Il blog di Carpenedo

Il blog di Carpenedo
La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Lettera aperta del 9 aprile 2017

Inserito il 5 Aprile 2017 alle ore 20:16 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 9/4/2017. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Né scarto né riciclo

Inserito il 5 Aprile 2017 alle ore 19:06 da Don Gianni Antoniazzi

Nei giorni pasquali Dio ricrea l’uomo. Nonostante le tante fragilità non veniamo semplicemente riciclati, ma ci fa diventare creature nuove, capaci di portare vita

Con le Palme si apre la “settimana maggiore” della fede. Contempliamo e riviviamo i gesti di Dio per la nostra salvezza: la passione, la morte e la risurrezione del Signore. Il testo di Genesi, con un linguaggio mitico, simbolico e sapienziale, narra la creazione in sette giorni, durante i quali dal nulla Dio trae l’esistenza.

Nella Settimana Santa, Cristo, col dono della sua vita, ci rigenera. Nonostante il male compiuto, non siamo messi da parte come spazzatura né considerati un riciclo di “serie b”.

L’amore di Dio ci rigenera del tutto per portare vita ed edificare il bene.  Chi accoglie questo dono ha con sé una speranza inesauribile.

don Gianni

From death to life!

Inserito il 2 Aprile 2017 alle ore 11:51 da Plinio Borghi

From death to life! Ma sì, dai! Ormai siamo bersagliati da titoli  e pubblicità direttamente in inglese, specie quelle dei profumi, delle quali non si capirebbe un tubo nemmeno se parlassero italiano. Buttiamoci anche noi nella mischia, anche perché questo slogan riassume perfettamente il senso dei fatti che il Vangelo ci descrive oggi. Dalla morte alla vita! Macché resurrezione di Lazzaro: è banale e poi, a dirla tutta, non riflette per nulla il messaggio che il nostro Salvatore ci manda oggi tramite le parole rivolte a Marta: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me non morrà in eterno”. Che è poi l’antifona che ci viene riproposta alla liturgia del commiato. È il fondamento della nostra fede e conforma da subito la nostra vita terrena, proprio in prospettiva di quella eterna. Il momentaneo ritorno di Lazzaro alla vita fisica è solo un fatto dimostrativo e confermativo, già premesso dal Maestro quando ha saputo che l’amico stava male (“Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio”), anche perché, l’avesse voluto, si sarebbe mosso prima o avrebbe comunque evitato la tragedia. La commozione dinanzi al sepolcro è vera, è quella dell’amico e ci insegna a non scambiare l’abbandono nelle mani del Padre per un atteggiamento fatalista, perché va bene che la salvezza è “già” qui, ora, ma, “non ancora” perfezionata, necessita del giusto percorso fino al suo definitivo completamento. Due settimane fa Gesù, al pozzo con la samaritana, aveva detto che lui aveva l’acqua che dissetava, senza più bisogno di bere. Domenica scorsa ha guarito il nato cieco per gli stessi motivi per i quali oggi risuscita Lazzaro e tutt’e tre le volte l’epilogo è lo stesso: “alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui”. A noi, che non abbiamo assistito ad alcun fenomeno, ma ci è stato testimoniato e ce ne è stata rivelata la fonte tramite lo Spirito che è in noi, come dice San Paolo nella seconda lettura, lo stesso Spirito che ha poi risuscitato Gesù, non resta che la grande responsabilità di scelta: credere per abbeverarsi alla fonte che disseta (la Verità), vedere la giusta strada da percorrere e investire tutta la nostra vita in quella direzione, godendo fin da adesso del dono concesso. Oppure rimanere ciechi, mendicare di continuo un’acqua che non esaurisce la nostra sete ed appoggiarsi squallidamente allo slogan inverso: from life to death… and the end!

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