Vi sono discordie tra voi…
Inserito il 23 Gennaio 2011 alle ore 13:00 da Don Danilo BarleseVi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire (1 Cor 1,10-13. 17).
In questa esortazione con cui apre la lettera, Paolo sollecita alla concordia, al superamento delle discordie, a una perfetta unità che vada oltre l’unanimismo di facciata, per raggiungere la profondità di un comune e identico orientamento di pensiero e di convergenti prospettive spirituali. La triplice formula esprime l’insistenza dell’apostolo e, insieme, la gravità della situazione della chiesa di Corinto. Paolo ne è perfettamente al corrente. È stato informato “da quelli di Cloe”. Per mezzo loro Paolo ha potuto farsi un quadro esatto dell’allarmante fenomeno di disgregazione della chiesa di Corinto. È pertanto in grado non solo di conoscere i gruppuscoli in cui i corinzi sono divisi, ma anche di riportare i loro slogans, proclamati ad alta voce: «Io sono di Paolo», «Io invece di Apollo», «E io di Cefa», «Ma io di Cristo». Queste “fazioni”, esistenti all’interno della comunità, in comune avevano l’affermata “appartenenza” a questo o a quel “leader”: «Io Sono di…» esprime un legame non puramente convenzionale. In particolare, dovevano riconoscere al capo o, meglio, all’ideologia da lui rappresentata, un ruolo determinante nell’acquisizione di quella coscienza lucida di “cristiani illuminati” che orgogliosamente ostentavano. In concreto, essi ritenevano di trovarvi la loro identità e definizione. Si può parlare di conclamata dipendenza del loro essere cristiano dal maestro scelto e dal suo pensiero.
Paolo denuncia l’esistenza stessa delle “chiesuole”. Non si tratta di scegliere tra questo o quell’orientamento particolare, ma di escludere, in linea di principio, la logica che anima tutti i gruppi. È significativo infatti che egli si opponga anche alla conventicola che si richiama alla sua persona. In realtà, si faceva torto alla centralità di Cristo, unico fattore aggregante dei credenti.
Il carattere deviante del fenomeno delle divisioni appare in tutta la sua abnormità: così si nega “di fatto” la funzione salvifica e unificante di Gesù. È la persona di Cristo che definisce la comunità dei credenti, qualificandola come “corpo” in sé unito che compone in unità superiore e armonica la pluralità e diversità dei cristiani.
E’ la crocifissione di Cristo l’evento salvifico decisivo per i credenti. In breve, l’insostenibilità dei gruppuscoli di Corinto deriva dalla natura stessa della Chiesa: essa è la comunità di credenti che si definisce in rapporto a Gesù e che trova in lui il suo centro esclusivo di unità. I credenti, mediante il battesimo, partecipano all’avvenimento salvifico della croce di Gesù e così formano il suo corpo. Per questo appartengono a lui, e soltanto a lui. Ogni appartenenza alternativa significherebbe sostituzione dell’unico salvatore con altri salvatori.
Don Danilo