chi sia davvero questa figura. Si tratta di Santa Claus, nome storpiato in America per indicare il nostro San Nicola. Di lui si festeggia la memoria il 6 dicembre. La sua salma è custodita a Bari ma è venerato (oltre modo!) soprattutto in oriente. Nicola è nato a Patara, in Asia minore, lontano dai poli e dalle renne. Diventò celebre nella santità portando di nascosto doni in denaro a giovani ragazze prive di dote. In questo modo le fanciulle poterono sposarsi. Il santo divenne così emblema della protezione dei poveri, soprattutto più piccoli.
Fino a 40 anni fa, specialmente nel Veneto, i doni erano legati a lui e Santa Lucia. Poi, per ragioni commerciali, la tradizione fu spostata al 25 dicembre e il nome divenne laico: Babbo Natale.
Se noi adulti spiegassimo questi fatti ai bambini, i nostri figli potrebbero trovare un riferimento di fede che li indirizza a Cristo.
don Gianni
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Inserito il 20 Novembre 2022 alle ore 10:05 da Plinio Borghi
Con oggi concludo la mia rubrica di meditazioni in libertà e il mio impegno di questo tipo con lettera aperta, che dura ormai da un ventennio.
Qualcuno sospirerà che era ora. Per me è stata un’esperienza insostituibile e ringrazio tutti i miei lettori per l’attenzione, le critiche e i suggerimenti che si sono premurati di farmi pervenire. Mi sentirei già pienamente soddisfatto se anche uno solo di loro, stimolato dalle mie meditazioni, si fosse avvicinato un po’ di più alle sacre scritture.
Un riconoscimento va pure ai tre parroci che si sono succeduti in questa avventura e mi hanno incoraggiato. Un ringraziamento sentito e particolare a tutti gli amici della redazione che non solo mi hanno affiancato, ma sono stati anche solerti nel trovare sempre lo spazio adatto per collocare le mie riflessioni. Con loro proseguirà comunque la consueta collaborazione operativa (non è una minaccia).
Vi porto tutti nel cuore e nelle preghiere.
Plinio Borghi
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Inserito il 20 Novembre 2022 alle ore 10:00 da Plinio Borghi
Venga il tuo regno, Signore. Quante volte includiamo questo auspicio nelle nostre preghiere! Non penso sia da considerarla una mera formuletta, bensì un anelito vero e proprio, che poi è la sintesi di tutta l’azione salvifica del nostro Redentore. Non dimentichiamo che è la premessa dell’unica preghiera suggerita proprio da Gesù, per cui diventa obiettivo e mandato missionario ineludibile. In un vecchio foglietto della Messa di questo giorno, trovo al Salmo Responsoriale questa risposta: “Regna la pace dove regna il Signore”. Per la prima volta la chiusura dell’anno liturgico cade in un clima di guerra che ci angoscia in modo particolare e mi sembra giusto riprendere con convinzione quest’affermazione: dove non c’è pace si estromette l’ipotesi che ci sia spazio per la realizzazione del Regno. Sappiamo che nulla giustifica il ricorso alla guerra, ma che solo la nostra dabbenaggine umana pensa di farne strumento risolutivo delle controversie. Ebbene, oltre al resto, con essa vanifichiamo anche il processo universale di far sì che tutti i regni di questo mondo siano ricondotti all’unico Titolare di questo diritto: Gesù Cristo. Questa festa sia stimolo di ricerca della Pace vera, affinché non suoni finto dire che il nostro Salvatore è Re dell’Universo.
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Inserito il 16 Novembre 2022 alle ore 18:07 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 20/11/2022. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.
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Inserito il 16 Novembre 2022 alle ore 16:51 da Don Gianni Antoniazzi
Lunedì 21 novembre la chiesa che è in Venezia ricorda la liberazione dalla peste del 1630. In parrocchia celebriamo Messa alle 10:00, 16:00 e 18:30. Invitiamo chi può ad unirsi in preghiera.
