Inserito il 30 Agosto 2018 alle ore 08:00 da Redazione Carpinetum
Ricordiamo che da questa domenica, 2 settembre, è ripristinato il consueto orario delle celebrazioni festive.
Le Sante Messe avranno dunque il seguente orario:
8.00; 9.00; 10.30; 12.00; 18.30
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Inserito il 29 Agosto 2018 alle ore 17:16 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 2/9/2018. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 29 Agosto 2018 alle ore 17:12 da Plinio Borghi
Il “cerchiobottismo”, neologismo tanto caro all’ex pm Di Pietro, che l’ha coniato, sintetizza non certo bene, ma in modo efficace il noto barcamenarsi pur di “rimanere nel giro” senza compromessi : non farsi coinvolgere più di tanto, esprimersi nel merito evitando però di urtare la suscettibilità altrui, ecc. Si sa che il termine trae origine dal famoso “un colpo alla botte e uno al cerchio”, essi invece sì necessari per unire bene le doghe al fine della tenuta poi del vino. Raramente l’atteggiamento, tradotto per metafora nella vita, ha assunto valenze positive, salvo quando lo si accosta a qualche delicata azione diplomatica, per non scivolare in posizioni conflittuali. Perché? Ci sono svariati motivi, come quello di non voler dare mai la sensazione di una collocazione ben definita, di trasmettere la percezione che ci sia sempre qualcosa di sfuggente e così via fino a far avvertire quella sensazione di falsità in quel che si fa. Qui non siamo tanto alla solita questione delle maschere che s’indossano abitualmente per vendere l’immagine di quello che magari vorremmo essere: in tal caso ci si avvicinerebbe, cosa non meno diffusa, al classico “doppiogiochismo”, altro neologismo più datato, che però il mio vecchio Devoto-Oli non riporta. No, nel caso in questione il motivo saliente è che nel dire e nel fare viene a mancare l’elemento più importante: il cuore. Non c’è stimolo, non c’è amore, non c’è quell’entusiasmo che ti spinge a “gettare il cuore oltre l’ostacolo”. Ci si barcamena, appunto, ed è una posizione tanto diffusa quanto fastidiosa. Figuriamoci se, adottandola anche nel nostro rapporto con Dio, Egli non l’afferra immediatamente! Gesù, confutando le accuse formali che scribi e farisei rivolgono ai suoi discepoli, cita oggi il profeta Isaia: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”, parole riferite a tutte quelle regole poste alla base del comportamento in funzione degli uomini, ma che non rispondono alla preoccupazione per il Signore. Poi il nostro Maestro va giù forte sui “cerchiobottisti”: quello che contamina l’uomo non è quello che entra in lui, ma quello che ne esce e giù con l’elenco di tutte le nefandezze di cui siamo capaci. A questo punto vale la pena di rileggere con calma il salmo responsoriale per scoprire come “i puri di cuore abiteranno nella casa del Signore” e forse allora ci darà più soddisfazione un bel sentiero in salita che non quello che si limita ad un modesto saliscendi in quota.
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Inserito il 29 Agosto 2018 alle ore 16:54 da Don Gianni Antoniazzi
Il patriarca Francesco Moraglia mi ha inoltrato un articolo sulla questione degli abusi dibattuta in questi giorni. Lo riporto volentieri per la riflessione di tutti
Lettera di un sacerdote cattolico al New York Times.
