Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Lettera aperta dell’11 marzo 2018

Inserito il 7 Marzo 2018 alle ore 20:25 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta dell’11/3/2018. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Il buono di queste elezioni

Inserito il 7 Marzo 2018 alle ore 20:07 da Don Gianni Antoniazzi

Concluse le elezioni del 4 marzo mi permetto alcune parole che prima sarebbero state fuori luogo. Non ritengo che il risultato elettorale sia stato del tutto funesto. Anzi: bisogna sottolineare il buono.

Ha vinto la democrazia: l’afflusso alle urne è stato alto, in Veneto quasi l’80%. Un traguardo mai raggiunto nella patria della democrazia, gli Stati Uniti. Il nostro Comune non è stato da meno, nonostante le lunghe code sopportate anche da molti anziani.

Il voto non è stato soltanto di pancia. Ci sono tutti i segni della riflessione. Per esempio: a livello nazionale Roma ha sostenuto i 5 stelle ma nel voto per la Regione Lazio ha dato 215.000 voti in più a Zingaretti (PD). Gli elettori non seguono abitudini passive ed emotive: riflettono e distinguono.

Una sana democrazia comporta cambiamenti. E ce ne sono stati. Piano a dire che questa è soltanto protesta. La Lega governa da anni. I 5 stelle sono passati dal “Vaffa Day” ai toni vellutati, rassicuranti e mai scomposti di giovani in cravatta aperti alla collaborazione. Certo: i cambiamenti spaventano anche me, che non avrei pensato a questo esito, tuttavia portano vita.

Il problema resta la legge elettorale che non dà vincitori. Dipende non da Dio, ma dagli uomini. Probabilmente ci saranno presto nuove elezioni. Intanto speriamo che dalle urla della propaganda, si passi presto al lavoro per questa povera Italia.

don Gianni

Fuori i mercanti dal tempio!

Inserito il 4 Marzo 2018 alle ore 10:00 da Plinio Borghi

Fuori i mercanti dal tempio! In questa giornata, in cui gli italiani sono chiamati a votare per le politiche, non poteva trovare collocazione un argomento migliore. In campagna elettorale ne hanno dette di tutte e di più e ora conta capire che abbiamo in mano uno strumento non da poco: è lo stesso scudiscio che ha usato Gesù quando ha reagito vedendo il tempio di suo Padre abusato per attività di ogni genere, soprattutto di carattere speculativo, tranne che per le funzioni inerenti al luogo sacro, anzi, quest’ultime erano proprio strumentalizzate per conseguire interessi personali. Nulla di nuovo sotto il sole, si dirà, ma quante volte, impotenti, abbiamo sognato qualche buon fustigatore che prendesse a calci senza tante storie gli inetti occupatori di sedie pubbliche e dei vari templi della politica.. e non solo! Tuttavia, non siamo mai stati molto abili a servirci del voto per compiere un po’ di pulizia “costruttiva”: ogni volta i risultati si sono spostati per qualche manciata di movimenti o, se c’è stato qualche ribaltone, è dovuto solo ad una generica protesta o a moti di insofferenza verso l’esistente, più che per scelta verso il pseudo nuovo che avanzava. Siamo anche piuttosto incostanti e pretenderemmo tutto e subito: dopo qualche mese siamo già a protestare e a gettare a mare quelli che abbiamo appena insediato. Simili atteggiamenti impoveriscono la politica e inducono chi la rappresenta, specie se uomini di mezza tacca, a prendere sempre più le distanze dal Paese reale, a sfuggire al controllo e, più che a curare gli interessi del popolo, a cucirsi sicuri paracadute per future evenienze. Per avere la forza di dare una buona spazzata dobbiamo armarci di coraggio, ma soprattutto essere convinti e conseguenti fino in fondo. L’evangelista, quasi per giustificare l’insolita sfuriata di Gesù, subito dopo ha fatto ricordare ai discepoli che sta scritto:Lo zelo per la tua casa mi divora”. Ecco, quel che ci manca è proprio lo zelo, quel fuoco dentro, che è amore per lo Stato, la Patria, la Chiesa, le Istituzioni in generale, che sono nostre e vanno difese da tutti gli improvvidi attacchi sia esterni che interni; dobbiamo riprenderci il ruolo di sentinelle ed esercitare quella doverosa funzione di controllo che in una democrazia spetta al popolo. E per farlo non servono inutili referendum, bensì rinverdire la partecipazione. Se continuiamo a delegare e poi a esprimere proteste sterili, i “discoli”, da sempre presenti in politica (e chi non lo è lo diventa presto), continueranno imperterriti ad affondare le dita nel vaso della marmellata.

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