Settimana “Santa” perché di festa
Inserito il 24 Marzo 2021 alle ore 16:20 da Don Gianni AntoniazziDomenica 28 marzo inizia la Settimana Santa. Si contempla l’ingresso a Gerusalemme, la condanna, passione, morte e risurrezione del Signore. Teniamo lo sguardo sul fine: la gioia della vita compiuta.
Nietzsche (inizio del ‘900) accusa noi cristiani di avere un volto triste e senza speranza. In questo tempo i motivi non mancano: il timore del contagio, l’esperienza della malattia, le distanze fisiche, le fatiche sociali ed economiche. L’intero genere umano è messo alla prova.
La Settimana Santa, però, mostra che il Vangelo è “buona notizia”, superiore ad ogni difficoltà. L’incontro con Gesù risorto dà senso a tutto. È un tesoro incalcolabile, una liberazione piena, una vita nuova che avvolge chi accoglie l’amore del Padre.
Lo ripetiamo da tempo che la gioia è un comando di Paolo alla Chiesa: «Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi!» (Fil 4, 4). La gioia non è un semplice sentimento e neppure il compimento degli istinti: è frutto di un esercizio spirituale contro l’acedia, è una decisione da rinnovare, una palestra contro gli istinti pre-umani. È l’entusiasmo di chi canta l’azione di Dio dopo averla sperimentata, è dono del Risorto che nessuno può rubare (cfr. Giovanni 15, 11; 16, 20-22).
Talvolta ci troviamo col volto rovinato da troppi sbagli. Pazienza: si può sorridere ancora, come fa il celebre angelo dell’annunciazione, posto sulla facciata nella cattedrale di Reims. Madre Teresa di Calcutta, donna concreta, ripeteva spesso: “Fate in modo che chiunque viene a voi se ne vada sentendosi meglio e più felice”. La sapeva lunga: per entrare nella gioia di Dio bisogna cominciare a rendere felici gli altri.
don Gianni