Predisposizione & vocazione
Inserito il 7 Febbraio 2016 alle ore 12:08 da Plinio BorghiPredisposizione & vocazione: un binomio che dovrebbe contenere un’auspicabile consequenzialità. Chi mai non vorrebbe nella vita dedicarsi ad attività verso le quali, per indole e capacità, è più portato? Invece nella maggior parte dei casi si arriva esattamente all’opposto. A volte è lo stesso indirizzo scolastico a non rispecchiare le tendenze, vuoi per scelte errate vuoi per sfide personali verso discipline nelle quali si è un po’ più carenti. Nel passaggio ai vari livelli interferiscono anche gli insegnanti e gli educatori in generale, non sempre accorti nelle loro valutazioni. Infine la proiezione nel mondo del lavoro finisce per stravolgere anche le residue aspettative: le difficoltà di accesso inducono il più delle volte ad accettare quel che viene ed è fortunato chi riesce a fare quello che gli piace. Nemmeno nel campo culturale o extra lavorativo va meglio, perché non è raro lasciarci condurre dalle persone o dai gruppi cui facciamo riferimento e, una volta coinvolti in certi spazi, ben difficilmente riusciamo a liberarci, specie se otteniamo un discreto risultato o il protagonismo la fa da padrone. D’altra parte sappiamo che la vita è una sfida o, come dice più banalmente la mamma di Forrest Gump nel film omonimo, come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita. Sembra che sulla stessa linea d’onda sia anche Dio nell’effettuare le sue chiamate: la vocazione, qualsiasi vocazione, riesce a stanarti e a sconvolgerti. Nella liturgia di oggi tutte e tre le letture sono in sintonia nel sottolineare questo aspetto. Nella prima tocca a Isaia capire il suo destino di profeta, quando un serafino gli sfiora le labbra col carbone ardente. Nella seconda è lo stesso Paolo a ricordare il violento capovolgimento della sua vita fino a diventare egli stesso uno di quegli apostoli che stava perseguitando. Nel vangelo, poi, siamo alla fase di “ingaggio” da parte del Maestro e non ce n’è uno che sia chiamato a svolgere un lavoro simile a quello che aveva, anche se Gesù, riconoscendoli dei bravi pescatori, dice eufemisticamente a Pietro: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Il brano termina con una frase emblematica: “Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono”. Ecco quel che vale: rispondere con entusiasmo, come han fatto anche Paolo e Isaia (Signore, manda me!), in qualsiasi direzione il Signore ci chiami a vivere la nostra vita. Senza contare che a rispondere con entusiasmo si vive anche meglio!