Caro fratello e sorella giornalista: Sono un semplice sacerdote cattolico. Sono felice ed orgoglioso della mia vocazione. Da vent’anni vivo in Angola come missionario. Vedo in molti mezzi di informazione, soprattutto nel vostro giornale, l’ampliamento del tema dei sacerdoti pedofili, con indagini condotte in modo morboso sulla vita di alcuni sacerdoti. Così si parla di uno di una città negli Stati Uniti negli anni ‘70, di un altro nell’Australia degli anni ‘80, e cosi a seguire di altri casi recenti… Certamente questo è da condannare! Si vedono alcuni articoli giornalistici misurati ed equilibrati, ma anche altri pieni di preconcetti e persino di odio. Il fatto che persone, che dovrebbero essere manifestazioni dell’amore di Dio, siano come un pugnale nella vita di innocenti, mi provoca un immenso dolore. Non esistono parole che possano giustificare tali azioni. E non c’è dubbio che la Chiesa non può che schierarsi a fianco dei più deboli e dei più indifesi. Pertanto ogni misura che venga presa per la protezione e la prevenzione della dignità dei bambini sarà sempre una priorità assoluta. Tuttavia, incuriosisce la disinformazione e il disinteresse per migliaia e migliaia di sacerdoti che si spendono per milioni di bambini, per tantissimi adolescenti e per i più svantaggiati in ogni parte del mondo! Ritengo che al vostro mezzo di informazione non interessi che io nel 2002, passando per zone minate, abbia dovuto trasferire molti bambini denutriti da Cangumbe a Lwena (in Angola), poiché nè se ne occupava il governo, nè le ONG erano autorizzate. E neanche vi importa che io abbia dovuto seppellire decine di piccoli, morti nel tentativo di fuggire dalle zone di guerra o cercando di ritornare, nè che abbiamo salvato la vita a migliaia di persone in Messico grazie all’unica postazione medica in 90.000 Km2, e grazie anche alla distribuzione di alimenti e sementi. Non vi interessa neppure che negli ultimi dieci anni abbiamo dato l’opportunità di ricevere educazione ed istruzione a più di 110.000 bambini… Non ha risonanza mediatica il fatto che, insieme ad altri sacerdoti, io abbia dovuto far fronte alla crisi umanitaria di quasi 15.000 persone tra le guarnigioni della guerriglia, dopo la loro resa, perché non arrivavano alimenti nè dal Governo, nè dall’ONU. Non fa notizia che un sacerdote di 75 anni, Padre Roberto, ogni notte percorra la città di Luanda e curi i bambini di strada, li porti in una casa di accoglienza nel tentativo di farli disintossicare dalla benzina e che in centinaia vengano alfabetizzati. Non fa rumore che altri sacerdoti, come Padre Stefano, si occupino di accogliere e dare protezione a ragazzi picchiati, maltrattati e persino violentati. E non interessa che Frate Maiato, malgrado i suoi 80 anni, vada di casa in casa confortando persone malate e senza speranza. Non fa notizia che oltre 60.000, tra i 400.000 sacerdoti e religiosi, abbiano lasciato la propria terra e la propria famiglia per servire i loro fratelli in un lebbrosario, negli ospedali, nei campi profughi, negli istituti per bambini accusati di stregoneria o orfani di genitori morti di AIDS, nelle scuole per i più poveri, nei centri di formazione professionale, nei centri di assistenza ai sieropositivi…o, soprattutto, nelle parrocchie nelle missioni, incoraggiando la gente a vivere e ad amare. Non fa notizia che il mio amico, Padre Marco Aurelio, per salvare alcuni giovani durante la guerra in Angola li abbia condotti da Kalulo a Dondo e sulla strada di ritorno alla sua missione sia stato trivellato di colpi; non interessa che frate Francesco e cinque catechiste, per andare ad aiutare nelle aree rurali più isolate, siano morti per strada in un incidente; non importa a nessuno che decine di missionari in Angola siano morti per mancanza di assistenza sanitaria, per una semplice malaria; che altri siano saltati in aria a causa di una mina mentre andavano a far visita alla loro gente. Nel cimitero di Kalulo si trovano le tombe dei primi sacerdoti giunti nella regione…nessuno è arrivato ai 40 anni! Non fa notizia accompagnare la vita di un sacerdote “normale” nella sua quotidianità, tra le sue gioie e le sue difficoltà, mentre spende la propria vita, senza far rumore, a favore della comunità di cui è al servizio. La verità è che non cerchiamo di fare notizia, bensì semplicemente cerchiamo di portare la Buona Notizia, quella che senza rumore