Anche Gesù coi no-Covid?
Inserito il 29 Agosto 2021 alle ore 10:01 da Plinio BorghiAnche Gesù coi no-Covid? Se prendiamo alla lettera le sue parole nel vangelo di oggi, dopo che alcuni scribi e farisei volevano mettere in mora gli apostoli perché non si lavavano le mani prima di mangiare e non facevano le abluzioni, sembrerebbe di sì: “Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possano renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro”. Tenuto conto che a quei tempi ogni malattia costituiva un segnale di impurità (l’esempio più estremo era l’atteggiamento verso i lebbrosi) e che il veicolo più scontato erano le mani e la bocca, si potrebbe attribuire al Maestro una certa leggerezza e, se fossi un no-Covid, ne farei una bandiera. Ma sarei parimenti uno sprovveduto, perché non terrei conto di due fattori del contesto: gli interlocutori, infidi e subdoli, sono più attenti alle formalità che alla sostanza e. di conseguenza, l’atteggiamento di Gesù è teso più a screditarli che a difendere per partito preso i discepoli per quanto contestabili. A sistemare i primi non c’è voluto molto: è bastato chiamare in causa Isaia, che ha profetato redarguendo gli ipocriti con “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”. In poche parole una condanna a chi si limita alla ritualità, al culto delle formalità, senza coinvolgimento di amore. È sufficiente pensare a quanti orpelli si sono intessuti e si intessono per l’osservanza dei precetti mentre Gesù si è limitato a riassumerli in due direttive essenziali: ama Dio e il prossimo con tutto te stesso. Non significa che la lode, il contegno o la solennità nel farlo siano elementi negativi, purché non diventino fine a sé stessi e, purtroppo, è un problema che ancor oggi la nostra coscienza dovrebbe porsi, specie se la nostra partecipazione tende a diventare di routine o è legata più ad esigenze “fisiche” che spirituali, magari alle tradizioni piuttosto che ai motivi che le hanno innescate. Gesù prosegue poi il suo discorso più rivolto ai suoi che ai provocatori, elencando tutte le impurità, quelle vere, che escono invece dall’intimo degli uomini e sono altamente inquinanti, per sé stessi e per gli altri, a partire dalla stoltezza, che Lui elenca per ultima, ma che di fatto è poi la madre delle scelte sbagliate che facciamo. Chiaro che, se il mondo assorbe queste iniquità, pure dal mondo possiamo restare contaminati. Qui subentra il nostro senso di responsabilità, che anche San Paolo ci richiama nella seconda lettura: mettere in pratica la Parola e non limitarsi ad ascoltarla.