Alla resa dei conti
Inserito il 15 Novembre 2020 alle ore 10:03 da Plinio BorghiAlla resa dei conti ovvero al momento di far sintesi di come ci siamo comportati nello studio, nel lavoro, negli affari, negli affetti, nell’impegno sociale, nella pratica religiosa, nel volontariato, nella cura della salute, nel rispetto degli altri e della natura ecc., ho l’impressione che si vada ad aprire il vaso di Pandora. Un paio d’interrogativi vale per tutti: ci siamo mossi prevalentemente per il nostro tornaconto o per ottenere il meglio sul piano oggettivo? Abbiamo soddisfatto noi e il nostro protagonismo piuttosto che le esigenze richieste dai progetti? Non è facile rispondere, anche perché la maggior parte delle volte, in effetti, c’è dell’uno e dell’altro e la tendenza all’auto giustificazione ci porta a ingigantire il poco di giusto e a sminuire il tanto di scorretto. Fosse per noi, quel poveraccio descritto dal vangelo di oggi, che ha nascosto sotto terra il talento affinché non andasse disperso, lo assolveremmo, se non altro per solidarietà. L’esempio dei talenti investiti rappresenta la risposta positiva: i due sapevano di agire non per il proprio interesse, ma esclusivamente per quello del padrone di cui erano affidatari, mentre il terzo, pur conoscendone le pretese, ebbe paura. La paura, altro aspetto da considerare: nel modo in cui ci muoviamo conta più questa (di far brutta figura, di passare per maldestri, di essere ripresi, di subire sanzioni, di finire emarginati..) o la convinzione di quel che si sta facendo e la consapevolezza di andare nella direzione giusta? Sembra una domanda retorica, ma a mio avviso non lo è più di tanto. E qui si rischia di rompere del tutto il suddetto vaso, con sorprese poco piacevoli. Rimedi? Non sono l’uomo del monte, con verità in tasca e risposte pronte (tanto per stare in rima), ma il criterio generale per correggere il tiro è ben noto a tutti, anche se ci viene da eluderlo per non dover poi agire di conseguenza: chiederci il più spesso possibile la vera ragione delle nostre azioni. Ad esempio nel volontariato prevale la mania di protagonismo? Negli affari conta che sia buono per entrambi o vale solo il mio vantaggio o, peggio, conta di più la soddisfazione di aver fregato l’altro? Nel lavoro, so riconoscere il giusto valore dei colleghi o mi guardo intorno e mi sento il migliore? Nello studio aiuto chi è meno capace? Se canto in chiesa è perché mi piace e mi beo di farlo anche bene o prevale in me la volontà di lodare al meglio il Signore? Continuiamo, rimediamo e alla resa dei conti pure i nostri talenti saranno raddoppiati.