inizió nella notte di Pasqua. Fa più rumore un albero che cade, che non un bosco che cresce. Non è mia intenzione fare un’apologia della Chiesa e dei sacerdoti. Il sacerdote non è nè un eroe, nè un fanatico. È un semplice uomo che, con la sua umanità, cerca di seguire Gesù e di servire i suoi fratelli. In lui ci sono miserie, povertà e fragilità come in ogni essere umano; ma ci sono anche bellezza e bontà come in ogni creatura… Insistere in modo ossessivo e persecutorio su un tema, perdendo la visione di insieme, crea realmente caricature offensive del sacerdozio cattolico e di questo mi sento offeso. Giornalista: cerchi la Verità, il Bene e la Bellezza. Tutto ciò la renderà nobile nella sua professione. Amico… le chiedo solo questo…
In Cristo,
Padre Martín Lasarte
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Inserito il 26 Agosto 2018 alle ore 11:02 da Plinio Borghi
La capacità di persuasione è una dote indubbiamente molto rara, poiché deve tener botta a parecchi ostacoli che vanno dai limiti personali alla diffidenza altrui; questa a sua volta generata o da antipatie o da pregiudizi per ragioni di appartenenza a differenti gruppi o schieramenti, sia di ordine sociale che religioso. Nella mia prolungata frequentazione di ambienti politici, sindacali, ecclesiastici e del volontariato raramente posso dire d’aver incontrato persone che mi abbiano persuaso. Infatti, non basta essere dei bravi oratori o degli eccellenti predicatori per riuscire a trasmettere credibilità in quello che si sta propugnando, ma serve una marcia in più: far percepire l’onestà intellettuale, dare prova di consequenzialità nelle scelte e nel comportamento, far sentire che il rispetto per gli interlocutori, pur di opinioni diverse, è reale. Purtroppo, invece, la maggior parte dei personaggi che si rivolgono al pubblico si preoccupano di affinare il linguaggio, di costruire discorsi ad effetto, di far presa con progetti anche interessanti, ma afferri che sono molto attenti a far passare una posizione di parte e preconcetta che alla fine non ti convince o almeno non fino in fondo. Mi verrebbe da citare qualche esempio di stelle rare che han brillato in quest’ultimo secolo, ma rischio di trascurarne alcune e soprattutto di mettere in cattiva luce degli ottimi maestri, che hanno dato e formato molto, pur privi della dote di persuasione, che poi è un fatto del tutto soggettivo: quel che non ha persuaso me può benissimo aver convinto altri. Ognuno filtri le proprie esperienze con quest’ottica e ne tragga le relative valutazioni. Quello che oggettivamente possedeva la dote della persuasione era senz’altro Gesù Cristo, che predicava e agiva spassionatamente: in lui non si avverte barlume di tornaconto personale, ha un progetto di salvezza che ti stimola, un messaggio che ti coinvolge, parole che ti penetrano. Certo, tutto ciò ti interpella pure, in quanto, pur lasciandoti ampia discrezionalità di seguirlo o meno, è esigente e non si accontenta di mezze misure. Ne abbiamo palese riscontro nel vangelo di oggi, quando avverte serpeggiare nei suoi interlocutori profonde reticenze. Li lascia andare senza remore per la loro strada e anzi provoca in tal senso anche gli apostoli: “Forse anche voi volete andarvene?”. E qui, dalle parole di Pietro, scatta la prova di una ineguagliabile capacità di persuasione: “Da chi andremo? Solo tu hai parole di vita eterna..”. Usiamo questo metodo, prima di inseguire da imbambolati tanti falsi maestri!
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Inserito il 23 Agosto 2018 alle ore 08:01 da Redazione Carpinetum
Ricordiamo che da domenica prossima, 2 settembre, sarà ripristinato il consueto orario delle celebrazioni festive.
Le Sante Messe avranno dunque il seguente orario: 8.00; 9.00; 10.30; 12.00; 18.30
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Inserito il 22 Agosto 2018 alle ore 20:32 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 26/8/2018. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 22 Agosto 2018 alle ore 20:07 da Don Gianni Antoniazzi
Un adagio recita: “La pioggia d’agosto rinfresca il bosco”, come a dire che il caldo di questo mese non dura, declina in fretta e questa parte d’estate si esaurisce velocemente. Subentra la ripresa della vita ordinaria
L’estate va verso la conclusione: finisce il periodo delle vacanze e riprende la vita ordinaria, con i suoi ritmi.
