Nessuna porta è chiusa
Inserito il 28 Ottobre 2015 alle ore 18:10 da Don Gianni AntoniazziQuale indicazione ci ha dato il Sinodo? È presto per parlarne, perché manca il documento definitivo del Papa. I giornali però hanno fatto molta confusione e qualcosa va chiarito subito
Si è concluso il sinodo sulla famiglia. Cosa ne è uscito? Va detto che manca il passaggio conclusivo ovvero il documento del Papa. Qualcuno però vuole ugualmente capire le indicazioni concrete. Ebbene: le domande poste nel Sinodo sono forse più incisive ancora delle risposte.
Riporto qualche considerazione.
Cambia un poco il volto della Chiesa. Al Sinodo molti hanno parlato con franchezza, anche vivace, ma senza mai divisioni. La Chiesa, pur sempre fedele al suo Signore, si è dimostrata capace di dialogo e cambiamento e, senza divisioni, prosegue unita nel rinnovamento.
Il Sinodo, dunque, è rimasto al riparo da veleni e dissidi (Card. Parolin) e il consenso dei voti ha sempre superato i 2/3, fatto insperato.
Il documento finale è pervaso di vita e misericordia. Quest’ultima parola ricorre 31 volte e sempre con un accento prezioso. Traspare dunque un’immagine di Dio non giudice inflessibile, di fronte al quale nessuno è giusto, ma Padre misericordioso che va in cerca di ogni uomo, pur misero. Tutto questo è forse più importante ancora delle conclusioni sinodali. Anche la famiglia, così come la propone il Vangelo di Gesù, è raccontata con una vitalità e una intensità straordinarie: merita la lettura.
Ci sono poi le questioni più concrete. Andiamo con ordine. Per l’annullamento del matrimonio tutto è più snello. Nei casi più chiari ed evidenti il giudizio spetta al vescovo, pastore della diocesi. In queste occasioni, dunque, non serve un appello oppure un ricorso al Vaticano.
I divorziati non risposati “spesso sono testimoni della fedeltà matrimoniale e vanno incoraggiati a trovare nell’Eucaristia il cibo che li sostenga nel loro stato”.
Quanto invece a chi si è risposato, caso per caso, spetta al sacerdote aiutare il discernimento per comprendere “ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa”. In sostanza: la Comunione sacramentale è dunque frutto di un cammino di conversione, condiviso con un sacerdote. Sarà necessario tener conto del comportamento verso i figli, dei tentativi di riconciliazione, della situazione del partner abbandonato, delle conseguenze della nuova relazione sul resto della famiglia e dell’esempio da dare ai giovani. Tuttavia la porta non viene chiusa a nessuno e per tutti c’è una misericordia possibile.
Non si tratta di un colpo di spugna: il cammino intrapreso dalla Chiesa è ricco di misericordia, ma anche chiaro nel proporre la famiglia quale futuro per i nostri giovani.
don Gianni