“Passano le ore, e son contate”
Inserito il 17 Giugno 2012 alle ore 08:00 da Don Gianni AntoniazziInizia il tempo d’estate, cadenzato (per molti) dalle ferie. Tempo di riposo, svago e spensieratezza per i più giovani. Tempo comunque decisivo per la crescita umana.
La scorsa settimana coi sacerdoti del vicariato siamo stati a Refrontolo per la verifica annuale.
Sul campanile di quella chiesa, sotto l’orologio, era riportata questa frase: “Passano le ore e son contate”, traduzione del celebre motto latino: “Pereunt et imputantur”. Parole che invitano a riflettere sul significato cristiano del tempo, quantomeno per non perdere l’occasione di viverlo pienamente. Di più: questa settimana abbiamo avuto le esequie di un uomo di 50 anni appena, ed è proprio necessario proporre qualche punto per la riflessione personale.
Il tempo non si svolge a caso: le ore sono misurate. Il testo del Coelet dice: c’è un tempo per ogni cosa sotto il cielo, per nascere e morire, per piangere e ridere.
Il tempo è un dono prezioso e non può essere sciupato. È un fatto che “conta” e viene contato. Ogni momento è decisivo per la salvezza.
Dio misura il tempo nel senso gli dà un limite. All’uomo semmai, la drammatica possibilità di abbreviare questo dono con uno stile di vita sbagliato.
Il tempo cristiano è ricco perché aperto all’eternità: questo rende sicuri e forti. A differenza della società contemporanea, figlia dell’ateismo, che mettendo da parte la paternità di Dio ci ha resi fragili, insicuri, figli senza dimora, in balia degli eventi, esposti ad ogni rischio di naufragio. Così l’uomo contemporaneo si contenta di passare il tempo, cercando semplicemente di allungarlo, senza però risolvere il problema del suo senso.
don Gianni Antoniazzi