Un canto fra parole e silenzio
Inserito il 7 Novembre 2014 alle ore 19:27 da Don Gianni AntoniazziQualche volta impieghiamo fiumi di parole su argomenti del tutto insignificanti. Quando invece ci viene chiesto di spenderci su questioni decisive, la mente si cancella.
Ci sono parole che feriscono, distruggono e lacerano: una volta dette diventa impossibile guarirne l’effetto. E ci sono invece silenzi che edificano un legame profondo. Certamente prima di parlare bisogna imparare a tacere. Ai futuri sacerdoti il seminario insegna il silenzio fin dalla prima media. Forse la stessa cosa si dovrebbe fare anche quando uno s’interessa di politica o di economia.
Oggi però la questione è un’altra. Da mesi in oriente stiamo assistendo a massacri che cancellano le minoranze. In Iraq interi villaggi di cristiani sono stati sepolti, anche vivi: tutti, compresi i bambini. E non una parola sale dalla politica mondiale: di mezzo ci sono gli equilibri economici.
Ma la cosa non riguarda soltanto i cristiani: anche numerose minoranze islamiche sono perseguitate e così pure persone che hanno posizioni politiche e culturali non allineate coi regimi.
Il silenzio dell’occidente è di una durezza sconvolgente. Non ne parlano i mass media, ma anche internet sembra ignorare questi eventi. Ce ne chiederanno conto, così come si è fatto con chi, durante la seconda guerra mondiale, non ha denunciato lo sterminio degli ebrei.
Il silenzio degli innocenti parla in modo eloquente e anche dopo secoli incide sulle coscienze. Il nostro linguaggio superficiale invece suonerà come il grido stridulo delle ranocchie sul bordo dello stagno.
La musica è sempre alternanza di note e pause: altrimenti è confusione. Allo stesso modo le persone sagge imparano a comporre un canto di parole e di silenzi: ma se siamo muti, non rimarrà che polvere di noi nel futuro.
don Gianni