Fuori i mercanti dal tempio!
Inserito il 4 Marzo 2018 alle ore 10:00 da Plinio BorghiFuori i mercanti dal tempio! In questa giornata, in cui gli italiani sono chiamati a votare per le politiche, non poteva trovare collocazione un argomento migliore. In campagna elettorale ne hanno dette di tutte e di più e ora conta capire che abbiamo in mano uno strumento non da poco: è lo stesso scudiscio che ha usato Gesù quando ha reagito vedendo il tempio di suo Padre abusato per attività di ogni genere, soprattutto di carattere speculativo, tranne che per le funzioni inerenti al luogo sacro, anzi, quest’ultime erano proprio strumentalizzate per conseguire interessi personali. Nulla di nuovo sotto il sole, si dirà, ma quante volte, impotenti, abbiamo sognato qualche buon fustigatore che prendesse a calci senza tante storie gli inetti occupatori di sedie pubbliche e dei vari templi della politica.. e non solo! Tuttavia, non siamo mai stati molto abili a servirci del voto per compiere un po’ di pulizia “costruttiva”: ogni volta i risultati si sono spostati per qualche manciata di movimenti o, se c’è stato qualche ribaltone, è dovuto solo ad una generica protesta o a moti di insofferenza verso l’esistente, più che per scelta verso il pseudo nuovo che avanzava. Siamo anche piuttosto incostanti e pretenderemmo tutto e subito: dopo qualche mese siamo già a protestare e a gettare a mare quelli che abbiamo appena insediato. Simili atteggiamenti impoveriscono la politica e inducono chi la rappresenta, specie se uomini di mezza tacca, a prendere sempre più le distanze dal Paese reale, a sfuggire al controllo e, più che a curare gli interessi del popolo, a cucirsi sicuri paracadute per future evenienze. Per avere la forza di dare una buona spazzata dobbiamo armarci di coraggio, ma soprattutto essere convinti e conseguenti fino in fondo. L’evangelista, quasi per giustificare l’insolita sfuriata di Gesù, subito dopo ha fatto ricordare ai discepoli che sta scritto: “Lo zelo per la tua casa mi divora”. Ecco, quel che ci manca è proprio lo zelo, quel fuoco dentro, che è amore per lo Stato, la Patria, la Chiesa, le Istituzioni in generale, che sono nostre e vanno difese da tutti gli improvvidi attacchi sia esterni che interni; dobbiamo riprenderci il ruolo di sentinelle ed esercitare quella doverosa funzione di controllo che in una democrazia spetta al popolo. E per farlo non servono inutili referendum, bensì rinverdire la partecipazione. Se continuiamo a delegare e poi a esprimere proteste sterili, i “discoli”, da sempre presenti in politica (e chi non lo è lo diventa presto), continueranno imperterriti ad affondare le dita nel vaso della marmellata.