La saga dei voltafaccia
Inserito il 20 Marzo 2016 alle ore 12:23 da Plinio BorghiLa saga dei voltafaccia sembra proprio concentrata in questa settimana, in cui registriamo l’epilogo della predicazione di Gesù, a partire dalla domenica delle palme, un tempo chiamata anche “II di passione”, quando si celebra la sua entrata in Gerusalemme, passando poi per l’Ultima Cena del Giovedì Santo, dove ci verrà consegnato il regalo più bello che il Salvatore potesse lasciarci, che è l’Eucaristia, e a finire con la morte e deposizione nel sepolcro il Venerdì Santo. Sono gli aspetti salienti della nostra fede, che troverà la sua ragion d’essere nella Resurrezione che festeggeremo domenica prossima. E come in tutti i copioni che si rispettano, i momenti più forti ed esaltanti sono accompagnati dalle trame più sofisticate, dai tradimenti eclatanti, dalle manifestazioni di falsità e di miseria umana più becere, tali da gridare vendetta al nostro cospetto, ma, purtroppo, “atti dovuti” per la realizzazione del grande progetto di salvezza. La prima sotto la lente è la folla osannante, che stende tappeti e sventola palme e che poi riapparirà all’“Ecce homo” con la bava alla bocca, schiumante di rabbia, a reclamare la condanna del sedicente Messia. Per carità, non tutti, anzi, la maggior parte subirà in silenzio, come nei “picchetti” che si rispettano: bastano pochi arruffapopoli per orientare una massa di norma informe (o bue, che dir si voglia). Poi va messa a fuoco la vicenda di Giuda, definito il traditore per antonomasia, ma che in sostanza forse puntava solo a una provocazione, sperando in una reazione clamorosa del Maestro, che però non c’è stata; da qui il suo ruolo chiave in questa storia e la conseguente auto impiccagione per fallimento. Segue la posizione squallida di Pilato, preoccupato di mantenere salda la sua ormai vacillante sedia di governatore. Misera poi, in questo frangente, la figura di Pietro, il quale, pur messo sull’avviso e deciso a difendere Gesù a costo di metter mano alla spada, poi lo rinnega per ben tre volte. Plateale, ma non isolato: e gli altri dov’erano? Tolto Giovanni, che poi ritroviamo con Maria sotto la croce, apostoli e discepoli si tengono a debita distanza dalla scena, fino al punto che, alla fine, con in mano un’eredità che non sapevano come gestire, se ne tornano a pescare. Poche pennellate di un quadro che non è ancora completo: manchiamo noi. Ciascuno si esamini e si collochi ora nel contesto. Se saremo onesti, almeno nel nostro intimo, non dovremo fare molta fatica.