Non di solo pane vive l’uomo
Inserito il 1 Agosto 2021 alle ore 10:00 da Plinio BorghiNon di solo pane vive l’uomo. L’ha detto Gesù al diavolo che lo tentava durante il digiuno nel deserto. Ed è incontestabile, anche se poi, come dicevamo la settimana scorsa, è il cibo che monopolizza la maggior parte della nostra attenzione. D’altronde anche il nostro Maestro, quando l’ha detto, si stava sottoponendo a una dura prova per rinunciarvi. Ciò non toglie che la nostra mente non deve essere obnubilata solo dalla preoccupazione a senso unico. Provate a immaginare una vita impostata unicamente sul ciclo vizioso della sopravvivenza: da suicidio. Nemmeno nel mondo animale si può ipotizzare una cosa simile: quanto meno uno spazio alla riproduzione ci vuole e ci sta. L’uomo va oltre: ha bisogno di spiritualità, di nutrizione della mente, di ricerca della verità, di risposte ai problemi esistenziali, di giocosità, di evasione e avanti di questo passo. Ovviamente “in corpore sano” e non a caso Dio ha mandato agli israeliti che vagavano nel deserto in condizioni precarie una buona dose di manna e di quaglie affinché si saziassero e la smettessero una buona volta di borbottare che “si stava meglio quando si stava peggio”, come ci riferisce la prima lettura di oggi. Se poi leggiamo la pericope del Vangelo, dopo ha fatto ben di più: ha inviato il suo stesso Figlio vuoi per riscattarci dal peccato, come aveva promesso, vuoi per fornire al nostro spirito, alla nostra anima, quel nutrimento necessario per ottenere riscontro a tutte le domande che ci assillano, siano esse di natura metafisica che materiale. Sì, perché la lieta novella che il Messia è venuto a consegnarci assolve il duplice scopo, con una “leggera” differenza: ciò che ottennero i nostri padri nel deserto non li preservò dalla morte mentre il cibo che ci fornisce il Salvatore ci garantirà la vita eterna e se ne mangeremo non avremo più fame. Lo dice Egli stesso alla folla che lo inseguiva solo perché saziata miracolosamente: “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà”. E alla fine, dato il disorientamento generale, è più esplicito: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!” Quindi non si riferisce solo a sé stesso come Eucarestia, ma anche come Parola di vita, il Verbo di Dio appunto che si è fatto carne. Qui non c’è molto da tergiversare né ci sono distinguo da fare: se desideriamo saziarci sotto ogni aspetto, dobbiamo attingere alla fonte giusta.