Sia chiaro subito: se una persona sta male è bene che vada dal medico. Con gli anni il corpo è esposto a varie malattie, anche gravi ed è importante fare prevenzione. Se poi la fragilità dovesse toccare le nostre strutture psicologiche sarebbe importante intervenire alle prime avvisaglie lasciandoci condurre da persone di fiducia.
Non basta: lotterò sempre perché la ricerca medica abbia più risorse e perché non siano sciupate secondo criteri di interesse personale o clientelismo. Trovo scandaloso che un solo giocatore di serie A possa costare più di quanto si spenda in ricerca sul cancro in un intero anno. Trovo grave spendere una montagna di soldi in videogiochi o armamenti e non nella medicina. Il mercato delle droghe anche leggere muove fiumi di energie e denaro mentre col contagocce centelliniamo lo stipendio al personale sanitario. Pazienza.
Detto questo – sia chiaro come la penso – credo profondamente che non sia nostro obiettivo dilatare all’infinito l’anzianità. La vita non è una questione solo quantitativa ma ancor prima qualitativa. Fondamentale è sapere che nel momento del dolore e poi della morte Gesù è nostro compagno e ci conduce alla pienezza dell’esistenza.
Per me, che sono di fede, la Festa della Salute è l’occasione per contemplare che Gesù Signore ci tiene per mano anche nella sofferenza. Maria, la Madre, ha vissuto il dolore accanto al Cristo e, come donna che conosce il patire, indica anche a tutti una strada di speranza.
don Gianni
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Inserito il 13 Novembre 2022 alle ore 10:00 da Plinio Borghi
Il sacrario dell’uomo è il cuore: così l’ha definito il Concilio Vaticano II. Il motivo è semplice: se vogliamo cercare Dio lo troviamo dentro di noi; se vogliamo seguirne la Parola, è il cuore fatto coscienza che ci guida e se vogliamo difenderci dai falsi profeti è sempre il coraggio del cuore che ci anima. Oggi la liturgia è tutta rivolta alle verità che si riveleranno dopo il passaggio da questa vita terrena e che, guarda caso, sono le più attaccate dai detrattori di ogni estrazione, da chi nega ogni continuità a chi te la svilisce o te la vuol vendere alterata nel suo significato più genuino. Non a caso Gesù ci mette in guardia nel vangelo proprio da questi ultimi: molti si presenteranno a nome suo e pretenderanno di conoscere quando e come si evolveranno i tempi, illustrando segni veritieri e incutendo timori che, per la nostra fede, sono inconsistenti. Egli stesso si perita di indicare alcuni dei segni che precederanno l’epilogo finale, ma si premura di chiarire che nessuno avrà caratteristiche risolutive: tante cose dovranno succedere prima della fine del mondo, incluse angherie e persecuzioni verso chi opera e agisce nel suo nome, ma nessuna di queste sarà preludio di una fine che solo il Padre sa quando avverrà. Per questo non dovremo preoccuparci a “preparare la nostra difesa”: “Io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere”.
Una sola cosa ci è richiesta perché tutto si svolga nella sicurezza più ampia: la perseveranza. Ogni eventuale titubanza o incertezza non farà che minare alla base l’epilogo che la fede ci prospetta. Non a caso una delle preghiere che rivolgiamo al Padre con più insistenza è proprio quella di gratificarci con la Sua santa benedizione e la perseveranza finale. Infatti la pericope in esame si conclude con queste parole del Maestro: “Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”. Attenzione, però, che la perseveranza non è sinonimo di resistenza e men che meno di resistenza passiva. È fatta d’esempio e di impegno, ci avverte san Paolo oggi, di sforzo continuo e di attenzione, per meritarci quel cibo al quale aneliamo. Bella la regola che detta: chi non vuol lavorare neppure mangi. Quindi equipara l’esercizio della testimonianza, accompagnato dalle opere di carità, ad un vero e proprio lavoro che ci plasma come seguaci di Cristo. Al solito, il principio potrebbe benissimo valere pure per tutte le altre espressioni della nostra vita.
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