Essere un tantino fisionomisti…
Inserito il 26 Aprile 2020 alle ore 10:01 da Plinio BorghiEssere un tantino fisionomisti non guasta affatto e ti evita qualche figura barbina. Per certe professioni è poi indispensabile: se un investigatore o un poliziotto ne difettassero dovrebbero cambiare mestiere! Anche per noi comuni non esserlo del tutto rasenta il patologico, appunto perché uno non se la mette via se non ci riesce a mettere a fuoco una persona, ma in genere, specie se questa ha dimostrato di conoscerti, continua ad elucubrare sforzandosi di inquadrarla. Allora cominci a collocarla nei vari ambienti, a immaginarla vestita nei modi più disparati, nella speranza che la tua defaillance sia determinata da un abbigliamento diverso da quello consueto, e così via. A me è successo anche di instaurare nuove amicizie, se nello scambiare i saluti siamo scivolati entrambi nello stesso equivoco: praticamente non ci conoscevamo per niente ed era solo un qui pro quo ovvero ci vedevamo spesso nello stesso luogo pubblico, come l’autobus. Pressappoco anche ai discepoli di Emmaus è accaduto di incappare nella perdita di immediatezza nel riconoscere il viandante che li aveva affiancati quando se ne tornavano delusi dall’epilogo della storia del loro Maestro. È pur vero che il Gesù da risorto non poteva essere uguale a prima, altrimenti la Maddalena al sepolcro non l’avrebbe preso per il giardiniere né i suoi apostoli scambiato per un fantasma quando li aspettò di ritorno dalla pesca in riva al mare. Però quelle strane sensazioni che avvertivano mentre, strada facendo, spiegava loro il senso delle scritture dovevano pur innescare un campanello d’allarme! Macché. Tuttavia, la botta prima o dopo ti arriva e il gesto di spezzare il pane durante la cena fu inequivocabile. Tutto fu chiaro… a posteriori; e la delusione si è trasformata in certezza, e la certezza in entusiasmo, fino a ritornare di corsa, e di notte, per raccontarlo a tutti. Quanto ci identifichiamo noi in questi due protagonisti che la liturgia di oggi ci propone? Fino a quale consistenza abbiamo aggiornato la fisionomia di Gesù, attraverso il Vangelo? O siamo ancora fermi ai tratti elementari, di carattere più affettivo che altro? Se ci affianca, lo sappiamo riconoscere nei panni del povero, del diseredato, dell’emarginato, così da essere tempestivi nel rispondere alle situazioni che ci interpellano o ci abbandoniamo alle elucubrazioni per capire ciò che la nostra consapevolezza dell’essere cristiani è già in grado di percepire? Gli aspetti fisionomici vanno curati, se vogliamo essere all’altezza, sennò è tutto inutile.