Maria, una che sa attendere
Inserito il 9 Dicembre 2018 alle ore 08:35 da Plinio BorghiMaria, una che sa attendere. Non c’è dubbio. E non perché abbia avuto una gravidanza particolare: aspettare un bimbo è l’attesa più bella, più costruttiva e meno dispersiva che ci possa essere, a proposito di quanto si diceva domenica scorsa, ma è una caratteristica che appartiene a tutte le donne e Maria non fa eccezione. Il fatto è che la sua gravidanza non ha avuto lo stesso percorso delle altre e lei non era strutturalmente una super donna: aveva “solo” una grande fede, che si è tramutata in una inimitabile disponibilità. Tutto ciò ha inciso non poco sulla sua attesa, riempita fin da subito con lo slancio di andare ad aiutare la cugina, molto più vecchia di lei e non certo a due passi da casa sua; in secondo luogo ha dovuto affrontare una situazione sociale non da poco, specie per quei tempi, tanto che l’Angelo è stato costretto ad intervenire anche su Giuseppe, altrimenti col fischio che sarebbe passata liscia. Non ultima, c’è stata la metabolizzazione dell’evento per eccellenza, non acquisibile ovviamente a livello razionale, processo che l’ha vista impegnata non solo in quei nove mesi, ma anche ben oltre: la fuga in Egitto, gli anni trascorsi colà aspettando la morte di Erode, l’infanzia di Gesù con l’episodio del ritrovamento al tempio, la giovinezza del Figlio, convissuto fino ai trent’anni, con l’ansia di conoscerne l’epilogo, la predicazione e lo strazio della sua morte. Ne ha riempito di burroni Maria in tutto questo tempo, ne ha abbassato di monti e colli, ne ha raddrizzate di vie tortuose e spianate di impervie per prepararsi prima alla nascita e poi alla comprensione. Oserei dire che il momento topico della sua attesa è stato proprio la Pentecoste, quando si è ritrovata nel cenacolo con tutti gli altri. Altrimenti che senso avrebbe avuto per lei ricevere ancora lo Spirito Santo? Ecco perché, in occasione della sua festa come scrigno “pieno di grazia”, che cade proprio a ridosso della seconda domenica d’Avvento, fra i tanti messaggi ci lancia anche quello di come imparare ad attendere in modo costruttivo e con tanta, infinita pazienza, perché grande è il premio che ci aspetta: la conoscenza del Salvatore, nostro e di tutti. In un’epoca in cui il consumismo è all’esasperazione, l’usa e getta è diventato la prassi più comune e la distrazione vuota e generica svilisce qualsiasi tensione culturale, complici gli strumenti mass mediatici, un invito alla calma, a bandire l’insofferenza, a guardare senza fretta al Cristo che viene, è balsamo salutare.