Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita
Inserito il 20 Marzo 2011 alle ore 08:01 da Don Danilo BarleseFiglio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo. (2 Tm 1, 8b-10)
Paolo è vecchio e bloccato in carcere «come un malfattore».
Chiede a Timoteo di essergli vicino, proprio nel mezzo della Roma di Nerone! Aderire a Paolo è martirio pos-sibile, quasi certo. Così Timoteo renderà concreta la testimonianza al vangelo.
“Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa”.
L’apostolo ora ricorda la «forza di Dio» con cui si compie la storia della salvezza. La piccola ubbidienza umana non è altro che il fragile “sì” in risposta all’immenso eterno “sì” di Dio all’uomo.
“Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati”: è l’incomprensibile, amorevole, inclinazione di Dio verso il peccatore perduto, così assoluta, definitiva e efficace da essere presupposto di ogni singola azione di salvezza. Dio ci rivolge la parola: ci chiama e ci affida la stessa missione del Figlio.
La «vocazione» è «santa» perché proviene dal Dio santo e tende alla sua santità; perché Egli è colui che detiene tutta la grazia della redenzione, la quale non solo, in senso negativo, salva da qualcosa, ma, in senso positivo, chiama, mediante la parola mette in piedi e imprime al chiamato il volto dell’eternità.
La vita cristiana si basa in tutto e per tutto sulla vocazione: ogni cristiano è chiamato a seguire Gesù. Ascoltare e rispondere a lui costituisce il compito di tutta la vita.
Il fatto che noi non siamo chiamati «in base alle nostre opere», per Paolo è proprio l’espressione della grazia più alta. Che fondamento incerto sarebbero le nostre opere per la redenzione e la vocazione! Le nostre «opere» hanno la loro collocazione all’interno dell’ampio e precedente proposito di salvezza di Dio.
La Grazia (la vita nello Spirito) ci è stata donata in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata solo ora in Cristo Gesù.
L’umile apparizione del Redentore nella «pienezza del tempo» ci fa facilmente dimenticare che in questa pienezza del tempo si manifesta la pienezza dell’eternità, nell’ora storica della decisione la decisione eterna di Dio a favore dell’uomo.
Senza tutta la durezza, la crisi, la purificazione della croce, non potremo ricevere la grazia dell’eternità. Cristo Redentore, Crocifisso e Risorto è il fondamento della nostra salvezza. Chi risponde realmente alla chiamata sa di incontrare la vita eterna e, rispondendo, di assumerla in sé.
La fortezza cristiana deve guardare negli occhi la morte che è stata vinta e sapere che Cristo ne ha fatto lo strumento della sua «vita immortale». Per mezzo della morte di Cristo la vita è stata «fatta risplendere», fatta uscire dalle «tenebre e dall’ombra di morte» che la coprivano; la morte di Cristo è il momento in cui la vita eterna irrompe nel tempo, ancora di più: è portatrice, sacramento della vita.
Don Danilo