Segni religiosi e politica
Inserito il 28 Agosto 2019 alle ore 15:27 da Don Gianni AntoniazziLe attività pubbliche si esprimono anche attraverso i segni. Qualcuno prova ad usare quelli della fede. Il Vangelo però distingue fra il piano di Dio e quello di Cesare: quest’ultimo non può legittimarsi col primo
La politica usa segni: un simbolo elettorale, un colore di partito, una bandiera di appartenenza. Vi sono oggetti che, più di altri, manifestano l’ideologia: lo scudo, la falce e il martello, l’ulivo, la rosa, la fiamma, il sole che ride… qualcuno ha celebrato l’acqua del Po versata in Laguna. Un simbolo, se serio, è ricco: comunica un’idea, fa sintesi del passato, è un motivo di appartenenza.
Qualche politico ricorre ai segni religiosi: agita il Vangelo, mostra il rosario, cita la scrittura… Vado a memoria: Grillo, durante uno spettacolo, aveva fritto insetti omonimi e li aveva distribuiti dicendo “questo è il mio corpo”. Per decenni un partito italiano ha usato l’aggettivo “cristiano” per governare l’Italia. I nazisti scrivevano “Dio è con noi”. Alcuni tentarono la ri-conquista della Palestina con una croce sugli scudi; molti re si fecero incoronare con liturgie sontuose quasi che Dio li avesse posti al governo. Spesso la fede fu usata per proteggere gli interessi personali.
In questi ambiti però è più opportuna una visione laica. Per esempio: gli uomini di Stato talvolta sono eletti dal popolo, altre volte sono abili strateghi, raramente interpretano il Vangelo, mai sono epifania di Dio. Non si può usare il Vangelo per battezzare un politico, un regnante, un’ideologia e farla circolare fra la gente come una realtà assoluta. La fede cristiana, soprattutto in occidente, non può essere stretta nelle maglie di un partito: Gesù è venuto per tutti. Dunque: mai crociati, ma segnati dalla croce.
don Gianni