Governare il tempo che passa
Inserito il 4 Gennaio 2015 alle ore 12:09 da Plinio BorghiGovernare il tempo che passa dovrebbe essere una tendenza primaria: ne abbiamo talmente poco a disposizione che vale la pena di spenderlo alla grande, di viverlo intensamente, di impiegarlo bene, di investirlo, di trascorrerlo nel migliore dei modi, tenuto sempre presente che un giorno ce ne verrà chiesto conto. Invece, ad un rapido esame, ci accorgiamo che spesso lo sprechiamo, ci scorre sotto i piedi senza che ne abbiamo la percezione, non ce ne avanza mai per allargare la sfera della nostra efficienza, così ne abbiamo poco da mettere a disposizione per gli altri e alla fine non ne usciamo neppure soddisfatti, perché siamo degli eterni scontenti: del lavoro, della società, delle prospettive, degli affetti, ecc.. Forse è fisiologico che tali spunti mi vengano sempre quando un altro anno sta per concludersi e uno nuovo si affaccia pieno, ce lo auguriamo tutti, di prospettive migliori. Poi, trascorso il “cambio della guardia” in assordante frastuono, si realizza che tutto sommato questa “cerimonia” del passaggio non è altro che un fatto puramente convenzionale e tutto rientra nella solita routine, senza che la nostra vita si sia arricchita di uno stimolo in più o di un guizzo di novità incentivante. Eppure le occasioni non mancano e non occorre andarle a cercare chissà dove: basta guardarsi attorno con occhi diversi e aprirsi un po’ di più su noi stessi, in primis, e quindi sulle realtà circostanti; basta uscire da quello status di obnubilamento che ci impigrisce e ci impedisce di vedere e, di conseguenza, di rispondere. Non a caso chi presiede ad attività di qualsiasi natura constata che, se c’è bisogno di una mano, la trovi sempre tra chi ha mille incarichi piuttosto che in chi non ha nulla da fare: quest’ultimi ti rispondono sempre che non hanno tempo. A tal proposito il vangelo di oggi, lo stesso del giorno di Natale, è illuminante e va letto e riletto come un esame di coscienza (un tempo lo si leggeva alla fine di tutte le Messe!): “La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” dice il prologo del Vangelo di Giovanni. Significa proprio che fare da spettatori passivi equivale a rimanere al buio: si guarda la luce, ma non la si vede. Preghiamo Maria, festeggiata il 1° dell’anno come Madre di Dio, emblema della pronta accoglienza, affinché ci sproni a rispondere ad ogni richiamo di aiuto come ha fatto lei: “Eccomi!”. Avvertiremo allora che il passare del tempo avrà un altro sapore.