La conoscenza del Vangelo
Inserito il 26 Maggio 2019 alle ore 10:00 da Plinio BorghiLa conoscenza del Vangelo avrà il suo pieno compimento solo quando saremo seduti al banchetto celeste. Solo allora, pregni dell’onniscienza divina, la nostra mente sarà in grado di sopportare il “peso” che Gesù ci ha consegnato con l’annuncio della lieta novella. Per il momento ci stiamo arrabattando, in modo maldestro o con raffinata perizia, su mille interpretazioni, stando attenti a non scivolare nel relativismo o nel soggettivismo. E che oggi abbiamo una Chiesa guidata dallo Spirito Santo e deputata a far sintesi ufficiale del messaggio, anche se poi non sempre riesce ad adeguarvisi! Figurarsi gli apostoli di allora, in procinto di essere lasciati dal Maestro in balia di sé stessi! Se già allora il Redentore garantì che avrebbe inviato lo Spirito per aiutarli a ricordare tutto ciò che aveva detto e per insegnare (attenzione: non ha detto “capire”) a comportarsi di conseguenza, vuol dire che sapeva bene i nostri limiti, non tanto intellettivi, ma puramente umani. Già in precedenza se n’era uscito con l’espressione “avrei ancora tante altre cose da dirvi, ma non sareste in grado di comprenderle”: oggi ne abbiamo la conferma. Allora, che si fa? La fede ci insegna che dobbiamo “eseguire”, il resto lasciamolo fare allo Spirito Santo. Non è certamente un modo per lavarsene le mani, anzi, l’osservanza della parola è un impegno bello e buono che investe tutta la nostra capacità di discernimento, ma è l’unico modo per dimostrare amore a Chi ha dato la vita per salvarci. Se saremo coerenti e fedeli, Dio prenderà dimora in noi, dice il vangelo di oggi, e pertanto sarà sicuro il nostro passo. Occhio però a non far confusione e a pensare che se le cose non vanno come noi vorremmo significa che Padre e Figlio stanno pensando ad altro: non faremmo che scimmiottare Tommaso. È curiosa la frase che Gesù dice a un certo punto: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la do a voi..”. Com’è la pace del mondo? È una pace “armata”, frutto di una non belligeranza di convenienza, un sedersi a trattare con il coltello sotto il tavolo. Non c’è trasporto, non c’è gratuità, non c’è disponibilità. Quella che ci viene da Gesù è “semplicemente” amore. Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato, ricordavamo domenica scorsa, e il nodo sta tutto su quel “come”. È dura? Non ce la facciamo? È più forte di noi? E allora possiamo lasciare aperte tutte le porte che vogliamo, ma che la Trinità scelga noi come sua dimora sarà molto improbabile.