Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Lettera aperta del 3 aprile 2022

Inserito il 30 Marzo 2022 alle ore 20:43 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 3/4/2022. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

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Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.

Ultimi passi per Pasqua

Inserito il 30 Marzo 2022 alle ore 19:42 da Don Gianni Antoniazzi

La Pasqua si sta avvicinando rapidamente. Forse, trascinati dalle vicende di questi mesi, non abbiamo ancora potuto raccogliere i pensieri e cominciare il cammino di conversione. Nulla, tuttavia, è perduto.

Domenica prossima, 10 aprile, la Chiesa celebra la festa delle Palme. È una tappa preziosa perché dà inizio alla Settimana Santa e porta alla Pasqua di risurrezione, il 17 aprile. Questi appuntamenti non si possono vivere in modo distratto e superficiale, come fossero semplice folclore. È necessario essere attenti e cercare il Risorto.

Purtroppo, quest’anno viviamo un contesto del tutto particolare: la pandemia mantiene la pressione sulle nostre vite quotidiane e, più ancora, il recente conflitto alle porte dell’Europa ci preoccupa per le conseguenze che può avere in futuro. Molti si avvicinano alla Pasqua senza poter raccogliere i pensieri e senza compiere il dovuto cammino di conversione. Nulla è perduto. La grazia di Cristo ci raggiunge lì dove siamo. In questa settimana e nella prossima, abbiamo l’occasione di rimetterci in cammino.

In questi giorni c’è il grande dono della riconciliazione. Per tutti è importante riprendere il ritmo di preghiera, l’ascolto della Scrittura, rinvigorire la carità e il digiuno. È sufficiente aprire le porte all’amore del Padre. Da parte mia penso sempre al ladrone che, nella tradizione, abbiamo chiamato “buono”. Secondo il racconto dei Vangeli, negli ultimi istanti ha profittato della sua condizione per rivolgersi a Gesù. Ciascuno di noi può sentirsi nella sua condizione e confidare che la Pasqua di quest’anno, pur vissuta all’ultimo momento, sia un dono di gioia e di vita completa.

don Gianni

Andar a pescare e fare la guerra

Inserito il 27 Marzo 2022 alle ore 10:00 da Plinio Borghi

Andar a pescare e fare la guerra sono due circostanze per dare la stura alle balle più megalattiche che mente umana possa concepire. Solo che l’accostamento è improprio: nel primo caso il gesto di allargare le braccia per significare la dimensione della malcapitata preda è un gesto folkloristico “dovuto”, quasi rituale; nel secondo caso siamo nella tattica più becera per giustificare una strategia di morte, assurda, inconcepibile, priva di ogni ragione. Non sto qui a ripetere le già pesanti parole proferite dal Papa in merito, ma duole dover constatare che un conflitto esprime sempre il peggio della depravazione individuale e della devianza sociale di una comunità. Basare poi l’informazione sulle bugie è quanto di più subdolo si possa perpetrare. Per fortuna i mezzi di comunicazione di cui disponiamo mitigano alquanto le millanterie, anche se certi paesi monopolizzano l’aggiornamento della propria gente, come sta facendo la Russia. E di fronte allo scempio in atto ci si chiede il perché dell’assenza di Dio davanti a simili nefandezze, specie trattandosi di un’aggressione gratuita e oltretutto avallata da taluni suoi rappresentanti religiosi. Qui bisogna stare attenti a non attribuire al Padreterno il frutto delle nostre disattenzioni, spesso dovute a convenienze o compromessi che ci hanno condotto a ciò cui stiamo assistendo (chi ha seguito un po’ di dibattiti ha imparato a rendersene conto). La liturgia di oggi è molto chiara e convergente in proposito: abbiamo un Dio che è sempre di parola (prima lettura) e non ha esitato a sacrificare il Figlio pur di giustificarci (seconda lettura), un Dio la cui misericordia è infinita se ci rapportiamo a Lui correttamente (vangelo, un tempo detto “del figliol prodigo”), il tutto perfettamente riassunto nel versetto al salmo responsoriale: “Il Signore è vicino a chi lo cerca”. Sembra uno slogan, di fatto è una parola d’ordine, che è la chiave risolutiva per la corretta impostazione dei nostri comportamenti. Va da sé che Dio non lo si cerca chissà dove: è in ogni istante a portata di mano nel prossimo che ci sta accanto. Allora pensare di essere senza Dio o ritenerlo assente dai risvolti di certe situazioni parte dallo stesso presupposto: il guardare a sé stessi, al proprio interesse e non all’altro e alle sue esigenze. Se vogliamo che questa Quaresima non finisca in olocausto, affidiamoci a un mediatore di pace serio: cerchiamo il Signore che è sempre disponibile.

27 marzo 2022: torna l’ora legale

Inserito il 25 Marzo 2022 alle ore 08:15 da Redazione Carpinetum

Da questa domenica si passa all’ora legale. L’orologio va portato avanti di 60 minuti. Si perde un’ora di sonno. È come se, con l’orario attuale, le Messe cominciassero un’ora prima. Teniamone conto.

