Il blog di Carpenedo

Il blog di Carpenedo
La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Lettera aperta del 14 agosto 2016

Inserito il 10 Agosto 2016 alle ore 17:51 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 14/8/2016. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Assunzione di Maria

Inserito il 10 Agosto 2016 alle ore 17:36 da Don Gianni Antoniazzi

Nel cuore dell’estate, i nostri bisnonni, facevano festa per rafforzare i legami di fraterni-tà. L’Assunta si sposava con le tradizioni locali della campagna per promuovere la vita

Lunedì prossimo, 15 agosto, celebreremo la solennità dell’Assunzione di Maria. I nostri vecchi, soprattutto nelle campagne, profittavano di questa festa per rafforzare la fraternità. L’Assunta si sposava con le tradizioni locali per promuovere la gioia dello stare insieme. La situazione contemporanea è molto cambiata e si punta ad un riposo più personale. Noi cristiani capiamo bene la radice della festa. Da una parte l’Assunzione di Maria “in cielo” garantisce che l’uomo è sempre amato da Dio. Siamo noi a chiamare qualcuno “lontano”, ma questa parola esprime la nostra distanza dal fratello, non la sua da Dio. Dall’altra parte questa solennità annuncia che la morte non ha l’ultima parola sulle vicende umane. «Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti» (1Cor 15,20).

Forse non crediamo fino in fondo alla completezza della risurrezione. Ecco alcune parole di Enzo Bianchi: «La grande Tradizione della Chiesa ha gradualmente proclamato Maria al di là della morte, in quella dimensione altra dell’esistenza che non sappiamo chiamare se non “cielo”, una parte della “terra” nel “cielo”. In Maria è anticipata la meta che attende ogni essere umano, “Dio tutto in tutti” (cf. 1Cor 15,28), è primizia e immagine degli uomini presso Dio».

don Gianni

Il florilegio paolino…

Inserito il 7 Agosto 2016 alle ore 12:38 da Plinio Borghi

Il florilegio paolino, proposto dalla liturgia di oggi per dimostrare la forza della fede e quanto si arrivi a fare se ci si crede, induce a trarne conclusioni valide anche sul piano “laico”. Se andassimo a spulciare tutti i risultati ottenuti in ogni campo o ad analizzare tutte le conquiste che l’uomo è riuscito a perseguire, ci accorgeremmo che il minimo comun denominatore è costituito da una convinzione incrollabile e da una determinazione granitica di farcela. Sicuramente i procedimenti o i percorsi saranno stati costellati di dubbi, e guai se così non fosse, ma questi non hanno fatto che incrementare e incentivare il cammino verso il risultato. La differenza fra queste impostazioni e la nostra fede sta “solo” nel fatto che noi sappiamo qual è l’epilogo, anche se non lo conosciamo, in senso etimologico, perché la conoscenza è proprio il premio finale. Sembra una contraddizione, un controsenso, ma in realtà non è così, dato che l’occhio della fede va oltre la logica. Per questo chi non ha questo dono, se è un laico onesto, ce lo invidia. Ne ho conosciuti di persone e personaggi sedicenti non credenti che mi hanno dato conferma di ciò, anche se ne ho incontrati altrettanti che catalogavano tout court come mistificanti i motivi e pertanto le azioni conseguenti al nostro credo. Per la cronaca fra questi ultimi non ho mai annoverato ricercatori di qualsivoglia spessore, perché questa sì è una logica stringente: chi è onesto nella ricerca, vuoi del risultato scientifico, vuoi della verità, non può non ammettere che la fede costituisce una marcia in più. Certo, non basta pensare di averla e di custodirla gelosamente, come il servo infingardo della parabola dei talenti; bisogna investirla e il vangelo di Luca, da domenica scorsa, continua a dirci come: accumulando con le risorse terrene un tesoretto utile al regno dei cieli. Oggi è in evidenza l’elogio al servo sempre preparato all’arrivo del padrone: chi si lascia andare approfittando dell’assenza sarà sopraffatto dall’improvvisa comparsa e ne pagherà le conseguenze; chi invece avrà atteso “attivamente” e avrà continuato ad amministrare bene sarà depositario di una fiducia illimitata e avrà molto più di prima. Bella la conclusione del brano, anche questa apparentemente illogica, ma oggetto di profonda riflessione per tutti, specie per chi riveste incarichi di responsabilità: “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà chiesto molto di più”.

Lettera aperta del 7 agosto 2016

Inserito il 3 Agosto 2016 alle ore 19:54 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 7/8/2016. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Senza situazioni stabili

Inserito il 3 Agosto 2016 alle ore 19:41 da Don Gianni Antoniazzi

Il tempo attuale ha le sue caratteristiche: precarietà negli affetti, instabilità nelle relazioni, incertezza nei valori. I giovani in particolare sembrano quanto mai variabili

Durante i campi si respira la mentalità piuttosto ballerina dei ragazzi e il loro bisogno di riferimenti sicuri. Figli di un dinamismo frenetico, sembrano prigionieri di un presente perpetuo e trafelato: in equilibrio precario, senza una vocazione stabile e riferimenti certi. Non si adagiano su adulti stabili, perché cambiamo e dimentichiamo di dare loro il tempo per capire le nostre modifiche. C’è nei nostri ragazzi un senso di insoddisfazione ed incertezza. Sembrano figli del consumismo e della competizione.  All’inizio del ‘900 Pirandello non capiva se la persona fosse in realtà “uno, nessuno o centomila”. Oggi i ragazzi vivono come se la persona non ci fosse. Enzo Bianchi parla di un “soggetto oramai corrotto”.

Anche l’amore è solo un passaggio. D’altra parta “come si può amare una persona, quando in Internet se ne incontrano migliaia che potrebbero piacere di più?” La Verità non è un valore esterno da riconoscere. Semmai è la presunzione riposta nei propri pensieri. Ci sono ragazzi che sanno tutto e purtroppo questo è tutto quello che sanno.
Sembrano installati in una società oramai liquida (Baumann) che non è in grado di conservare la propria forma o di tenersi in rotta a lungo. C’è la sete di una certezza assoluta. L’unica risposta è scoprire che Dio ci ama, comunque e sempre.

don Gianni

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