“Un tempo per ogni cosa”
Inserito il 29 Novembre 2015 alle ore 12:09 da Plinio Borghi“Un tempo per ogni cosa” è probabilmente, almeno per noi “profani”, il richiamo più noto del libro di Qoelet (pseudonimo dello stesso Salomone), assieme al suo titolo e tema “vanità delle vanità, tutto è vanità”. Mi torna in mente quando osservo i cicli e i ricicli della natura, i quali, lungi dall’essere ripetitivi, presentano continui e infiniti aspetti di novità. Il fatto che siano leggibili e prevedibili non significa che debbano essere scontati, tant’è vero che è la natura stessa a ricordarcelo, specie quando fa le bizze e ci mette in difficoltà. Dopo il risveglio dal lungo sonno invernale, negli esseri viventi, a partire dalle piante, si nota l’anno in più che si è aggiunto alla loro struttura, tutto si ripresenta in veste nuova, i germogli non sono più gli stessi dell’anno prima, lo spettacolo che ci viene offerto è diverso e così è per tutta la fase evolutiva. Analoghe trasformazioni avvengono nel mondo minerale, sebbene meno appariscenti: senza che noi ce ne accorgiamo continuano i movimenti tettonici, il processo di orogenesi sèguita a far crescere le montagne, il vento continua a modellare le rocce, i ghiacciai si ampliano o si ritirano a seconda dei casi e così via. Tanto vale anche per la liturgia: l’Avvento che inizia oggi non è la ripetizione di quello dell’anno scorso e non solo perché ad accompagnarci stavolta è l’evangelista Luca o perché ci ritroviamo un anno più maturi e con una esperienza accresciuta, bensì perché si inizia un percorso sempre diverso. Anche questo sarà leggibile e prevedibile finché si vuole, ma non scontato: siamo chiamati ad un approfondimento che deve rivelarci gli inesauribili aspetti di novità, a partire dalla nascita del Salvatore, germoglio della radice di Jesse, e dalla lettura dei segni necessari a comprenderla. Studiosi e ricercatori sanno bene che la penetrazione di un fenomeno non discende mai da una sola chiave di lettura. I fatti angosciosi che ci stanno attanagliando da un paio di settimane potrebbero indicarci che è giunto il tempo per risvegliare la nostra fede intorpidita, per riporre nella Natività di quest’anno rinnovate speranze in un mondo migliore, meno aggressivo, più pacifico. Questo Avvento potrebbe essere il percorso verso una nuova fratellanza con ogni credente, al di là della religione di appartenenza, magari verso una convergenza su un Natale foriero di rivelazioni utili per tutti.