Lettera aperta del 27 marzo 2022

Inserito il 24 Marzo 2022 alle ore 15:54 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 27/3/2022. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

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La grande sfida: riconciliarsi

Inserito il 24 Marzo 2022 alle ore 15:47 da Don Gianni Antoniazzi

La Quaresima è un cammino di servizio a Cristo e ai fratelli. È una strada di preghiera, di digiuno e di carità. C’è però anche la bellezza del perdono fraterno dato e ricevuto come un dono dal Padre.

Il Cristianesimo è l’unica “religione” (leggi fede!) che chiede di “uscire” dalla religione, per essere a servizio dell’umanità. Come diceva il vangelo di domenica scorsa: siamo “alberi di fico”, piantato nella vigna perché la fecondità della Pasqua riempia di frutti tutta la vigna.

Così il Cristianesimo si distingue da ogni religione per la capacità di uscire da sé stessi e andare verso gli altri. La grande sfida è trovare l’accordo coi fratelli. Per questo il Cristianesimo è un vero umanesimo (nel senso non laicista): realizza per intero l’uomo (“Ecce Homo”, diceva Giovanni); ecco l’uomo: colui che ama gli altri, offrendo la vita.
La grande conversione viene dalla rabbia del Venerdì Santo che ci rende nemici, alla Riconciliazione della Pasqua che ci trasforma in fratelli.

Di natura siamo anzitutto animali. Se vogliamo diventare compiutamente umani dobbiamo dominare le forze dell’istinto. Ci abitano libido e pulsioni: la rabbia ci aliena e ci toglie libertà. È dunque prezioso porre segni di riconciliazione concreti. Non teorici. Non vaghi. è per questo che invitiamo i giovani e gli adulti ad aderire alla grande occasione della Riconciliazione che si terrà in questi giorni: per i giovani il 29 marzo alle 20:30. Per gli adulti il 6 aprile alle 20:45.

Per la Quaresima noi pensiamo ai sacrifici: niente burro a tavola o nutella sul pane, ma è la libertà dalle passioni a darci la postura di uomini e donne liberati.

don Gianni

Il metro della produttività

Inserito il 20 Marzo 2022 alle ore 10:00 da Plinio Borghi

Il metro della produttività è sempre stato quello più usato in campo lavorativo ed economico. Mi ricordo ancora come, agli albori dei primi movimenti sindacali, i licenziamenti andassero alla grande soltanto su tale base e come noi, dipendenti pubblici, fossimo considerati più parassiti che produttori di servizi, come tanto tempo dopo fummo classificati, tant’è vero che anche gli emolumenti risentivano molto di tale valutazione. Ne è passata di acqua sotto i ponti, ma, pur essendo usato con meno disinvoltura e pretestuosità di allora, il metro è rimasto pressoché lo stesso, anzi, possiamo dire che ha trovato motivi di estensione anche in altri campi, quali il volontariato e l’istruzione, per citarne un paio, non disdegnando settori come la religione e la cultura. Naturalmente i criteri sono diversificati e per certi versi la produttività non va intesa come fine, bensì come mezzo, ma la sostanza non cambia. Altrimenti quale altro significato attribuire alla parabola del fico infruttifero riportato nel vangelo di oggi? Quella pianta occupava uno spazio improprio nella vigna ed erano tre anni che non faceva il suo dovere: il padrone era ai limiti della pazienza e lo voleva sradicare tout court, se non fosse stato per l’intercessione del vignaiuolo. È chiaro che nemmeno nella vigna del Signore è lecito vivacchiare e fare i parassiti, com’è evidente che anche l’infinita misericordia di Dio ha dei limiti (scusate l’ossimoro), determinati appunto dal nostro impegno e dal risultato, che non sta sulle parole ma nei fatti. Lo premette anche Gesù all’inizio del brano di cui stiamo parlando, quando qualcuno si lagnava con lui perché Pilato mescolava il sangue dei galilei con quello dei loro sacrifici: “Loro non erano più peccatori di voi e, se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo”. Torna il discorso della conversione, che, in definitiva, vuol dire “fare frutto”, mettere cioè in pratica in modo pieno e concreto il ruolo che siamo chiamati a ricoprire come seguaci di quel Cristo che si è messo totalmente in gioco per noi. La voce del Padre nella nube sul Tabor di domenica scorsa concludeva con un ordine: “Ascoltatelo!”, che non va inteso come un passivo “statelo a sentire”, ma “seguitelo!”, calcatene le orme. La Quaresima è un momento favorevole per fare il punto e la verifica. Qualora ci accorgessimo di essere fichi poco produttivi, una bella zappata attorno alle radici e una bella concimata possono rigenerarci. Attenzione, il licenziamento in tronco è sempre alle porte.

Lettera aperta del 20 marzo 2022

Inserito il 17 Marzo 2022 alle ore 09:00 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 20/3/2022. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

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Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.

