L’esigenza di sicurezza
Inserito il 12 Maggio 2019 alle ore 08:01 da Plinio BorghiL’esigenza di sicurezza ci riguarda tutti e l’avvertiamo sin da bambini: guai se non ci fossero i genitori con le agenzie educative a garantire la nostra crescita e ai quali abbandonarci in tutta fiducia e tranquillità! Ne verrebbe gravemente compromesso il processo formativo e diverremmo privi di quell’autostima necessaria alla nostra stabilità. Da adulti l’ottica si allarga agli altri aspetti, dall’abitativo al sociale, dal lavorativo al politico e fino a coinvolgere anche la sfera psicologica. Ed è proprio questa a fornire i primi allarmi quando rasentiamo il pericolo e avvertiamo che la sicurezza vien meno. A differenza di quando eravamo piccoli, ora tocca a noi valutare la percezione dei fatti e metterli assieme per capire quando e come intervenire: non possiamo più fare i bambini e affidarci all’iniziativa altrui. Troppa litigiosità emerge dalla convivenza nelle e attorno alle nostre abitazioni e i ruoli dei tribunali che si allungano sempre più, per cause spesso banali, lo stanno a certificare. Non parliamo poi dell’ormai persa garanzia di poterci muovere in tutta sicurezza in ogni ora del giorno e, men che meno, della notte. Ancora. Troppe speculazioni rendono talvolta precaria la tranquillità sul lavoro e lo testimoniano gli incidenti ai quali quotidianamente assistiamo. Ne ha parlato anche il Papa, oltre ai rappresentanti delle forze sociali, proprio il primo maggio scorso. Se poi aggiungiamo la precarietà dei posti di lavoro e la difficoltà stessa di trovarlo, specie per i giovani, si completa un quadro poco edificante. Dovrebbe toglierci dalle peste la politica, ma da tempo è proprio questa che contribuisce ad incrementare le nostre insicurezze, specie quando ci vorrebbe ammansire con provvedimenti che il più delle volte finiscono per aumentare la tensione sociale. È chiaro che nella confusione crescente la mente tende poi ad ingigantire le preoccupazioni e a vedere storture anche dove non ci sono. La percezione di scarsa stabilità, a prescindere dai singoli punti di vista, è comunque generalizzata e destinata a espandersi sempre più. Guarda caso, a venirci in aiuto rimane sempre la sfera spirituale e religiosa, se non altro come punto di riferimento. Oggi la liturgia ci presenta una figura “distensiva”, quella del Buon Pastore che conosce le sue pecore, le quali conoscono Lui e si sentono tranquillizzate solo sentendo la sua voce. Che non sia il caso di assumerlo ad esempio per tradurlo pari pari in più di qualche settore della nostra vita civile?