L’associazione di idee…
Inserito il 15 Aprile 2018 alle ore 10:14 da Plinio BorghiL’associazione di idee è un meccanismo che si innesca quando una frase o un episodio te ne richiamano altri, non necessariamente affini o collegati. Nulla a che vedere quindi con le coincidenze o le sincronicità quantistiche, tanto care alla nostra collaboratrice e scrittrice Adriana Cercato. Leggendo il vangelo di oggi la mia mente vi ha associato un curioso scambio di battute avvenuto molti anni fa durante un tour con una famiglia amica (allora si girava con le tende). Lungo l’itinerario prestabilito, sulla cartina ci si accorge di un sito e mia moglie se ne esce con il suo classico: “Eh, questo bisogna ‘ndarlo vedar!”. Al che il mio amico, che fungeva un po’ da capo comitiva e piuttosto rigido nelle sue impostazioni, è sbottato: “Qua no bisogna gnente! Solo morir bisogna!”. Frase sacrosanta, evangelica, espressione di quanto stiamo seguendo nel periodo forte della nostra liturgia. L’amico non l’ha detto certo con questo taglio, ma, per associazione di idee, appunto, le due cose mi si sono collegate. Oggi il Risorto appare ancora fra i suoi, peraltro spaventati perché non ancora assuefatti alla novità, e riprende un discorso affrontato in Quaresima: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me…” . Si riferiva al chicco di grano che deve morire per dare frutto e infatti poi prosegue: “Il Cristo dovrà patire e resuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati”. Ecco i frutti che solo la sua morte poteva produrre. Domenica scorsa ha promosso gli stessi apostoli a latori di questa divina Misericordia (e non a caso San Giovanni Paolo II così ha deciso che fosse chiamata quella festa) e oggi vuole loro e tutti noi “testimoni”: non un ruolo passivo, dunque, ma ben attivo. Il testimone non si limita a riferire, bensì vive in tutto il suo comportamento la fede che lo motiva, il Vangelo che lo forma e lo guida, la tensione a quella che sarà anche la sua resurrezione (come ci ricorda Giovanni nella seconda lettura), che passa giusto per come ci rapporteremo col prossimo. “Pace a voi”, insiste il Maestro nell’apparire, pur avendone ben donde per nutrire risentimento. Se non è arrabbiato lui con noi, ci arroghiamo noi il diritto di esserlo con gli altri? Per essere bravi testimoni, intanto, ripetiamo la preghiera che ci suggerisce il salmo responsoriale: “Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto”.