Dolore e costernazione…
Inserito il 16 Novembre 2014 alle ore 12:38 da Plinio BorghiDolore e costernazione sono le reazioni immediate quando apprendi che una persona cara è morta, ancor più se era una giovane mamma e con i figli che avevano ancora tanto bisogno di lei. Io ho avuto la fortuna di conoscere Debora una decina di anni fa e mi è balzato subito agli occhi come avesse scelto di dedicarsi esclusivamente alla famiglia, al marito super impegnato col lavoro e ai due figli, che proteggeva e accudiva a volte, pensavo, anche in modo eccessivo. Da allora ci siamo sempre scambiati approfondimenti e idee, spaziando spesso su temi di carattere religioso e sociale, così da creare quel feeling che alimenta un bel rapporto di amicizia. L’ho particolarmente seguita, anche se a distanza (era da Milano), in questi due anni di calvario per il tumore che l’ha poi portata alla morte e il suo rammarico derivava soprattutto dal pensiero che avrebbe potuto essere sottratta a quei figli, che salutava sempre con apprensione alla finestra quando andavano a scuola. Quel lunedì sera del 3 novembre, forse per una sorta di sintonia, prima di concludere le prove del coro di gregoriano, ho voluto intonare quel magnifico pezzo che un tempo si cantava all’Offertorio della Messa per i defunti e proprio in quel momento lei finiva di soffrire. Per fortuna la nostra non è mai disperazione e proprio la prima lettura della liturgia di oggi ce ne dà conferma: “Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. Gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita” ecc. Anche San Paolo è sulla stessa lunghezza d’onda, quando ci avverte che il Signore arriverà sempre come un ladro, senza preavviso; input ricevuto dal brano del Vangelo sulla parabola dei talenti: guai a chi crede di cavarsela nascondendoli sotto terra! Ma come si fa per investirli? Non ci vogliono geniali inventive o atti di eroismo: basta vivere la propria vita in pieno, ogni giorno, compiendo il nostro dovere e rispondendo a chi ti stende la mano in cerca di attenzione, specie se povero, emarginato o indifeso. Mi piace pensare che così abbia fatto anche Debora, alla quale ben si addice la conclusione della lettura citata: “Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani e le sue opere la lodino alle porte della città”. Mi auguro che così sarà per tutti.