Carità e 28 euro al giorno

Inserito il 17 Marzo 2022 alle ore 08:43 da Don Gianni Antoniazzi

C’è da accogliere chi scappa dalla guerra in Ucraina e si sta parlando di eventuali 28 euro al giorno per risarcire le spese di chi si convenziona con le prefetture. Qualcuno pensa già che sia un tesoretto da spartire

Parrocchia, Fondazione Carpinetum e Associazione il Prossimo hanno realizzato un primo nucleo ove accogliere chi scappa dalla guerra in Ucraina. Si tratta in genere di mamme con bambini. Molte famiglie si stanno rendendo disponibili per un’accoglienza diffusa (al momento i numeri non sono stratosferici).

Qualcuno già ipotizza che tutto questo sia accompagnato da una cifra di 28 euro al giorno per persona. In internet e in alcuni giornali (La Verità) si calcolano gli affari che potrebbero contrarre coloro che si convenzionano con le prefetture, entrano nella rete Cas e godono del risarcimento spese.

Ebbene ci teniamo a dire che le attività svolte da parte nostra non rientrano in alcun modo in questo orizzonte: non chiediamo né percepiamo alcun contributo, né in passato l’abbiamo mai avuto. Non disprezziamo affatto chi prende questi soldini. Anzi: riteniamo che sia una lodevole iniziativa del Governo incoraggiare anche con questo strumento l’accoglienza.

Da parte nostra, però, non siamo in grado di gestire le dinamiche che ruotano attorno a questioni economiche. Spieghiamo. Ciò che viene fatto nel contesto della carità genera vita e crea pace. Se una persona capisce di essere accolta gratuitamente fa il possibile per rialzarsi; l’affetto ricevuto la rigenera; intuisce che intorno ci sono fratelli e trova speranza per l’avvenire.

Quando invece di mezzo ci sono soldi cambiano le leve e noi non siamo ancora capaci di manovrarle… nel senso che mai vorremmo dare l’impressione ai nostri amici dell’Ucraina di essere “usati” per secondi fini. Non vogliamo in alcun modo che sia inquinato lo scopo di quest’opera.

Siamo certi che se l’ambiente resta quello della carità evangelica la vita e l’energia non mancheranno mai. Abbiamo toccato con mano che, se entrano in campo altre logiche, nessuno è mai soddisfatto e non c’è forza a sufficienza per annunciare il Vangelo.

don Gianni

Il Tabor è sempre suggestivo

Inserito il 13 Marzo 2022 alle ore 10:01 da Plinio Borghi

Il Tabor è sempre suggestivo e chi ha avuto modo di andare in Terra Santa e di avventurarvisi non può che darne atto. In realtà, più che di un monte si tratta di un cocuzzolo solitario che si erge su di un terreno piuttosto ondulato. Forse è per questo che nei vangeli neppure lo si chiama per nome, ma lo si cita solo come monte: più di quello non c’è, la strada è abbastanza impressionante e a mano a mano che ci si alza il panorama si amplia tanto da farti sembrare ancora più in alto. Sopra non serve più fantasticare su capanne o tende come fecero gli apostoli che Gesù ha scelto di portarsi appresso: il tempio è stato realizzato proprio per dare la sensazione di tre tende, la più grande al centro e ai lati quelle di Mosè ed Elia. Il giorno che ci sono andato era bel tempo, ma sono convinto che se un po’ di brezza avesse spinto una nuvola a coprire momentaneamente il sito non sarebbe stato difficile immaginare la voce del Padre nel ruolo di supporter del Figlio. Quando m’imbatto nel racconto, riportato da tre evangelisti su quattro, mi viene spontaneo pensare come mai il Maestro abbia voluto riservare questa bella esperienza solo a Pietro, Giacomo e Giovanni e perché si sia servito di una location siffatta, benché stimolante. Quando, scendendo, ha chiesto agli astanti di mantenere il segreto fino alla sua resurrezione dai morti, non è che nemmeno loro abbiano compreso di che cosa stesse parlando, per cui non fu una questione di riservatezza. Oggi sappiamo quel che ha voluto rivelarci e ce lo ricorda anche Paolo nella seconda lettura: pure il nostro corpo sarà un giorno trasfigurato come il suo. È insito altresì il rinnovo del patto che Dio ha fatto con Abramo e riportato nella prima lettura, cosa che succede attraverso il Battesimo nel quale abbiamo già vissuto una prima trasfigurazione, immersi appunto nella Grazia di figli. Circa la scelta del luogo va detto che non è una novità che per i messaggi più “impegnativi” Gesù si orienti quasi sempre in contesti la cui suggestività contribuisca a veicolare al meglio la qualità del contenuto. Qui mi piace pensare, contrariamente a quanti la snobbano, a una sorta di sostegno della ritualità come elemento connaturato alla liturgia, come ho avuto modo di esplicitare ancora, e ciò senza nulla togliere al valore della sostanza. Certo, non bisogna esagerare, il tutto deve essere equilibrato, ma curato nei particolari per un recepimento adeguato, cosicché ne guadagni anche la messa in pratica

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