Per qualcuno di noi le ferie sono state una sorta di isola felice, una realtà priva di regole e conseguenze. Tutto però avrà un effetto. La ripresa sarà diversa se abbiamo riposato, costruito relazioni sincere, se siamo stati propositivi anche nei momenti di svago, se abbiamo prestato attenzione al portafoglio, per non sciupare l’austerità dei mesi precedenti. Cominciamo di nuovo le attività abituali, ma non da dove le abbiamo lasciate prima di partire. La ripresa è diversa a seconda di come abbiamo vissuto l’estate e sarà più faticosa se anche in vacanza avremo alimentato rabbia, tensioni, superficialità e disordine.
Non siamo però pessimisti: nulla è perduto. Il Signore risolleva anche dopo le esperienze faticose. Nella ripresa non deve mancare la fiducia in Gesù, fedele compagno di cammino, anche quando pensavamo di essere soli.
don Gianni
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Inserito il 19 Agosto 2018 alle ore 10:11 da Plinio Borghi
La troppa insistenza che da qualche domenica a questa parte la liturgia pone sullo stesso argomento mi fa capire che esso dev’essere per il cristiano un pensiero fisso, dal quale non va assolutamente distolta l’attenzione. Non potrebbe essere altrimenti, trattandosi dell’Eucaristia, che rappresenta Chi ti da la vita, te la nutre, te la sostiene e ti fornisce tutte le risposte di cui hai bisogno. Per una sorta di associazione d’idee, m’è passata davanti la figura della mamma, che per tutti noi ha ricoperto esattamente gli stessi ruoli. Non abbiamo potuto vivere senza che lei fosse un punto di riferimento costante e, che sia ancora fra noi o sia passata a miglior vita, non passa giorno senza che il nostro pensiero non si volga a lei: un chiodo fisso, appunto. E lei quali preoccupazioni aveva? Nutrirti, prima di tutto e quindi allevarti nel migliore dei modi. Mi ricordo che al mattino, mentre ci preparava per la scuola, la prima domanda che rivolgeva a mio padre era: “Cosa facciamo da mangiare oggi?”. Non era poi facile metter su la pentola con nove bocche da sfamare (nonna compresa) e le ristrettezze economiche incombenti, senza contare lo sforzo di fantasia, che noi avvertivamo solo quando non ne poteva più è sbottava: “No ghe ne posso più, no so più cossa far da magnar!”. Chissà quante volte avremo sentito questa frase pronunciata anche dalle nostre donne! Beh, per l’anima le esigenze non sono affatto diverse: sono tante e impellenti le risposte che ci attendiamo e pretendiamo dalla vita, che la fame diventa praticamente inesauribile. Qui scatta la martellante risposta di Gesù: “Io sono il pane vivo, ma non è lo stesso che ti ha dato tua madre e che dà solo un sostentamento fisico. Io sono quel pane che soddisferà tutte le tue ansie, e non ti permetterà di morire, se tu te ne nutrirai con fede e con costanza. Chi mangia di me non avrà più fame”. Soprattutto è gratuito, almeno sul piano economico. Col tempo, e acquisendo il senso dell’infinita misericordia di Dio, ho anche imparato che non c’è motivo alcuno per non mangiarne e che ogni allontanamento da Cristo e dalla sua mensa è puramente specioso; anzi, proprio nel momento di maggior debolezza va ricercato quel sostentamento. La prima lettura, dal libro dei Proverbi, è molto chiara in tal senso. La Sapienza, a chi è privo di senno, … dice: ”Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate la stoltezza e vivrete, andate dritti per la via dell’intelligenza”.
Inserito in Meditazioni in libertà | Commenti disabilitati su La troppa insistenza…
Inserito il 14 Agosto 2018 alle ore 17:29 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 19/8/2018. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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