Il fascino di questa festa…
Inserito il 2 Febbraio 2014 alle ore 13:12 da Plinio BorghiIl fascino di questa festa mi deriva da una serie di aspetti, dei quali il trionfo delle luci (da cui “la Madonna Candelora”) è solo l’ultimo. Il più immediato è l’osservanza delle regole civili e religiose da parte di Maria e Giuseppe. Già s’è visto il viaggio per ottemperare al censimento e la conseguente nascita perigliosa. Ora c’è il rispetto della tradizione di offrire a Dio il primogenito e di riscattarlo, sebbene non ce ne fosse bisogno, giacché si tratta proprio del Figlio stesso di Dio. Anche Gesù si comporterà in modo analogo col battesimo, come abbiamo contemplato tre domeniche fa. Si affaccia poi oggi la bella figura del vecchio Simeone, esempio di un’attesa, ma non un’attesa passiva, deludente, incerta e rassegnata, bensì di un’attesa vibrante, ansiosa, fatta di certezza e di speranza. Simeone rappresenta quello che dovrebbe essere per ciascuno di noi il transito in questo mondo: una tendenza verso quello che ci aspetta e ci è stato promesso. Dovremmo vivere sempre in tiro, come le corde di un violino e “suonare” per ampliare al massimo la sinfonia che ci è stata affidata, senza incorrere nella tentazione di allentare lo strumento o di accontentarci del risultato raggiunto. Ma il grande vecchio ci insegna anche la soddisfazione dell’abbandono alla volontà del Signore, prorompendo in uno dei canti più belli che un uomo di fede possa proferire: “Ora lascia che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza..”. Lasciatemi dire che in latino queste parole sono pura poesia e di una suggestione unica. E qui s’innesca un altro flash. Mentre le pronunciava Simeone teneva in braccio il Bambino e la liturgia si perita di sottolineare che il vecchio sosteneva il bambino, ma era il bambino che reggeva il vecchio. Non è un gioco di parole, ma il senso unico della nostra esistenza: portare Cristo (carità e missionarietà) ed essere sorretti da lui. Debbono concorrere entrambi i presupposti, per non vanificare ogni sforzo. Starà a Lui, quando non ce la facciamo, di aiutarci, come recita il famoso adagio di quello che, rivisitando in sogno la sua vita, vede quattro impronte sulla battigia, ma per lunghi tratti solo di due e si rivolge al Signore rimproverandogli di non essergli stato sempre vicino, come aveva promesso. Al che il Signore gli risponde: “Le due impronte sono le mie ed era quando, nei periodi più duri per te, io ti portavo in braccio”.