Saper aspettare…
Inserito il 1 Dicembre 2013 alle ore 12:52 da Plinio BorghiSaper aspettare non è da tutti e non è facile. Nel mondo frenetico in cui viviamo, dove si tende a far tutto di corsa e possibilmente presto, dove il più furbo è quello che riesce a scavalcare le code, fregandosene di quelli che subiscono la sua invadenza, dove si cerca di giocare sempre d’anticipo (tranne che sui rimborsi da parte dello Stato) per paura che dopo sia troppo tardi, dove non fa in tempo a finire l’estate che già si sentono nell’aria le zampogne natalizie e gli spot pubblicitari si arricchiscono di panettoni, spumante e mandorlato, dove non è ancora inverno che già iniziano le svendite dei vestiti invernali, è difficile introdurre il concetto di saper aspettare. Chi lo fa, passa per pedante, retrogrado e fuori di testa. Eppure la capacità di attendere è un atto di fiducia, prima ancora che di fede; infatti comporta la certezza che quello che deve succedere succederà veramente. Quando fai la fila per comprare qualcosa, si sa che prima o poi tocca a te; quando conti sull’arrivo di qualcuno, si sa che prima o poi la persona arriverà e meglio ancora quando ti prepari a partire non c’è dubbio che il fatto avvenga, anche perché ti sei già organizzato. Nelle nostre cose terrene, tuttavia, può accadere che l’imprevisto sia dietro l’angolo e la certezza non trovi poi riscontro. Negli eventi legati alla nostra fede questo non esiste ed ogni cosa avverrà nei modi e nei tempi previsti. Così è per l’Avvento che stiamo iniziando, che non è (non ci si stancherà mai di ripeterlo) un semplice revival di un vissuto trascorso e ormai remoto, bensì la sua attuale riproposizione, che include la certezza finale, promessa da Dio all’atto di cacciare Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre, dell’incarnazione e della nascita del Salvatore, suo Figlio, l’Emmanuele. Il dubbio vanifica ogni attesa, vuol dire aspettare per niente. Però attenti: se ci facciamo cogliere di sorpresa, senza preparazione, sono cavoli nostri, come dice oggi Gesù nel Vangelo (non dice proprio così, ma la sostanza è quella). Rivolgiamoci allora a Dio con le parole dell’Antifona di ingresso: “Dio mio, in te confido: che io non sia confuso” e viviamo con gioia l’Avvento, come ci stimola il salmo responsoriale: “Andiamo con gioia incontro al Signore”.