Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Teniamo viva la speranza con l’ascolto delle Scritture

Inserito il 5 Dicembre 2010 alle ore 08:00 da Don Danilo Barlese

San Paolo ricorda con forza che le Sacre Scritture sono in grado di istruire i credenti e di consolarli, conferendo loro il dono della perseveranza e della speranza.

A partire dal caso singolo l’apostolo afferma in generale il principio della destinazione cristiana delle Sacre Scritture: sono state scritte «a nostra istruzione». Già nella prima lettera ai Corinzi riferendosi alle vicende dell’esodo dall’Egitto, aveva richiamato la stessa tesi: «Ora questi avvenimenti accaddero loro come “prefigurazioni” e furono messi per iscritto a nostro ammonimento, a noi che ci è venuta incontro la fine dei tempi».

L’apostolo prosegue la sua esortazione con una preghiera: quel Dio che, mediante le Scritture, dona perseveranza e consolazione possa conferire a tutti i credenti, sull’esempio di Cristo, una profonda sintonia di pensieri perché in modo unanime possano rendere gloria a Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo.

In questa prospettiva riprende il tema dell’accoglienza presentando Gesù come il modello a cui tutti i membri della comunità devono rifarsi: “Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio”.

Cristo ha accolto tutti i membri della comunità, senza discriminazione. Egli dunque non è solo un modello a cui riferirsi, ma anche colui che, stabilendo un rapporto personale con ciascuno di essi, ha reso possibile il loro rapporto di comunione vicendevole.

Questo esige dunque lo spostamento del baricentro della esistenza dal proprio io all’altro. Si tratta di agire per il bene del prossimo e a scopo “costruttivo”. La prospettiva è quella della crescita della comunità: “edificio” che s’innalza sulla base della solidarietà dei credenti.

L’unità solidale della chiesa, voluta da Cristo, è frutto della grazia che comunque non dispensa dall’impegno. Si tratta di una condizione indispensabile perché la comunità traduca la sua unanimità nel cantare a una sola voce la lode al «Padre di nostro Signore Gesù Cristo». La liturgia ecclesiale è espressiva di unità solo in un contesto di fattiva comunione e questa trova in quella il suo segno più alto.
Il gesto di Grazia divina incarnato in Cristo ha assunto diversi significati. Verso i giudei Gesù si è fatto «servitore» per dare compimento alle promesse fatte ai padri. Sempre in Cristo, infine, tutte “le genti” hanno ricevuto il dono della misericordia, per il quale devono ringraziare continuamente Dio. «Per questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome».

Don Danilo

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