La pastorale delle fotocopie
Inserito il 27 Gennaio 2013 alle ore 08:00 da Don Gianni AntoniazziIn attesa di avere a disposizione il bilancio per l’anno 2012, commento un dettaglio di spesa che fa riflettere e che riguarda tutti, visto che quasi in ogni casa c’è una stampante da gestire.
Il motto latino dice: “unicuique suum” (a ciascuno il suo). Le fotocopie per la parrocchia si devono fare in parrocchia, quelle per il lavoro al lavoro, e quelle personali col computer di casa o in negozio. Non mescolerei ebrei e samaritani. In canonica ci sono le fotocopiatrici: chi ne ha bisogno per le attività di fede venga ad usarle serenamente. Ma con giudizio. Pare infatti che non si possa più prescindere da quintali di carta stampata.
Ma io dico: i nostri nonni che non avevano la fotocopiatrice sono forse tutti all’inferno? Al rovescio, la fede in Cristo Risorto era, se possibile, anche più forte e radicata di oggi: capaci di formare famiglie secondo il Vangelo e di donare la vita intera per Dio. Mi vergogno a pubblicare il bilancio 2012: abbiamo speso per cancelleria (= fotocopie e simili) 5.000 euro, cifra che NON possiamo permetterci. Qualcuno sostiene che bisogna pur adeguarsi ai tempi. Lo so, sarò vecchio ma non anacefalo: dico che questo tempo chiede verità (non la stampa di stupide banalità), essenzialità (5 copie in più non servono), rispetto per l’ambiente, riduzione degli sprechi (la carta viene dagli alberi e il toner è cancerogeno). Se anche la parrocchia fosse ricca, dovrebbe spendere prima di tutto per chi è più coinvolto nella crisi.
Bisogna tornare all’uso della memoria umana che non consuma energia e sviluppa la sapienza (“non fa scïenza, sanza lo ritener, aver inteso”, Dante, Paradiso V). E la revisione deve cominciare da noi preti: ricevo quintali di carta inutile da ogni ente religioso. E sorge il sospetto per qualcuno che sia vero il vecchio adagio: “chi non sa vivere, scrive”.
don Gianni