La fame è una brutta bestia…
Inserito il 26 Luglio 2015 alle ore 12:22 da Plinio BorghiLa fame è una brutta bestia, certo, su questo non c’è dubbio e il fatto che stia falcidiando ancora milioni di persone al mondo, soprattutto bambini, la rende tutt’oggi il peggior nemico da combattere. Scendendo dai massimi sistemi e guardando in casa nostra, constatiamo appunto che l’intervento assistenziale di primo livello è proprio quello di fornire cibo e di seguito vestiario, medicine, alloggio e così via; tanto vale anche per la ventata di immigrati che in questo periodo stanno agitando il nostro Paese e il Nord Est in particolare. L’altro giorno leggevo che ad Eraclea, pur col subbuglio che si riscontra, un barista, impietosito da un giovane di colore che sembrava affamato, gli ha comunque servito un cappuccino e una brioche gratis. Sarà stata fame vera o capacità di finzione? Non importa, fatto sta che rimane un’ottima leva per ottenere un minimo di attenzione; per il resto gli “addetti ai lavori” sapranno regolarsi in merito, tenuto conto che spesso (lo ricordo bene quando dovevo interessarmene per lavoro) i veri bisognosi tendono a nascondersi e non ad ostentare, quindi vanno scovati. Ciò premesso, notiamo che anche nel Vangelo fa sovente capolino l’aspetto della fame, come oggi: poteva la grande umanità di Gesù disattendere il richiamo di quella enorme folla che lo stava seguendo da un pezzo e che, gli fanno notare, cominciava a sentire lo stomaco che reclamava? Oh, se li avesse mandati tutti a casa, non c’era rischio che alcuno soccombesse, ma dare una risposta a questo bisogno primario avrebbe rafforzato la credibilità della sua azione e domenica prossima avremo l’occasione di vedere perché. Infatti anche Giovanni, descrivendo gli eventi, sottolinea che “sapeva quello che stava per compiere” e quindi tutta la manfrina con Andrea e il ragazzo con i cinque pani e i due pesci serviva ad introdurre il miracolo più eclatante e conosciuto. Un fatto analogo, pur in sedicesima, succede pure con Eliseo nella prima lettura e anche in questo caso il duplice scopo era di dimostrare sia l’attenzione di Dio per il suo popolo sia la sua potenza. Per quanto ci riguarda, intanto, il nostro compito non è quello di “analizzare la casistica” per assumere gli atteggiamenti più consoni. La direttiva comportamentale ce la dà proprio San Paolo nella seconda lettura: “Comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni dolcezza e magnanimità…”. Tutto il resto è specioso.