Gesù come il cameriere
Inserito il 18 Novembre 2018 alle ore 10:53 da Plinio BorghiGesù come il cameriere: l’ha detto lui stesso che è venuto per servire. E alla fine torna per presentare il conto. Se abbiamo accettato i suoi suggerimenti e ordinato il menù della casa controllato e garantito, è facile che ne usciamo soddisfatti e che l’onere sia proporzionato. Se invece abbiamo voluto fare di testa nostra e ordinato “alla carta”, spaziando con sicumera dalla pietanza sofisticata al vino più pregiato, certamente il prezzo sarà salato e non ci sarà spazio di contrattazione. Hai voglia di cominciare con le lagnanze o col “io non sapevo” ovvero “nessuno me l’aveva detto”!! Tanto più che abbiamo sicuramente a che fare con un “trattore” onesto e corretto, ma soprattutto credibile, al contrario di certi marpioni cattura turisti di cui sentiamo troppo spesso parlare in giro. “La fiducia è una cosa seria e si dà alle persone serie”, tuonava molto tempo fa uno slogan pubblicitario, e nessuno più del nostro Salvatore Gesù Cristo può vantare garanzie maggiori. Siamo alle battute finali del discorso escatologico di Marco e alla conclusione del nostro percorso con questo evangelista; ma non è il quadro dei fenomeni preconizzati dal Maestro per la fine del mondo che ci deve preoccupare: con ogni probabilità non saremo noi ad assistervi e anche se fosse, visto che non è dato a nessuno di sapere quando, a quel punto non ci possiamo fare granché. Conta piuttosto acquisire che la garanzia della seconda venuta del Figlio dell’Uomo sancirà “l’assetto” definitivo del Regno dei cieli. Al di là della ritualità descritta da Matteo, non ci sarà alcun processo né margine alcuno di recupero: quel che è stato è stato, ogni regno di questo mondo sarà ricondotto al Padre e, ormai fuori dal concetto del tempo come ora lo conosciamo, assisteremo all’epilogo della grande Missione di salvezza, assumendo anche il nostro corpo in forma gloriosa (la cosiddetta resurrezione dei morti). Lo professiamo sempre recitando il Credo ed è questa la certezza che ci è data e sulla quale riponiamo appunto tutta la nostra fiducia. Che fare allora? Adagiarsi aspettando che il destino si compia e che i tempi facciano il loro corso? Giammai, ci dice il Messia, piuttosto state pronti e all’erta, perché c’è un momento ben preciso in cui saremo vagliati, ma nessuno, tranne il Padre, è a conoscenza del giorno e dell’ora; cavoli nostri se saremo colti impreparati. Quindi altro che adagiati: vigili è la parola giusta!